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Tumore del rene, dopo 8 anni si conferma l’efficacia della doppia immunoterapia

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Per i pazienti con tumore del rene avanzato o metastatico si conferma l’efficacia a lungo termine della doppia immunoterapia. A otto anni di distanza, infatti, la prima linea di trattamento con nivolumab più ipilimumab continua a dimostrare un maggior beneficio in sopravvivenza rispetto a sunitinib. Gli ultimi dati dello studio CheckMate -214, resi noti nel corso di una presentazione orale al Genitourinary Cancers Symposium 2024 dell’Asco (25-27 gennaio), mostrano infatti una riduzione del 28% della mortalità, indipendentemente dal gruppo di rischio: tutti hanno mantenuto una sopravvivenza maggiore e benefici di risposta più duraturi rispetto a quelli trattati con sunitinib.

I nuovi dati di sopravvivenza a lungo termine

Tra i pazienti a rischio intermedio e sfavorevole (quasi 850), quelli trattati con la combinazione (425) hanno presentato miglioramenti in termini di sopravvivenza globale, sopravvivenza libera da progressione, tasso di risposta globale e durata della risposta. Nello specifico, la sopravvivenza globale mediana è stata di 46,7 mesi rispetto a 26 mesi con sunitinib, e i tassi a 90 mesi sono stati del 32,9% e 22,0%, rispettivamente. Se si considerano tutti gli oltre mille pazienti inclusi nello studio (e non solo quelli a rischio intermedio o sfavorevole), la sopravvivenza globale a lungo termine mediana sale a 52,7 mesi rispetto a 37,8.

Il follow up più lungo

Il carcinoma a cellule renali (RCC) è il tipo più comune di tumore del rene negli adulti, due volte più comune negli uomini che nelle donne. Alla diagnosi circa il 30% dei pazienti presenta una malattia già avanzata o metastatica. Per Nizar Tannir, dell’MD Anderson Cancer Center e professore presso il Dipartimento di oncologia medica genitourinaria dell’Università del Texas, i nuovi dati indicano che “questa duplice combinazione immunoterapica ha potenzialmente la capacità di aiutare i pazienti ad ottenere risultati positivi a lungo termine, indipendentemente dal rischio”. Si tratta del periodo di osservazione (follow up) più esteso mai riportato per uno studio di Fase 3 per una terapia di combinazione con immunoterapici nel carcinoma a cellule renali avanzato, ed “è sorprendente osservare che, dopo otto anni nello, la combinazione di nivolumab e ipilimumab continua a dimostrare una sopravvivenza più lunga e risposte durature”.

Un altro dato importante riguarda il profilo di sicurezza dell’associazione, risultato gestibile ricorrendo agli algoritmi di trattamento consolidati, senza nuovi segnali di sicurezza. “Questi risultati estesi sono l’ulteriore prova per la comunità scientifica del potenziale che abbiamo da tempo riconosciuto all’immunoterapia di trasformare i paradigmi di trattamento in oncologia – conclude Dana Walker, vicepresidente, global program lead, gastrointestinal and genitourinary cancers di Bristol Myers Squibb – Siamo orgogliosi di riscontrare che i risultati a otto anni indicano una sopravvivenza globale sostenuta con questo approccio di duplice immunoterapia in prima linea e ne rafforzano il ruolo di attuale standard di cura in questo setting”.



www.repubblica.it 2024-02-01 12:08:18

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