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L’appello: “Remunerate i nuovi antibiotici come i farmaci orfani”

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In un mondo perfetto le aziende farmaceutiche e le autorità sanitarie si metterebbero insieme per trovare soluzioni contro la pandemia silenziosa dell’antibioticoresistenza, che ad oggi fa 35mila morti l’anno in Europa e circa 11mila in Italia. Ma in un mondo perfetto gli sforzi per trovare nuovi antibiotici in grado di sconfiggeri batteri sempre più resistenti dovrebbero essere riconosciuti alle aziende. Economicamente. Come? “La proposta è di riconoscere per i nuovi antibiotici lo status di farmaci orfani, che costano molto in termini di ricerca e sviluppo” ragiona Lucia Aleotti, azionista e membro del board di Menarini, nel corso della presentazione a Firenze del bilancio 2023 e della traiettoria strategica del gruppo farmaceutico italiano. Status, le fa eco l’amministratore delegato dell’azienda italiana, Elcin Barker Ergun, “per il cui riconoscimento stiamo lavorando anche in Europa”.

“Mettere a punto farmaci contro i batteri resistenti è una cosa complicatissima  – ha spiegato Leotti – e le aziende che ci riescono si trovano di fronte ad autorità che vogliono limitarne l’utilizzo per non creare nuove resistenze. E’ anche giusto, ma così le aziende non sono incentivate” a fare ricerca. E il numero di nuovi antibiotici resta limitato. Per non parlare delle morti poi.

Perché siamo tutti a rischio di resistenza agli antibiotici anche se non ne abbiamo mai fatto uso massiccio. Perché si usano in zootecnia, perché finiscono in fiumi e laghi dagli scarichi fognari con le nostre urine, perché alcuni continuano a prenderli dopo esserseli autoprescritti.

E allora serve un cambio di mentalità, come già sottolineato anche da Marco Cavaleri dell’Ema, l’autorità europea, dopo aver raccontato di una piccola azienda andate in bancarotta dopo aver sviluppato nuovi antibiotici che sono stati acquistati e non somministrati per paura di ingenerare nuove resistenze. Risultato? Senza altri ordini l’azienda non ce l’ha fatta.

Le proposte sono tante, dal riconoscimento economico alle aziende che deve tener conto anche dell’impatto sociale sulla salute pubblica di un nuovo farmaco contro l’antibioticoresistenza al sistema di Svezia e Uk che si sono inventati una specie di abbonamento da 400mila euro all’anno per incentivare l’accesso a nuovi farmaci, in modo da garantire reddito alle aziende farmaceutiche un introito sicuro.

Il sistema di premi per le aziende che sviluppano farmaci orfani destinati alle malattie rare potrebbe essere un’altra soluzione. Ma non basta. “Questi farmaci – continua Leotti – vanno utilizzati con attenzione, però vanno dati. Bisogna maneggiarli e somministrarli al momento giusto per non rischiare la vita del paziente. Perché a un paziente in ospedale con un’infezione serve un farmaco nuovo, potente contro quel superbatterio. E però bisogna anche riconoscerne il valore perché sennò le aziende non sono incentivate a investire. E se l’autorità invece di rendere attrattiva quest’area continua a guardare ai prezzi di antibiotici di quindici anni fa allora il messaggio agli imprenditori è di non investire nei nuovi antibiotici”.

I risultati del gruppo negli Usa

L’incontro di Firenze è stata l’occasione, per il gruppo italiano, di ribadire la propria presenza in Oncologia, con particolare attenzione all’oncoematologia e ai tumori solidi, nell’area cardio-metabolica e degli anti-infettivi per malattie complicate delle vie urinarie e intraddominali, ma anche della cute e delle strutture cutanee. E per snocciolare importanti dati economici – come i 4,3 miliardi di fatturato nel 2023 – e l’intenzione di non ricorrere alla Borsa né alle banche e di continuare a investire gli utili nell’azienda. Soprattutto dopo lo sbarco negli Usa, uno dei Paesi più complicati, dal punto di vista industriale e scientifico: sbarco che nei fatti ha fatto diventare gli Stati Uniti il secondo Paese in termini di peso, dopo l’Italia.

 



www.repubblica.it 2024-03-08 11:26:48

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