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Ortobiologia contro l’artrosi, come e quando si usa l’acido ialuronico

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Nella pelle, negli occhi, nel cordone ombelicale, nei tessuti connettivi, come le membrane sinoviali delle articolazioni. L’acido ialuronico è presente in tutti questi distretti e quando qualcosa non va – per colpa dell’invecchiamento, dell’usura, di interventi chirurgici o di traumi che possano causare ferite – la sua integrazione dall’esterno può venire in soccorso. Non sempre le prove di efficacia ne sostengono però l’utilizzo in tutti questi campi: più di un dubbio per esempio si è sollevato quando si parla di acido ialuronico usato in estetica, specialmente se impiegato come integratore. In altri casi l’utilizzo dell’acido ialuronico è ritenuto generalmente più efficace. E’ il caso dell’ortopedia, dove viene utilizzato soprattutto per iniezioni per il trattamento di artrosi moderate o lievi, all’interno di una branca che prende il nome di ortobiologia e che comprende trattamenti mininvasivi che mirano a spegnere l’infiammazione, favorendo il recupero dei tessuti danneggiati. Quando si utilizza e come? Ne abbiamo parlato con Simone Ripanti, segretario della Società italiana di Ortopedia e Traumatologia (Siot), e dirigente medico presso la U.O.C. Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedale S. Giovanni Addolorata (tra le strutture di eccellenza nell’area dell’Ortopedia per il ginocchio, la spalla e l’anca).

Acido ialuronico contro l’artrosi

“Le infiltrazioni di acido ialuronico si effettuano nei casi di articolazioni colpite da artrosi. Quelle più soggette a questo tipo di danno e all’usura sono le artrosi sotto carico, come ginocchio, anca e caviglia e sono anche quelle in cui di preferenza si utilizzano le infiltrazioni di acido ialuronico”, spiega Ripanti. Su tutte, ginocchio e anca sono quelle più comuni, a seguire caviglia e in misura minore la spalla. “Il principio per cui si utilizza l’acido ialuronico è che nelle articolazioni artrosiche si ha un’usura della cartilagine articolare, con conseguente dolore e gonfiore. Si riduce inoltre la quantità di liquido sinoviale, un lubrificante presente nella membrana sinoviale ricco di acido ialuronico”. Le infiltrazioni di acido ialuronico – tecnicamente viscosupplementazioni – mirano ad aumentare la viscosità del liquido sinoviale: “L’effetto è un aumento della lubrificazione, cui si associa anche una sorta di effetto filler, di cuscinetto – riprende Ripanti –  il volume dell’acido ialuronico infatti aiuta a ridurre l’attrito tra le parti danneggiate, e crea una sorta di protezione per quelle non ancora usurate”. Le infiltrazioni di acido ialuronico infatti sono riservate solo ai casi di artrosi lievi e moderate. 

Quale acido ialuronico?

Esistono in commercio tanti tipi di acido ialuronico, con diversi pesi molecolari. I più usati – spiega lo specialista – sono quelli a medio e alto peso. Ne esistono anche di diversi tipi, come quelli cross-linkati (in cui appunto le molecole di acido ialuronico sono collegate tra di loro) e sotto forma di gel. La scelta della tipologia da usare dipende da diversi fattori, quali il grado di artrosi, il tipo di articolazione, l’età e il grado di attività del paziente: “Così per esempio negli sportivi spesso la forma che si utilizza è quella dei gel, a densità più elevata, che proprio per questo non si impiega per artrosi alla spalla”. Il numero di iniezioni, poi, dipende a sua volta dal tipo di acido ialuronico utilizzato: da una a tre, con tempi variabili tra un’iniezione all’altra, minimo di una settimana, continua l’esperto: “Se necessario si possono eseguire anche due cicli l’anno. In alcuni casi, come nell’artrosi del ginocchio, è eseguibile in ogni ambulatorio, per altri, come nell’anca, l’infiltrazione deve essere ecoguidata”.

Le iniezioni di acido ialuronico funzionano?

Solo il monitoraggio dei pazienti nel tempo consente di misurare l’efficacia del trattamento, che secondo quanto riferisce Ripanti in genere è buona. Ma, sebbene il trattamento con acido ialuronico sia indicato per alcuni trattamenti (tra cui quello dell’artrosi del ginocchio, come riportano le indicazioni dell’americana Fda e le raccomandazione degli esperti italiani), i dati non sempre sono concordanti. 

Qualche tempo fa, per esempio, un’estesa revisione sul tema aveva osservato solo piccoli miglioramenti non significativi per il dolore nei pazienti con artrosi del ginocchio, pur non escludendo del tutto efficacia in popolazione selezionate di pazienti. Di contro, altri studi recentemente ribadiscono l’efficacia delle infiltrazioni intra-articolari. “Quel che è certo è che l’indicazione a fare o meno l’infiltrazione può venire solo dallo specialista, anche riguardo al prodotto da usare. L’artrosi inoltre è una condizione che evolve nel tempo, e quindi chi ne soffre e magari si è già sottoposto a iniezioni di acido ialuronico, nel futuro – a breve, medio o lungo termine – potrà peggiorare”, conclude l’esperto. E quando accade, specialista e paziente possono valutare insieme come procedere, eventualmente con altre tecniche di ortobiologia.



www.repubblica.it 2024-03-29 14:53:34

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