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Influenza aviaria in Usa: persona infettata da mucche

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Preoccupazione negli Stati Uniti per l’influenza aviaria di tipo A/H5N1. Dopo che nei giorni scorsi era stata riscontrata la positività al virus in mucche da latte, i Centers for Disease Control and Prevention hanno fatto sapere che anche una persona che aveva avuto contatti con i bovini è stata infettata dal virus. Il paziente ha riportato come unico sintomo una congiuntivite ed è attualmente in isolamento e in trattamento con antivirali.

Secondo i Cdc il rischio per la popolazione generale continua a rimanere basso. L’allarme per la diffusione del virus dell’influenza aviaria nei bovini da latte era scattato lo scorso 25 marzo, quando il virus è stato riscontrato nel latte non pastorizzato proveniente da due allevamenti in Kansas e uno in Texas e da tamponi effettuati in un quarto allevamento in Texas. Il 29 sono state riscontrate nuove positività in un allevamento in Michigan.

Pregliasco: “Nessun allarmismo”

Un parere quello di non creare allarmismo condiviso anche dal virologo Fabrizio Pregliasco. Se negli Usa c’è preoccupazione per un ceppo di H5N1 altamente virulento che corre fra le mucche da latte in diversi stati del Paese, va considerato che il passaggio del patogeno ai mammiferi “è una cosa già assodata”, precisa il docente dell’università Statale di Milano. “Sappiamo già che diversi mammiferi possono infettarsi”, ricorda. “Non sono però ospiti preferenziali dei virus aviari – puntualizza – e in molti casi non presentano sintomi. Ogni specie ha comunque dei recettori per questi virus, anche noi esseri umani”.

I contagi

Questi contagi nell’uomo “sono casi ad oggi isolati – sottolinea Pregliasco – limitati a persone che hanno avuto contatti stretti con animali infetti”. Secondo Pregliasco “va visto l’aspetto positivo: grazie all’attenzione delle reti di laboratorio, e a una maggiore sensibilità che per certi versi possiamo leggere come un’eredità positiva del Covid, riusciamo a individuare anche casi che, se non ci fosse stata questa attenzione, sarebbero stati archiviati come ‘banali infreddature’. Significa che il sistema di allerta funziona ed è molto molto sensibile. Gestiamo queste informazioni in termini positivi e propositivi”, è l’invito del virologo.

L’analisi genetica

L’analisi genetica ha concluso che il virus che ha colpito i bovini è lo stesso diffuso negli uccelli a livello globale; inoltre non subito cambiamenti che lo rendano più adatto alla diffusione nell’uomo o più resistente ai trattamenti antivirali disponibili.

Per i Cdc, l’infezione umana confermata ieri (la seconda negli Stati Uniti, dopo un caso nel 2022) “non cambia la valutazione del rischio per la salute umana dell’influenza aviaria H5N1 per il pubblico generale degli Stati Uniti, che il Cdc considera bassa”, si legge in una nota.

Sicuro è considerato anche il latte, “perché i prodotti vengono pastorizzati prima di entrare nel mercato”. Attenzione, invece per “le persone con esposizioni strette o prolungate e non protette a volatili infetti o altri animali (compreso il bestiame), o ad ambienti contaminati da volatili infetti o altri animali”: queste “sono a maggior rischio di infezione”, concludono i Cdc.

 



www.repubblica.it 2024-04-03 12:06:46

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