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Non solo pelle: che cos’è la mastocitosi

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Basta una mutazione, pur minima, e via, ecco che si stravolge la funzione di una cellula, con conseguenze che si pagano sulla propria pelle. E non solo, visto che possono essere coinvolti più organi, se non l’intero organismo. Mastocitosi, rara ma insidiosa e misconosciuta patologia. Alla base c’è un gene, si chiama Kit e se lui muta si innesca un meccanismo di crescita cellulare immunitario che scatena la malattia. Oggi però c’è una nuova molecola in grado di contrastarla, l’Avapritinib. Ad annunciarlo sono stati gli scienziati in un incontro a Napoli organizzato da Blueprint Medicines. Ematologi, allergologi, dermatologi, internisti, reumatologi, rifacendosi al primo congresso di vent’anni fa, hanno sottolineato quanto ancora ci sia da scoprire oltre alle cause di cui invece sono di molto aumentate le conoscenze.

La patologia

La patologia avoca a sé i mastociti, quelle stesse cellule che, identificabili in tutto l’organismo, intervengono nei processi allergici, proliferando ovunque, dall’intestino all’apparato respiratorio come esercito pronto a scendere in campo a nostra difesa in caso di attacco.

Adesso, il gene Kit che sovrintende la crescita di queste cellule, può improvvisamente attivare in maniera incontrollata i mastociti, aprendo la porta (quando il corretto funzionamento viene a mancare) alle allergie, i cui sintomi sono infatti i primi riscontrabili nella mastocitosi. Due e molto diverse le tipologie che caratterizzano la malattia: quella del bambino, dove la proliferazione dei mastociti si manifesta solo nella pelle (mastocitosi cutanea) con un’evoluzione che si risolve spontaneamente con la crescita, e quella dell’adulto, nel quale la mastocitosi è quasi sempre sistemica. Vuol dire che oltre a interessare la cute, i mastociti si sviluppano negli organi interni: tratto gastrointestinale, linfonodi, milza e midollo osseo, lì da dove originano i suoi precursori.

I diversi sottotipi

E poi, ci sono i sottotipi: quello che definisce la mastocitosi sistemica “indolente”, caratterizzata da una crescita non di altissimo grado in cui i pazienti manifestano i tipici sintomi da mediatore a quelle “avanzate” che, pur rappresentando solo un 10 per cento, hanno una prognosi peggiore. Maggiore aggressività associata ad altra malattia ematologica, come una leucemia o un linfoma. “Fortunatamente la maggior parte delle mastocitosi dell’adulto – rileva Massimo Triggiani, coordinatore dell’European Competence Network on Mastocytosis (Ecnm), ordinario di Medicina interna all’università di Salerno e direttore di Malattie allergiche e sistema immunitario dell’ospedale Ruggi d’Aragona – sono di tipo “indolente”, con un’aspettativa di vita normale. Indolente, ma comunque associata a un’ampia sintomatologia correlata all’iperattività dei mastociti. Sono loro infatti i produttori di notevoli quantità di istamina, di sostanze come i leucotrieni e di altri mediatori tipici delle allergie”.

I sintomi: prurito, orticaria e disturbi gastro-intestinali

“Lesioni cutanee di colore brunastro-marroncino che, un tempo etichettate come orticaria pigmentosa, adesso sono definite mastocitosi maculo-papulare: molto caratteristiche da essere facilmente riconoscibili all’occhio dei dermatologi.- spiega Triggiani – Ma non ci sono solo le manifestazioni allergiche perché a queste si aggiungono quei sintomi legati ai mediatori prodotti: prurito, orticaria classica, flushing (vampate di rossore), e disturbi gastro-intestinali, soprattutto diarrea con dolori addominali, gastrite e ulcera. In più, possono associarsi anche crisi ipotensive e, soprattutto, episodi di shock anafilattico ricorrente. In particolare, questi pazienti possono avere un’alta sensibilità alle punture di api e vespe”.

Osteoporosi precoce

E, come se non bastasse, c’è in agguato un’osteoporosi precoce, frequente anche nei maschi con mastocitosi sistemica, perché “i mastociti producono alcuni mediatori che impoveriscono l’osso con fratture da fragilità anche nei giovani”. In Italia come in Europa la prevalenza della mastocitosi è di circa 1 paziente su 10.000 abitanti, mentre si stima che nel nostro Paese vi siano almeno 5.000 pazienti con mastocitosi non tutti diagnosticati. “Il primo sospetto per la diagnosi si pone nei pazienti che sviluppano l’orticaria pigmentosa, un sospetto basato sull’osservazione clinica dei dermatologi oppure degli allergologi che si imbattono in reazioni allergiche anomale o fenomeni anafilattici ripetuti. Le forme avanzate invece, vengono spesso identificate dagli ematologi per i sintomi associati all’espansione dei mastociti negli organi interni. E quindi, anemia o altre riduzioni delle cellule del sangue, come piastrine e globuli bianchi, milza e linfonodi ingrossati”.

Come intervenire: medicina di precisione e farmaci a bersaglio mirato

In campo terapeutico sono sempre più disponibili molecole capaci di inibire il gene mutato, ma gli esperti sottolineano quanto sia importante formulare una diagnosi precoce per evitare il giro delle sette chiese passando da uno specialista all’altro. Oggi a far miracoli è la medicina di precisione e i farmaci a bersaglio mirato, in grado di contrastare le forme avanzate e aggressive, e, anche, di tenere a bada i sintomi da mediatore. Ancora Triggiani: “Sono iniziati prima gli studi clinici sulle forme avanzate e si è visto che questi farmaci migliorano tutti i parametri tra cui la sopravvivenza, le complicanze ematologiche e la qualità di vita. In particolare, avapritinib è una small molecule che si lega, bloccandolo, in modo potente e selettivo al recettore Kit mutato presente sulla membrana dei mastociti. In questo modo l’auto-attivazione spontanea cessa, i mastociti smettono di proliferare e tornano in uno stato di minore reattività”. Ma è un farmaco già erogato dal Sistema sanitario nazionale? “In Italia è stato approvato – risponde il professore – ed è rimborsato nelle forme avanzate dei pazienti adulti, purché siano già stati trattati con almeno una terapia sistemica. Comunque, è già un grosso passo avanti, anche se per ora limitato a una fascia ristretta di malati”.



www.repubblica.it 2024-03-04 09:16:16

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