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Tumore del colon-retto, uno screening senza esame delle feci?

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Lo screening del cancro del colon retto potrebbe, in futuro, fare a meno dell’esame delle feci. Secondo uno studio pubblicato su Nature Communication, un comune e innocuo batterio capace di annidarsi nei tumori eventualmente presenti può essere modificato in laboratorio per rilasciare un marcatore misurabile nelle urine e nel sangue.

 

Alla ricerca di nuovi test

Il tumore del colon-retto è la seconda causa di morte per cancro, con un preoccupante aumento del numero di casi nei giovani adulti, un dato che già di per sé rende la diagnosi precoce ancora più importante. L’esame più specifico, sensibile ed efficace per la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore al colon-retto è la ricerca del sangue occulto, un test di laboratorio che permette di individuare tracce ematiche anche minime nelle feci, anche quelle non visibili a occhio nudo. Da tempo, però, si lavora ad un’alternativa, e i ricercatori del South Australian Health and Medical Research Institute (Sahmri) dell’Università di Adelaide e della Columbia University di New York stanno mettendo a punto un test che non richiede la raccolta delle feci, ma l’ingestione di un batterio “buono”. Il loro test, che è in una fase iniziale di sviluppo, si basa infatti sull’Escherichia coli Nissle 1917 (EcN), già utilizzato come integratore probiotico contro i disturbi intestinali.

Cosa fa E. coli Nissle

Escherichia coli Nissle 1917 si chiama così perché venne isolato per la prima volta durante la Grande Guerra dal medico tedesco Alfred Nissle dall’intestino di un soldato che non si ammalava di dissenteria, mentre tutti gli altri sì: tra le trincee della Prima Guerra Mondiale, infatti, la dissenteria dilagava. Molti anni dopo il suo isolamento, è stato dimostrato che questo microrganismo contrasta la crescita eccessiva di batteri intestinali “cattivi” ed è pertanto utilizzato come probiotico. 

Un’”attrazione” per il cancro

Ma questo bravo batterio fa anche qualcos’altro: EcN tende ad essere attratto dalle formazioni tumorali dell’intestino – qualora presenti– sia maligne che benigne. E lì si annida. Insomma, Escherichia coli Nissle è un batterio “cancerofilo” ed è questa la caratteristica che i ricercatori vogliono sfruttare. Per prima cosa hanno dimostrato che EcN somministrato per bocca sia a topi di laboratorio sia a pazienti umani con cancro del colon-retto arriva nell’intestino e colonizza in modo selettivo e consistente i polipi intestinali, quando presenti. “Il nostro studio – ha detto Georgette Radford dell’Università di Adelaide, tra gli autori della ricerca – indica che dopo una dose orale, questi batteri vivono selettivamente nelle lesioni benigne precursori del cancro intestinale, cioè nei polipi, sia nei tumori dell’intestino”.

Il test con il batterio modificato

Il passo successivo è stato ingegnerizzare il batterio: i ricercatori, intervenendo sul suo Dna, hanno reso il microrganismo capace di produrre salicilato una volta entrato in contatto con il tessuto tumorale intestinale, anche quando la lesione è nelle fasi iniziali. Il salicilato è una molecola sicura e facilmente recuperabile nelle urine, nelle feci e nei fluidi del corpo. Hanno poi somministrato una dose orale del batterio ingegnerizzato a topi da esperimento e dopo 48 ore hanno visto che il salicilato era presente nelle urine degli animali con tumore in una quantità 5 volte superiore a quella misurata nei topi sani di controllo. “Abbiamo sfruttato la naturale attrazione di questo batterio per i tumori – ha precisato Radford – e lo abbiamo modificato per rilasciare molecole che evidenziano i tumori già in stadio precoce”. 

I prossimi passi

“In futuro – ha aggiunto Susan Woods, anche lei dell’Università di Adelaide e co-autrice dello studio – miriamo a riuscire a rilevare questo marcatore con un esame del sangue”. Ma non solo: il gruppo di ricerca ritiene che questa attrazione dell’EcN per i tumori potrebbe essere sfruttata anche per la cura. Infatti, il batterio potrebbe essere manipolato per veicolare una terapia in modo mirato.



www.repubblica.it 2024-02-06 11:28:26

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