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Herpes zoster: dieci cose da sapere sul Fuoco di Sant’Antonio

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Almeno due persone su 10 non sanno cosa sia il Fuoco di Sant’Antonio e una su due dice di saperne poco. Eppure, quasi due su tre conoscono altri che ne hanno sofferto e il 12% l’ha addirittura avuto. Sono alcuni dei dati emersi da un sondaggio globale promosso da Gsk in occasione della Shingles awareness week, settimana internazionale di sensibilizzazione sull’Herpes zoster (26 febbraio – 3 marzo), una campagna condotta in collaborazione con la Federazione internazionale sull’invecchiamento (Ifa) con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza e affrontare la mancanza di conoscenze sui rischi e sull’impatto dell’Herpes zoster.

L’indagine online ha intervistato 3.500 adulti di età pari o superiore a 50 anni provenienti da 12 Paesi (Cina, Stati Uniti, Germania, Brasile, Giappone, Regno Unito, Australia, Italia, Corea del Sud, India, Canada e Portogallo), valutando la comprensione degli intervistati sull’Herpes zoster, su cosa può scatenarlo e sul suo impatto sulla vita delle persone. Ciò che preoccupa è che nuovi dati suggeriscono che molti adulti a partire dai 50 anni fraintendono aspetti importanti della malattia, compreso il modo in cui può svilupparsi e le complicanze che possono insorgere nei soggetti più fragili. Ecco dieci risposte per conoscere più da vicino questo virus e capire come fare prevenzione.

Che cos’è l’Herpes Zoster?

L’Herpes Zoster, più comunemente noto come Fuoco di Sant’Antonio, è la riattivazione del virus varicella Zoster che colpisce le strutture nervose. Interrogati su questo punto, gli italiani sono promossi con riserva: l’eruzione cutanea dolorosa è il segno chiave per il 76% degli intervistati, per il 63% è anche pruriginosa. Il 38% parla genericamente di dolore ai nervi.

“Di solito, quando il virus si riattiva – spiega Francesco Vitale, ordinario di Igiene e medicina preventiva all’Università di Palermo – si associa una dolorosa eruzione cutanea che, nonostante possa manifestarsi in qualsiasi parte del corpo, compare più frequentemente su un solo lato del torace o dell’addome sotto forma di una singola striscia di vescicole. Il virus della varicella Zoster appartiene alla grande famiglia degli Herpes virus ed è lo stesso che causa la varicella nei bambini”.

Il virus, infatti, dopo aver causato la varicella, rimane inattivo nel tessuto nervoso per poi risvegliarsi, a distanza di molti anni, sotto forma di fuoco di Sant’Antonio. Circa un individuo adulto su tre è a rischio di sviluppare un episodio di Herpes Zoster nel corso della propria vita. L’incidenza e la gravità aumentano con l’età con un incremento dopo i 50 anni, arrivando ad un individuo su due nei soggetti di età superiore agli 85 anni.

Come si manifesta l’Herpes Zoster?

Quando il virus si riattiva, provoca dolore, bruciore, formicolio o prurito. Generalmente, questi sintomi si manifestano su una parte del corpo e sono tra i primi segni dell’eruzione cutanea dell’herpes zoster. Spesso, questi sintomi precedono l’apparizione dell’eruzione di alcuni giorni.

“Dopo i sintomi iniziali – spiega Vitale – appare un’eruzione cutanea che si sviluppa in vescicole piene di liquido. Queste vescicole si rompono, formando piccole ulcere che iniziano a seccarsi e formare croste entro 7-10 giorni”. L’eruzione cutanea dell’herpes zoster di solito si risolve entro 2 – 4 settimane. Tuttavia, il dolore può persistere per un periodo più lungo, soprattutto negli adulti più anziani.

Quante persone colpisce?

Purtroppo non ci sono dati ufficiali sul numero esatto di persone che si ammalano di herpes zoster, ma si stima che si siano 150mila nuove diagnosi all’anno. Nella maggior parte dei casi, si tratta di pazienti che vengono curati direttamente dal medico di medicina generale. Ma a volte la situazione è più grave: “In 15 anni in Italia sono stati registrati oltre 74mila ricoveri per Herpes zoster, di cui 30.891 come diagnosi principale e più di 43mila come diagnosi secondaria”, precisa Vitale.

Quali sono i soggetti che rischiano di più?

Alcune persone sono più a rischio di sviluppare Herpes zoster o una delle sue complicanze. In particolare, gli anziani e coloro che hanno un sistema immunitario più debole: “Dai cinquant’anni in poi inizia un processo di immuno-senescenza che ci rende più vulnerabili alle infezioni, ma sono più a rischio tutti coloro che devono assumere terapie che determinano un’immunosoppressione come chi è affetto da una malattia reumatica o gastroenterologica come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa, da un tumore o una malattia cronico-degenerativa”, risponde Vitale che tiene a sottolineare che anche l’ansia e lo stress vanno considerati fattori di rischio.

Secondo un recente studio condotto in Danimarca su 77mila persone e pubblicato sul British Journal of Dermatology, infatti, chi vive in una condizione di stress psicologico ha un rischio maggiore di due volte di sviluppare un episodio di Herpes Zoster.

Lo Zoster è pericoloso per la salute?

Il fuoco di Sant’Antonio è considerato un rischio molto remoto per la salute. Solo il 10% degli intervistati considera molto probabile svilupparlo nel corso della vita. Più di una persona su tre (36%) pensa che sia piuttosto o del tutto improbabile.

