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Melanoma, cos’è la terapia cellulare TIL approvata negli Usa

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TIL, una piccola sigla per quella che sembra essere la prossima grande frontiera contro il cancro. Parliamo di un approccio che si studia fin dagli anni Novanta, ma che ha avuto un forte impulso nell’ultimo decennio, con sperimentazioni su diversi tipi di tumori solidi. E ora la Food and Drug Administration ha appena approvato, con procedura accelerata, la prima terapia cellulare TIL, lifileucel, che potrà essere usata nei pazienti con melanoma metastatico resistente agli altri trattamenti. Non solo: nei prossimi mesi partirà un nuovo studio su questa nuova terapia che coinvolgerà anche i pazienti italiani.

Un ‘nuovo’ tipo di immunoterapia

“La terapia cellulare TIL è un tipo di immunoterapia, studiata già oltre 20 anni fa da Steve Rosenberg, il piniere delle terapie CAR-T – spiega Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione “G. Pascale” di Napoli – È quella che io definisco ‘immunoterapia 4.0’: abbiamo infatti cominciato con i farmaci inibitori dei checkpoint immunitari che usiamo ormai da oltre 10 anni, poi sono arrivate le terapie cellulari CAR-T per alcuni tumori del sangue, più recentemente i vaccini a mRNA (attualmente in fase di sperimentazione, ndr) e ora stanno arrivando le TIL”.

In cosa consiste

Proprio le terapie cellulari TIL sono al centro del congresso annuale della Società Campana di Immunoterapia Oncologica (SCITO), in corso a Napoli. Ma in cosa consistono, esattamente? “TIL è l’acronimo di ‘Linfociti che infiltrano il tumore”, ossia delle cellule immunitarie che si trovano all’interno dei tumori solidi e che hanno quindi una elevata capacità di riconoscerli. La procedura consiste nell’asportare una parte della massa tumorale, separare da essa i linfociti T e metterli in coltura in laboratorio per farli ‘moltiplicare’, grazie all’utilizzo di un’interleuchina”. Bisogna infatti arrivare ad ottenere un ‘esercito’ di miliardi di cellule TIL capaci di riconoscere il tumore, un procedimento che richiede dalle 4 alle 6 settimane di tempo. “A quel punto – riprende Ascierto – le TIL vengono reinfuse nel malato, a cui nel frattempo è stata fatta una linfodeplezione, ossia sono stati eliminati tutti gli altri linfociti. Si fa quindi in modo che le TIL prendano il loro posto, nella speranza che migliorino il controllo della malattia. A differenza delle terapie con CAR-T, quindi, non si modificano geneticamente i linfociti, anche se questa è una possibile evoluzione”.

L’approvazione negli Usa e il nuovo studio in Italia

L’approvazione di lifileucel negli Usa si è basata su uno studio clinico di fase 2 guidato dal Moffitt Cancer Center (in Florida, Usa). I risultati hanno mostrato ad oggi una risposta obiettiva nel 36% dei pazienti con melanoma metastatico pesantemente pretrattati, e nel 41% di questi la risposta si è protratta per oltre 18 mesi. “Sono dati importanti, che oggi danno speranza a chi è ricaduto o non ha avuto beneficio dagli altri trattamenti – commenta Ascierto – Per questi pazienti, conclude, presso l’Istituto dei Tumori Pascale di Napoli partirà entro il 2024 lo studio clinico di fase 3 su lifileucel, per valutare la sicurezza e l’efficacia della terapia in combinazione con pembrolizumab, inibitore del checkpoint immunitario PD1/PD-L1, comparata con il trattamento con il solo pembrolizumab”.



www.repubblica.it 2024-02-23 17:40:06

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