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8 marzo, violenza sulle donne: quando lo stupro era visto come un atto “eroico”

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Negli ultimi mesi di ogni anno vengono puntualmente ricordate e celebrate in tutto il mondo due importanti ricorrenze, rispettivamente la “Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro la Donne” e la “Giornata Mondiale dei Diritti Umani”.

Due eventi che si susseguono nel calendario a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, come se ci fosse tra loro un filo conduttore che li rende ancor più ricchi di significato per i valori che effettivamente rappresentano. E, in realtà, è proprio così.

La violazione dei diritti umani

Perché quello delle discriminazioni e della violenza di genere è un fenomeno che oltre a riflettersi negativamente sulla salute mentale e sul benessere psico-fisico delle donne, viene rappresentato anche come un fenomeno responsabile della violazione dei diritti umani. E che ha ripercussioni sulla comunità intera. Responsabile, dicevamo, della violazione quei diritti che sono propri delle donne in quanto tali. E che oltre al diritto alla parità tra uomo e donna contemplano, tra l’altro, il diritto alla dignità umana, alla vita e all’integrità della persona, il diritto alla libertà individuale così come il diritto alla sicurezza e alla non discriminazione. Senza dimenticare i diritti alla salute sessuale e riproduttiva.

Questo è stato l’elemento principale di novità della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla Prevenzione e la Lotta contro la Violenza nei confronti delle Donna ,conosciuta anche come Convenzione di Istanbul, aperta alla firma nel 2011. Nella Convenzione, infatti, le parti si obbligano a tutelare i diritti delle donne che sono le principali vittime della violenza basata sul genere. Una Convenzione, appunto, che è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a riconoscere la violenza maschile contro le donne e la violenza domestica come forme di discriminazione e violazione dei diritti umani. Dunque, volto a creare un quadro normativo completo a protezione delle stesse donne contro qualsiasi forma di violenza.

Ogni individuo deve poter vivere libero dalla violenza

Nel Preambolo della Convenzione, in cui viene riconosciuto che la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, si evince che l’aspirazione è quella di creare un’Europa libera da questo tipo di violenza. Ed è sancito nella Convenzione il principio secondo il quale ogni individuo ha il diritto di vivere libero dalla violenza sia nella sfera pubblica che privata.

“Solo quando le donne e le ragazze non vivranno più nell’insicurezza, nella paura e nella violenza quotidiana vivremo in un’unione veramente equa e paritaria”, ha dichiarato la Commissaria per l’Uguaglianza dell’Unione Europea dopo l’adesione dell’Unione alla Convenzione di Istanbul. Ribadendo come “si debba porre fine a tutto questo”.

L’Italia ha sottoscritto la Convenzione nel 2012, ratificandola un anno dopo e dichiarando di applicare la Convenzione stessa “nel rispetto dei principi e delle previsioni costituzionali”. La Convenzione è entrata in vigore nel nostro paese il 1° agosto 2014.Nell’Unione Europea è vigente solo dal 1° ottobre 2023 avendo trovato molteplici ostacoli nel processo di adesione avvenuto già nel 2017.

E’ indubbiamente un dato di fatto che uno degli obiettivi primari che ha particolarmente impegnato per diversi anni gli Stati membri del Consiglio d’Europa è stato quello di tutelare i diritti umani delle donne, promuovendone la salute sessuale e riproduttiva. Tuttavia, nonostante notevoli risultati ottenuti, per molte donne in Europa la violenza sessuale e la violenza domestica costituiscono a tutt’oggi minacce quotidiane. E molte sono le donne che pagano con la vita la fine di una relazione.

Le misure per proteggere le donne

Va evidenziato come forte sia il lavoro che il Consiglio d’Europa e il Parlamento Europe attualmente stanno insieme realizzando, mettendo in atto misure importanti per proteggere meglio le donne e le ragazze dalla violenza sia essa a casa o sul luogo del lavoro, in strada o online. A tal proposito, merita di essere menzionato l’accordo di recente trovato su una direttiva dell’Unione Europea, il primo atto legislativo dell’Unione, che stabilisce, tra l’altro, norme minime relative alla definizione di reati e sanzioni specifiche per combattere questa forma di violenza introducendo circostanze aggravanti per gli atti di violenza contro persone vulnerabili o minori.

Stabilendo, inoltre, i diritti delle vittime di tutte le forme di violenza contro le donne o di violenza domestica e prevedendo la protezione della vita privata delle vittime e prevenendo la vittimizzazione ripetuta. Con la nuova direttiva gli Stati membri dovrebbero adottare misure importanti per opporsi collettivamente a questi gravi crimini insistendo in special modo sulla prevenzione. Adottando ,in particolare, misure specifiche di prevenzione dello stupro.

La spaccatura sull’atto dello stupro collegato agli antichi miti greci

L’accordo di cui detto, e sul quale si sarebbero dovuti esprimere i rappresentanti dei Paesi membri dell’Unione Europea in sede di Consiglio ha spaccato, come si suol dire, le linee di veduta dei rappresentanti degli Stati proprio sulla definizione dell’atto di stupro. Per l’Unione Europea, un rapporto sessuale senza consenso è stupro, ma non reato. Come a dire che lo stupro non è un “eurocrimine”. Un compromesso che ha sorpreso

Questo cosidetto “nodo del consenso” in rapporto alla definizione dell’atto di stupro che ha già coinvolto le associazioni e i movimenti più agguerriti del mondo femminista dividendo le diverse linee di pensiero dell’opinione pubblica, costituirà sicuramente oggetto di ampio e interessante dibattito sui tavoli più rappresentativi delle Istituzioni e della Società civile.

Un dibattito che possa avere inizio, perché no, proprio dal significato che veniva espresso già nei miti greci, cioè a dire di un atto che diventa “l’esercizio di un diritto e di un volere divino”. Un atto, lo stupro da parte di un Dio, che nell’immaginario greco era giudicato dalle sue conseguenze. Un tramite, tra l’altro, attraverso il quale potere garantire una stirpe per metà divina. Un “atto eroico” che può essere vissuto da chi subisce l’abuso perfino come un “atto d’onore”. Un atto che per tutte queste ragioni è trattato nel mito come un “fatto quasi sacro”.

Un dibattito che porti l’attenzione, in particolare, prendendo in prestito le parole di Alberto Manguel, su “lo status dell’Europa come identità e che è costantemente messo in discussione da nuove percezioni”.

Il professor Emilio Piccione è emerito di Ginecologia e Ostetricia, Università degli Studi di Roma Tor Vergata



www.repubblica.it 2024-03-07 02:27:01

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