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Shaken Baby Syndrome, i segnali da cogliere subito sul bimbo maltrattato

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Cambiamenti comportamentali, difficoltà respiratorie e pupille dilatate sono solo alcune delle manifestazioni della sindrome da scuotimento (Shaken baby syndrome – Sbs) che, stando ai dati raccolti dall’associazione Terre des Hommes, tra il 2018 e il 2022 ha causato danni mortali in 5 lattanti e in altri 25 casi, a distanza di tempo, si sono verificate compromissioni gravi del percorso evolutivo del bambino o della bambina.

I sintomi

I sintomi, a un occhio poco attento, possono sembrare quelli di altre patologie ed essere sottovalutati anche perché non sempre lo scuotimento è volontario, a volte è provocato da movimenti che possono sembrare banali come fare “cavalluccio” sulle gambe di un adulto. Solo la risonanza magnetica o la Tac possono rilevare con certezza i sintomi da scuotimento. Purtroppo però, nel 40% dei casi presi in considerazione dalla ricerca di Terre des Hommes, questi esami sono stati fatti solo dopo 24 ore dall’ingresso in pronto soccorso, un ritardo che rende più difficile la diagnosi e quindi la corretta presa in carico della vittima.

I segnali

“È importante imparare a cogliere i segnali della sindrome da scuotimento dai piccoli dettagli e intervenire subito perché la diagnosi precoce e il trattamento specifico, nei casi di maggiore complessità clinica, possono salvare la vita ai bambini”. A dirlo è la dott.ssa Melissa Rosa Rizzotto, responsabile del Centro regionale per la diagnostica del bambino maltrattato dell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova, primo reparto in Italia con un’équipe dedicata per la diagnosi e il trattamento delle sindromi da maltrattamento o trascuratezza in età pediatrica.

“Il maltrattamento”, prosegue Rizzotto, “è comprensivo di tutte le forme di abuso da quello fisico,  a quello psicoemozionale e sessuale. C’è poi la trascuratezza o il trattamento negligente oppure lo  sfruttamento commerciale. È abuso, anche, l’assenza di cure con conseguente danno reale, potenziale o evolutivo alla salute, alla sopravvivenza e allo sviluppo del minore”.

La prima unità di crisi

La prima unità di crisi per bambini maltrattati fu costituita a Padova nel 1987 grazie a un progetto sperimentale finanziato dalla Regione Veneto. Due anni dopo a Ginevra sono state scritte le linee guida mondiali per la diagnostica e la presa in carico dei bambini maltrattati e tra i 50 esperti che hanno contribuito alla stesura del documento c’erano, anche, i professionisti dell’Azienda ospedaliera di Padova. L’ufficializzazione del Centro regionale per la diagnostica del bambino maltrattato arriva nel 2000 con la delibera della giunta regionale veneta che lo istituisce presso l’Azienda ospedaliera di Padova.

“Siamo ormai una best practice a cui molti ospedali italiani, pediatrici e non, stanno facendo riferimento per costruire percorsi simili di presa in carico delle vittime”, spiega  Rizzotto, “quando il bambino, per esempio, dal pronto soccorso viene indirizzato al nostro centro noi siamo in grado di prendere in carico anche la sua famiglia perché spesso dietro un maltrattamento c’è una fragilità genitoriale. Riusciamo a prendere in carico tutto il nucleo familiare perché oltre alle figure del pediatra, dello psicologo e dell’infermiere, il centro può contare su un’équipe multispecialistica allargata che coinvolge tutti i reparti dell’ospedale”.

Le scelte sbagliate delle famiglie hanno conseguenze sui neonati e i bimbi piccoli. “Visitiamo piccoli pazienti che subiscono scelte alimentari dei genitori che però non sono compatibili con il loro sviluppo e dunque ne ricevono un danno. Bambini che non sono stimolati adeguatamente e dunque, soprattutto nei primi due anni di vita, rischiano dei deficit cognitivi perché il loro cervello non si sviluppa completamente. Spesso riscontriamo da 1 a 4 forme di maltrattamento per bambino. E i decessi nel 10% dei casi sono causati da Sindrome del bambino scosso”, aggiunge l’esperto.

1600 famiglie con bambini maltrattati

Dal 2008, anno in cui ha preso avvio l’attività clinica, il Centro ha preso in carico più di 1600 famiglie con bambini maltrattati in casa o vittime di violenza tra pari, bullismo o pedofilia. Ha effettuato più di 260 ricoveri ordinari, per un totale di quasi 4.700 giornate di degenza; più di 550 ricoveri Day Hospital, per un totale di circa 1.200 giornate di degenza.  La media è di circa 30-35 bambini visitati al mese e oltre 300 consulenze per altri ospedali della rete regionale e nazionale. Va sottolineato che il 30 per cento delle consulenze erogate dal Centro è su pazienti che arrivano da altre città venete e il 10 da fuori regione.

“Dai dati che abbiamo raccolto –  prosegue Rizzotto – possiamo dire che il 55% dei nostri pazienti sono bambine e del totale 1 su 3 riceve una nostra diagnosi entro i 3 anni di età. Sono bambini che in prevalenza presentano i sintomi della Sindrome del bambino scosso, dell’esposizione a sostanze stupefacenti o della sindrome da trascuratezza grave. Credo sia importante notare che se si confrontano due Tac craniche, di due bambini diversi di età simile, diciamo intorno all’anno, che hanno subito violenze diverse, per esempio, il primo è stato scosso e il secondo mal nutrito, le due Tac saranno simili ossia mostreranno traumi simili, spesso irreversibili che possono portare alla morte o alla disabilità”.

Per informare sui rischi di comportamenti sbagliati per la vita dei bambini Terre des Hommes con Simeup, Anpas, Fimp e Rete Ospedaliera contro il Maltrattamento Infantile  il 7 aprile promuove la prima Giornata di sensibilizzazione e prevenzione della Shaken Baby Syndrome. In oltre 25 città italiane saranno allestiti infopoint per sensibilizzare la cittadinanza.

 



www.repubblica.it 2024-04-04 16:03:21

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