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Peste suina africana, diversi casi in Italia: dai sintomi al vaccino, cosa sapere

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Le ultime regioni a chiedere un intervento contro la peste suina africana sono l’Emilia-Romagna e la Basilicata. Nel piacentino, gli allevatori hanno lanciato l’allarme dopo aver individuato 40 casi. Chiedono reti di protezione e l’abbattimento dei cinghiali per bloccare il virus. Solo qualche giorno fa, erano stati trovati 17 nuovi casi in Piemonte e Liguria.

La presenza di cinghiali nelle aree urbane è direttamente correlata alla disponibilità di scarti alimentari e di rifiuti organici. E al problema della peste suina. Una patologia che non coinvolge l’uomo. Ma cerchiamo di capire di che cosa si tratta.

Che cos’è la peste suina africana

La peste suina africana è una malattia virale che colpisce suini e cinghiali. La patologia è molto contagiosa e spesso letale per loro, ma che non è trasmissibile all’uomo, né ai cani e gatti, anche se, tutti e tre, possono rappresentare un vettore passivo di trasmissione indiretta.

La Psa è causata da un virus incapace di stimolare la formazione di anticorpi e questo è il motivo per cui ad oggi non esiste un vaccino disponibile.

I sintomi

Gli animali infettati possono avere: febbre, perdita di appetito, debolezza del treno posteriore, difficoltà respiratorie e secrezione oculo-nasale, aborti spontanei, emorragie interne e su orecchie e fianchi.

Le ripercussioni dell’epidemia

Le epidemie hanno pesanti ripercussioni economiche nei paesi colpiti: è previsto l’abbattimento obbligatorio degli animali malati e sospetti tali; e ne soffre il comparto produttivo suinicolo perché nei paesi colpiti è vietato commercializzare ed esportare suini vivi e prodotti suinicoli. Questo perché la peste suina può diffondersi sia per contatto tra animali infetti, sia attraverso la puntura di vettori come le zecche, sia in maniera indiretta (attraverso attrezzature e indumenti contaminati che possono “trasportare” il virus), sia attraverso la somministrazione ai maiali di scarti di cucina contaminati dal virus.

La prevenzione

Nei territori in cui il virus non è presente, è necessario effettuare una massiccia prevenzione attraverso la sorveglianza degli allevamenti e delle carcasse di cinghiale rinvenute. Fondamentale è il rispetto della normativa.

 



www.repubblica.it 2024-02-26 12:40:14

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