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Tubercolosi bovina, il vaccino BCG riduce le infezioni dell’89%

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La tubercolosi bovina una delle principali malattie infettive di questi animali e, oltre ad essere legata a importanti perdite economiche per il settore agricolo, è responsabile di circa il 10% dei casi di tubercolosi negli esseri umani. E’ causata principalmente da Mycobacterium bovis e, in misura minore, da M. caprae, due batteri facenti parte del complesso Mycobacterium tubercolosis. Ora, uno studio appena pubblicato su Science rivela, per la prima volta, l’efficacia della vaccinazione del bestiame nel ridurre non solo la gravità della malattia, ma anche il rischio di diffusione della malattia all’interno degli allevamenti. 

Tubercolosi bovina

I bovini da allevamento costituiscono il principale serbatoio di Mycobacterium bovis, che può comunque colpire anche altre specie sia domestiche che selvatiche. Il batterio è stato infatti isolato da bufali africani e asiatici, bisonti, pecore, capre, cammelli, da alcune specie di suini, ma anche da cani, gatti, primati, solo per citare alcuni esempi. Come anticipato, M. bovis può infettare anche gli esseri umani, nei quali causa più frequentemente infezioni a livello gastrointestinale legate al consumo di latte contaminato. La malattia può però in alcuni casi diffondersi alle vie aeree, causando un’infezione cronica dei polmoni che spesso risulta difficile da trattare a causa della resistenza di questo ceppo agli antibiotici comunemente utilizzati contro la tubercolosi.

Nei bovini la malattia si manifesta con segni di affaticamento, perdita di appetito e di peso corporeo, episodi di febbre, tosse, polmoniti ricorrenti, diarrea e linfonodi ingrossati. La trasmissione fra gli animali avviene principalmente per via aerea. Inoltre, i vitelli possono infettarsi attraverso l’ingestione di latte contaminato.

Lo studio condotto in Etiopia

“La tubercolosi bovina è un’infezione non controllata nei paesi a medio e basso reddito, inclusa l’Etiopia”, spiega Abebe Fromsa, fra i principali autori dello studio e docente di agricoltura e medicina veterinaria presso l’Università di Addis Abeba. Lo studio è stato condotto proprio in Etiopia, il paese con il più ampio allevamento di bovini in Africa e una diffusione crescente della malattia anche a causa dell’assenza di specifici programmi di controllo. Ma la malattia e il carico economico-sanitario che ne consegue colpiscono anche paesi ad alto reddito, come Regno Unito, Irlanda e Nuova Zelanda, spiegano gli esperti. La ricerca è infatti frutto di un’ampia collaborazione, che ha visto il coinvolgimento di diverse università e istituti di ricerca europei, asiatici e statunitensi, fra cui l’Università di Cambridge (Regno Unito) e la Penn State University (Stati Uniti).

Gli scienziati hanno dapprima esaminato la capacità del vaccino BCG (da Bacillus Calmette-Guérin) – lo stesso utilizzato per prevenire la tubercolosi negli esseri umani – sia di proteggere direttamente il bestiame dalla malattia grave che di prevenire la trasmissione del batterio. Per farlo, animali – vaccinati e non – sono stati messi in stretto contatto con bovini che avevano contratto l’infezione per via naturale. Questa fase dello studio ha avuto una durata totale di due anni.

“Il nostro studio ha rilevato che la vaccinazione con BCG riduce la trasmissione della TBC nei bovini di quasi il 90% – spiega Andrew Conlan, docente di epidemiologia presso il dipartimento di medicina veterinaria dell’Università di Cambridge e uno degli autori principali dello studio – Le mucche vaccinate hanno anche sviluppato un numero significativamente inferiore di segni visibili della TBC rispetto a quelle non vaccinate. Ciò suggerisce che la vaccinazione non solo riduce la progressione della malattia, ma che se gli animali vaccinati si infettano, sono sostanzialmente meno contagiosi per gli altri”.

La vaccinazione riduce l’R0 della malattia

Successivamente, utilizzando i dati relativi al censimento e al movimento del bestiame in Etiopia, il gruppo di ricercatori ha messo a punto un modello di trasmissione per analizzare il potenziale impatto della vaccinazione di routine nel controllo dalla tubercolosi bovina: “I risultati del modello suggeriscono che vaccinare i vitelli all’interno del settore lattiero-caseario dell’Etiopia potrebbe ridurre il numero di riproduzione del batterio – ossia l’R0 – al di sotto di 1, arrestando l’incremento previsto per l’impatto della malattia e mettendo le mandrie sulla rotta verso l’eliminazione della TBC”, prosegue Conlan.

In passato, spiega Vivek Kapur, che ha co-guidato lo studio ed è docente di microbiologia e malattie infettive presso la Penn State University, i programmi per l’eradicazione della tubercolosi bovina si sono basati soprattutto su screening intensivi e abbattimento degli animali infetti: “Questo approccio – conclude l’esperto – non è implementabile in molte parti del mondo per ragioni economiche e sociali, e comporta una considerevole sofferenza per gli animali e perdite economiche legate alla ridotta produttività, oltre a un maggiore rischio di diffusione dell’infezione negli esseri umani. Vaccinando i bovini speriamo di essere capaci di proteggere sia il bestiame che gli umani dalle conseguenze di questa malattia devastante”.



www.repubblica.it 2024-03-29 14:36:24

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