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Bpco, è possibile “riparare” i polmoni con le cellule staminali?

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Il panorama dei trattamenti contro la Bpco, tra le più comuni patologie respiratorie e causa di oltre tre milioni di morti l’anno nel mondo, potrebbe – in futuro – includere anche trapianti di cellule staminali polmonari. Non siamo che agli inizi, ma è questa la direzione dei risultati appena presentati dal team di Yujia Wang della Tongji University School of Medicine di Shanghai, che mira a “riparare” i polmoni malati. 

Bpco, oltre tre milioni i pazienti in Italia

Tutti i sintomi della Bpco, infatti, hanno a che fare con un sistema respiratorio “azzoppato” e non più in grado di svolgere bene il proprio lavoro. All’origine della malattia si trovano il restringimento, l’infiammazione, il rigonfiamento delle vie respiratorie, così come la distruzione di tessuto polmonare. Motore di questa distruzione sono in primis fumo ed inquinanti, ma anche alcune condizioni genetiche, l’asma, e la prematurità possono giocare un ruolo, ricordano dall’Organizzazione mondiale della sanità. I risultati, in termini di sintomi, sono tosse cronica, difficoltà a respirare, fiato che manca, catarro, stanchezza e rischio di infezioni ricorrenti, tipiche della malattia. Farmaci, ossigeno e riabilitazione polmonare sono i pilastri su cui si fonda oggi il trattamento della broncopneumopatia cronico ostruttiva (Bpco), che solo in Italia colpisce più di tre milioni i pazienti.

Bpco, servono più attenzione ai sintomi e migliori capacità di diagnosi





 

Polmoni danneggiati: prove di rigenerazione 

L’idea di Wang e colleghi – spiegano dalle pagine di Science Translational Medicine – è stata quella di contrastare la distruzione alla base della malattia sfruttando il potenziale rigenerativo stesso dei polmoni, ancora presente anche nelle persone malate (seppur in misura molto ridotta). Il potenziale rigenerativo nella pratica è rappresentato da alcune cellule staminali, cioè delle cellule progenitrici capaci di generare nuovo tessuto epiteliale. Così, dopo alcuni studi condotti in topi e scimmie e una fase pilota in due pazienti, il team di Wang ha allestito un piccolo studio clinico per testare la sicurezza di un trapianto di staminali polmonari nell’essere umano. Lo ha fatto reclutando un piccolo gruppo di pazienti, con Bpco più o meno grave, che hanno ricevuto dei trapianti di cellule progenitrici adulte prelevate dai loro stessi polmoni (un tipo particolare, le cellule progenitrici P63+, isolate tramite broncoscopia e coltivate qualche settimana in laboratorio). Sono stati 17 quelli che hanno ricevuto le cellule (sempre tramite broncoscopia) e sono stati confrontati con tre pazienti come controllo (non sottoposti a broncoscopia e trattati in modo standard). 

Indizi di efficacia e prospettive future

Le analisi e le osservazioni condotte dai ricercatori hanno evidenziato problemi che i ricercatori hanno definito “minimi” sul fronte della sicurezza e hanno permesso di osservare anche qualche indizio di efficacia. In particolare, nei pazienti trapiantati la capacità dei polmoni di scambiare gas migliorava (nel dettaglio aumentava la diffusione alveolo-capillare del monossido di carbonio, DLCO) ed erano in grado anche di camminare un pochino di più a parità di tempo (una trentina di metri di più in sei minuti nel test che viene comunemente eseguito per valutare la gravità della malattia).

Per superare i limiti dello studio – come il numero ridotto dei partecipanti, il fatto che fossero tutti maschi, l’assenza di un vero placebo e il follow-up limitato a 24 settimane – i ricercatori stanno ora conducendo una sperimentazione più ampia, così da chiarire il reale potenziale di questo tipo di trapianti contro la Bpco e approfondire i meccanismi d’azione di queste cellule.  



www.repubblica.it 2024-02-15 10:15:17

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