Ma anche se nella maggior parte dei casi si guarisce senza problemi, per alcuni soggetti l’Herpes zoster può essere pericoloso: “Per chiunque ne venga colpito – spiega Vitale – c’è un impatto abbastanza forte sulla qualità di vita che può generare in alcuni casi una certa depressione sia per il dolore costante sia per la sensazione di sentirsi menomati. Inoltre, a seconda del nervo che viene intercettato dal virus, possono esserci danni maggiori. Per esempio, se ad essere colpito è il nervo ottico si può andare incontro addirittura alla cecità”.

Nel 30% dei casi, poi, si può verificare una complicanza piuttosto fastidiosa che è la neuropatia post-erpetica che causa un dolore molto forte a livello del nervo coinvolto, che perdura per almeno 90 giorni dopo l’eruzione cutanea; la durata della nevralgia post-erpetica è variabile da pochi mesi ad anni o, addirittura, per tutta la vita con impatto negativo e disabilitante sulla qualità della vita stessa del paziente.

Come si cura?

Per la terapia dell’Herpes zoster si possono impiegare cure locali e/o generali (sistemiche) per ridurre i sintomi e limitare il rischio di complicazioni. Le cure includono: antivirali, farmaci specifici che bloccano la riproduzione (replicazione) del virus riducendo la durata della malattia, ma che non agiscono sul dolore; antidolorifici e antinfiammatori; gel a base di cloruro d’alluminio, applicato direttamente sulle vescicole ne accelera la guarigione e riduce il prurito/dolore.

Il Fuoco di Sant’Antonio è contagioso?

Il 55% degli intervistati ritiene che “si possa prendere l’Herpes zoster da qualcuno che ne è affetto”.  È davvero così? “L’Herpes zoster non può essere trasmesso da persona a persona come altre malattie trasmesse per via aerea come il Covid-19 e non può essere trasmesso attraverso la tosse o gli starnuti”, risponde Vitale che chiarisce: “Il contagio, però, può avvenire attraverso il contatto diretto con il liquido delle vescicole dell’eruzione cutanea di una persona con l’Herpes zoster. Una volta che le vescicole si sono essiccate e formano delle croste, la persona non è più contagiosa”.

Per ridurre il rischio di contagio, le persone con l’Herpes zoster dovrebbero tenere coperta l’area dell’eruzione cutanea ed evitare il contatto diretto con neonati, donne incinte e persone con il sistema immunitario indebolito, fino a quando tutte le vescicole non si sono essiccate e formate croste.

Lo Zoster vive dentro di noi?

Una persona su due pensa che lo zoster sia un virus che la maggior parte delle persone ha già nel proprio sistema nervoso. È così? “In effetti – risponde Vitale – possiamo dire che vive dentro di noi dal momento in cui contraiamo la varicella da bambini perché anche quando si guarisce in realtà il virus si va ad ‘addormentare’ nelle cellule dei gangli dorsali della colonna vertebrale e ad un certo momento della vita potrà risvegliarsi laddove le difese immunitarie si indeboliscono”.

Dunque, conviviamo con un virus che resta latente: “È un po’ come l’herpes labiale che si manifesta in condizioni di stress, per esempio, quando c’è un esame da sostenere, quando c’è l’influenza o le mestruazioni per le donne. Passata quella fase le bollicine sul labbro spariscono e sembra che siamo guariti, ma in realtà il virus resta dentro di noi ma silenzioso”.

La prevenzione è possibile?

La prevenzione dell’infezione da Herpes zoster può essere condotta attraverso il vaccino che è disponibile da diversi anni in Italia ed è previsto nel nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale inserito nei Livelli Essenziali di Assistenza.

Il vaccino – emerge dall’indagine – viene considerato una valida modalità di prevenzione per il 62% degli intervistati, ma il 30% non ne conosce la disponibilità e per 8 persone su 10 il Fuoco di Sant’Antonio non è prevenibile. In ogni caso, con un’apparente dissonanza, il 76% degli intervistati pensa che vaccinarsi sia il modo migliore per prevenire il virus.

“La vaccinazione per l’Herpes zoster garantisce una copertura di circa 10 anni, è gratuita e raccomandata nelle persone con 65 anni di età o negli individui a rischio, anche se più giovani. Ora è disponibile in Italia un nuovo vaccino ricombinante, non contenente virus vivo, da somministrare per via intramuscolare e raccomandato in tutte le categorie per le quali è indicata la vaccinazione anti Herpes Zoster”.

L’efficacia del vaccino ricombinante adiuvato ha ottenuto risultati superiori al 90% in tutte le fasce di età sopra i cinquant’anni. “Ma è fondamentale – ribadisce il medico – che la popolazione adulta e in particolare i soggetti fragili e a rischio si rivolgano al proprio medico di fiducia per avere indicazioni su come riconoscere, comprendere e ridurre il rischio di sviluppare questa malattia debilitante”.

Ci sono stili di vita che aiutano a proteggerci?

Il 47% degli intervistati pensa sia fondamentale una dieta sana ed equilibrata, il 36% fare esercizio fisico ogni settimana, 48% avere una buona igiene personale, 31% pensa sia importante ridurre il livello di stress. Come stanno le cose? “Gli stili di vita sani, cioè mangiare in maniera equilibrata, non essere in sovrappeso, non fumare, non bere troppi alcolici, svolgere una regolare attività fisica e allentare lo stress – risponde il medico – contribuiscono a mantenerci in buona salute preservandoci dalle infezioni in generale e quindi anche dall’Herpes zoster”.



www.repubblica.it 2024-02-26 03:25:15

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