Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Tumore ed Herpes zoster a braccetto, con il cancro aumenta il rischio di infezione

32

- Advertisement -


Come il gatto e la volpe, cancro e infezioni vanno a fare danni a braccetto. In particolare le infezioni da Herpes zoster, comunemente note come fuoco di Sant’Antonio, sembrano essere particolarmente frequenti tra i pazienti, come è recentemente emerso nel corso dell’evento Brainstorming: vaccini e dintorni organizzato dall’Associazione italiana oncologia medica (Aiom) nell’Aula magna dell’Ospedale Monaldi – Aorn dei Colli di Napoli. Il fatto che i malati oncologici siano spesso immunocompromessi e quindi più fragili rispetto alle infezioni non è certamente una novità, ma i dati diffusi al convegno – per chi ha un tumore il rischio di infezione è maggiore del 40% rispetto alla popolazione sana – ribadiscono ancora una volta l’importanza delle vaccinazioni per questa fetta di pazienti e per chi se ne prende cura. “Per la nostra società scientifica – ha commentato Francesco Perrone, presidente nazionale Aiom – è una priorità implementare le vaccinazioni dei malati oncologici e dei loro caregiver. Un contrasto efficace del cancro passa anche dalle immunizzazioni anti-Sars-CoV-2, anti-influenzale, anti-pneumococcica e anti-Herpes zoster. Questi vaccini, per i pazienti colpiti da tumori solidi, sono gratuiti, sicuri, poco invasivi e determinano grandi vantaggi”.

L’indebolimento del sistema immunitario

Come dicevamo, non è infrequente osservare un indebolimento del sistema immunitario nei pazienti oncologici. Le cause sono molteplici: anzitutto c’è il generale deperimento dell’organismo a causa della malattia, e poi il contributo delle chemioterapie, che spesso hanno come effetto collaterale, per l’appunto, una parziale soppressione del sistema immunitario. Un leggero aumento del rischio che, è bene ricordarlo, è in ogni caso accettabile in un bilancio costi-benefici rispetto alle ragioni per cui si pratica la chemioterapia. La questione, ovviamente, era stata ampiamente discussa negli anni della pandemia: anche allora gli esperti avevano sottolineato come i pazienti oncologici, di per sé, rappresentassero una popolazione più esposta al rischio di infezione e di eventuali complicanze, e questo grado di maggiore esposizione dipende dal tipo di patologia tumorale, dalla condizione generale della persona e dalla terapia cui è sottoposta. In quel caso si parlava di infezione da Sars-CoV-2, ma il discorso vale per tutti i patogeni: “Il paziente oncologico è in molti casi immuno-compromesso e quindi ‘fragile’ – dice ancora Perrone – Come tale, deve essere protetto da alcune infezioni che possono essere molto pericolose. Per esempio quella provocata da Herpes zoster, che in genere tende a guarire spontaneamente, mentre in un organismo colpito da una neoplasia possono verificarsi conseguenze talvolta anche molto gravi”.

Costruire una rete di prevenzione

I vaccini di nuova generazione sono in grado di proteggere fino al 97% dei casi dal virus che causa l’Herpes zoster. “È perciò fondamentale, per ogni persona colpita da tumore, completare il ciclo e il percorso vaccinale già previsto per la popolazione generale”, commenta Sandro Pignata, responsabile scientifico della Rete Oncologica Campana: “Di questo compito nell’attuale sistema organizzativo deve farsi carico la medicina territoriale con i medici di medicina generale e i diversi uffici Asl competenti. Spetta invece sempre di più all’oncologo la responsabilità di raccomandare le diverse vaccinazioni ai pazienti e promuoverne la somministrazione”. La Rete oncologica campana si è fatta promotrice di un documento che ha l’obiettivo di uniformare l’accesso alle vaccinazioni, attraverso l’integrazione di tutte le strutture organizzative, come accaduto durante il Covid, per favorire la vaccinazione nei presidi dove i pazienti vengono seguiti. “Un altro compito dell’oncologo deve essere riuscire a sensibilizzare malati, famigliari e caregiver verso questa importante attività di prevenzione, a cui non sempre viene data la giusta importanza”, aggiunge Vincenzo Montesarchio, direttore dell’Uoc Oncologia all’Ospedale Monaldi Aorn dei Colli di Napoli.

Vaccini salvavita

I vaccini sono fondamentali presidi salvavita che negli ultimi anni hanno guadagnato una cattiva fama del tutto immotivata. Tuttavia, il successivo arrivo della pandemia e le sue tragiche conseguenze hanno imposto a tutti noi una profonda riflessione generale sulla necessità e le opportunità della profilassi vaccinale, sottolineano gli esperti. “Nello specifico, si calcola che il 15% dei pazienti oncologici colpiti da infezione da Sars-CoV-2 sviluppi il cosiddetto long Covid – conclude Perrone – Anche in questo caso possono verificarsi effetti negativi soprattutto sulle terapie. Come Aiom, sulla base delle evidenze scientifiche fino ad oggi disponibili, rinnoviamo l’invito a immunizzarsi contro Covid e ricordiamo che ogni richiamo ha una valenza di circa 12 mesi. Lo stesso vale per l’influenza stagionale, che ogni anno interessa fino a 6 milioni di persone nel nostro Paese e per la quale i tassi di vaccinazione sono ancora troppo bassi. Infine, raccomandiamo anche il vaccino contro lo pneumococco, un batterio molto diffuso e che può causare diverse gravi malattie come otite media, polmonite, batteriemia o meningite”.



www.repubblica.it 2024-03-05 16:17:52

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More