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Boom di visite “private” negli ospedali pubblici: oltre una su dieci la paga il citta…

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Almeno una visita su dieci in ospedale la pagano gli italiani di tasca propria, ma diventano oltre tre su dieci se si considerano solo quelle ginecologiche e quasi il 20% in caso di visite dal cardiologo. Tra gli esami è invece l’elettrocardiogramma quello che gli italiani pagano con più frequenza nel Servizio sanitario ma per incidenza batte tutti l’ecografia ginecologica: oltre una sue tre (il 36%) è carico dei pazienti. Ecco i numeri più eclatanti della libera professione intramuraria o «intramoenia» e cioè quando la Sanità pubblica “fa il privato” all’interno dei suoi spazi.

L’intramoenia per evitare le liste d’attesa

Dopo il Covid complici anche le liste d’attesa che si sono allungate a dismisura gli italiani – almeno quelli che possono permetterselo – tornano a spendere di tasca propria per curarsi negli ospedali pubblici scegliendo di pagare le prestazioni in libera professione effettuate dai medici del Servizio sanitario nazionale con volumi che sono maggiori a quelli registrati prima della pandemia. Un fenomeno assolutamente legale e alla luce del sole anche se non mancano gli abusi e le anomalie come emerge dalla lettura dell’ultimo report dell’Agenas sull’«Alpi» (Attività libero professionale intramuraria) che segnala diverse Asl in tutta Italia – con punte massime in Campania – dove l’attività intramoenia supera ampiamente quella istituzionale, cioè quella ordinaria che deve garantire gratis il Ssn ai cittadini. Una violazione su cui l’ultima manovra prevede controlli maggiori e che deve far scattare – così prevedono le norme – il blocco dell’attività intramoenia in caso questa superi l’attività istituzionale.

Il boom di richieste dopo la frenata durante il Covid

A convincere gli italiani a tornare a bussare alla porta dell’intramoenia è la garanzia di avere le cure garantite in tempi brevi: oltre la metà (il 56%) hanno un tempo di attesa inferiore ai 10 giorni, mentre il 30%delle prenotazioni viene fissato tra gli 11 e i 30/60 giorni (a seconda che si tratti di una visita specialistica o di una prestazione strumentale). Infine solo per il 14% delle prenotazioni si deve attendere oltre i 30/60 giorni. Tempi quest’ultimi che sono invece la soglia minima di attesa per chi riceve le prestazioni del Ssn senza dover mettere mano al portafogli. Come detto l’Agenas nel suo rapporto sottolinea come «dopo una forte riduzione dei volumi» di tutte le prestazioni nel 2020 «dovuto all’emergenza Covid, emerge un netto recupero delle prestazioni; nello specifico, nel 2019, le prestazioni erogate in Alpi erano 4.765.345 e quelle in istituzionale erano 58.992.277, mentre nel 2022 quelle erogate in Alpi 4.932.720 mentre quelle erogate in istituzionale 59.793.294». In pratica si è tornati non solo ai livelli pre-Covid del 2019 ma si registra anche una crescita delle cure in intramoenia.

La classifica delle visite più gettonate

In particolare nella specialistica ambulatoriale la parte del leone tra le prestazioni acquistate dai cittadini la fanno le visite specialistiche con oltre 3,7 milioni di prestazioni (78%). A livello assoluto la visita cardiologica (588.343) è quella più erogata in intramoenia, seguita dalla visita ginecologica (476.643) da quella ortopedica (466.466), dall’elettrocardiogramma (357.526) e dalla visita oculistica (354.319). Per incidenza invece come detto quella più gettonata è la visita ginecologica con il 32% delle prestazioni in libera professione intramuraria sul totale di queste visite rogate dal Ssn, seguita dalla visita cardiologica (17%) e da quella ortopedica (12%). Per quanto riguarda gli esami i valori per incidenza sono compresi tra l’ 1% (TaC, mammografia monolaterale, holter, ecografia monolaterale della mammella, fotografia del fundus) e il 36% dell’ecografia ginecologica. Più ridotto invece il ricorso all’intramoenia per i ricoveri: qui i cittadini scelgono di pagare la libera professione in particolare per i ricoveri legati al parto.

Sotto la lente anche gli abusi dell’intramoenia

Il report di Agenas è utile anche per misurare gli eventuali abusi e cioè quando nelle Asl si fa più attività intramoenia che quella istituzionale (cioè le prestazioni garantite ai cittadini gratis) ed emerge a esempio che in ben 29 aziende sanitarie questo tetto è superato per l’ecografia ginecologica, in 12 Asl per la visita ginecologica in 5 Asl per la visita di chirurgia vascolara e per l’ecografia ostetrica. Infine sul fronte ricoveri l’Agenas rivela che «per tutti i DRG analizzati, per i quali si rileva almeno un caso in cui il rapporto percentuale tra Alpi eistituzionale supera il 100%, è sempre presente una struttura della Campania».



www.ilsole24ore.com 2024-02-27 18:34:33

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