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Virus respiratorio sinciziale, appello dei pediatri: “È il nostro Covid, facciamo pre…

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Si chiama Rsv, virus respiratorio sinciziale, e le famiglie che l’hanno incontrato difficilmente lo dimenticano. Perché Rsv colpisce soprattutto i neonati, i bambini fragili e gli anziani. Non si dimentica perché la malattia che il virus provoca, la bronchiolite, è una malattia grave, che richiede ricovero in ospedale e che ha provocato nella stagione scorsa la morte di 16 bambini. Morti evitabili con una immunoprofilassi passiva con un anticorpo monoclonale che si somministra una sola volta e protegge per l’intera stagione. Già approvato dall’Ema, l’autorità europea, è stato approvato da Aifa in fascia C e comincia adesso la negoziazione del prezzo.

La speranza è che si faccia in fretta e che le Regioni lo comprino. Proprio per cercare di bypassare quella che ormai è diventata una diversità regionale nei fatti del nostro sistema sanitario, la proposta delle Società scientiche è che questo farmaco – che non è un vaccino – venga inserito nel Calendario vaccinale che potrebbe diventare un Calendario della prevenzione. Valido quindi per tutti e ovunque.

Poiché i numeri sono alti, e la malattia è prevenibile, l’appello al ministero della Salute è fare in fretta, facendosi trovare pronti per la prossima stagione autunnale, quando Rsv tornerà a colpire. Per questo a Roma, in Senato, è stato presentato un Manifesto dall’Alleanza per un’infanzia libera da Rsv. Ne fanno parte 5 Società scientifiche (Sip, Sin, Simri, Siti, Hta), Associazioni di pazienti e rappresentative (Federasma, Cittadinanzattiva, Forum delle associazioni familiari, Vivere Ets), Istituzioni, con il contributo di Sanofi. Obiettivo: prevenire le infezioni da Rsv e le sue complicanze nei primi mesi di vita dei bambini, complicanze che hanno un impatto economico importante sul Ssn e devastante per le famiglie.

Qualche numero: ogni anno si stima che la stagione epidemica di Rsv comporti – su 400.000 bambini di un anno di vita – 230.000 eventi sanitari che richiedono intervento medico, più di 15.000 ricoveri e 16 morti. A livello globale è la causa principale di assistenza per infezione respiratoria sotto l’anno di età. Gli anticopri monoclonali di nuova geneerazione offrono una immunizzazione passiva, in una sola dose. “E’ un grande vantaggio – precisa Luigi Orfeo, presidente dei neonatologi Sin – sia perché oggi dobbiamo ricorrere a un anticorpo che va ripetuto per 5 volte e invece averne uno da somministrare solo una volta è un grande vantaggio. Anche in termini economici. perché con 5 fiale spendiamo circa mille euro e una sola somministrazione si pensa si attesterà a circa 230 euro. Inoltre inserire questo anticorpo nel Calendario aiuterebbe a una distribuzione omogenea ed equa su tutto il territorio, senza discrezionalità delle Regioni, perché è un capitolo di spesa a parte”.

Rsv è il nostro Covid

Concorda Rino Agostiniani, vicepresidente Sip, Società italiana di Pediatria. “Rsv è il nostro Covid – premette – e come con Covid i fragili vanno in crisi, e i fragili sono i nati pretermine e i più piccoli, che hanno bisogno di un carico assistenziale elevato. Per i bambini di 4 aanni Rsv è come un raffreddore, il problema è se trasmettono il virus al fratellino neonato o al nonno. Per gli anziani c’è un vaccino, ma purtroppo sono in pochi a farlo. Questo anticorpo si somministra una volta per tutta la stagione, e alcuni studi addirittura estendono la protezione a un anno intero”.

A chi somministrarlo

A quali bambini dovrebbe essere somministrato il nuovo anticorpo e con quali modalità? “L’idea è coprire tutti i nuovi nati da ottobre a fine marzo, prima dell’uscita dall’ospedale, quindi a pochi giorni di vita – continua Agostiniani – e richiamare a ottobre quelli nati da aprile in poi per coprire il periodo epidemico. Questo virus, come quello influenzale, ha il suo picco in inverno e circola poco in primavera-estate. L’ideale sarebbe richiamare attraverso il pediatra di famiglia, sia per i bambini nati fuori stagione che anche per le vaccinazioni, ma c’è una forte differenza regionale. Che speriamo di superare con l’inserimento nel Calendario di questo anticorpo che non è un vaccino, ma una protezione anticorpale passiva, cioè siamo noi a dare gli strumenti di difesa, e non il nostro sistema immunitario a svilupparli come per il vaccino”.



www.repubblica.it 2024-03-06 18:12:21

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