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Salute dell’udito, in Italia solo una persona su cinque effettua controlli regolari

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L’udito è il senso che trascuriamo di più. Forse perché la sua perdita è così subdola da sfuggire alla nostra consapevolezza e controllo. È un lento incedere verso il silenzio, che dà il tempo al nostro cervello di abituarsi e “compensare”, fino a quando non è troppo tardi. Anche perché meno di un italiano su cinque effettua controlli dell’udito annuali, il che espone tutti gli altri ad una perdita inconsapevole, che sia fisiologica oppure no.

Dalla ricerca condotta da Med-El in collaborazione con Research Without Barriers – Rwb in occasione della Giornata mondiale della salute emerge che oltre un italiano su due trascura l’udito: più della metà, il 53%, dichiara di sottoporsi raramente al test, mentre oltre un quarto, il 28%, di non averlo mai fatto. È solo il 19% a fare controlli regolari, ogni anno, ed esiste inoltre un importante divario di genere: il 25% degli intervistati di sesso maschile dichiara di non essersi mai sottoposto a test dell’udito, contro il 32% del campione di sesso femminile.

In linea con le tendenze globali, più della metà degli intervistati in Italia esegue controlli di salute con cadenza annuale, ma tra i 18 e i 24 anni la percentuale di chi non ha mai fatto controlli è molto più alta rispetto al resto d’Europa.

Questo dato risulta particolarmente preoccupante alla luce delle stime dell’Oms secondo cui sono oltre un miliardo i giovani a rischio di perdita dell’udito permanente a causa di abitudini scorrette, come ad esempio ascoltare la musica ad alto volume e per periodi di tempo prolungati, ancor peggio se con le cuffiette. Rischi per cui, nella maggior parte dei casi, è possibile fare prevenzione.

Le fasce d’età a rischio

In Italia sono circa 7 milioni le persone con problemi di udito, fisiologico e non: circa il 25% delle persone di età compresa tra 61 e 80 anni e il 50% degli over 80 ha una perdita del senso che risulta invalidante. E l’incremento maggiore del numero dei casi negli ultimi anni si riscontra fra i 46 ai 60 anni, la fascia d’età più esposta ai rischi ambientali.

“Studi recenti hanno evidenziato che la perdita uditiva in età adulta rappresenta un rilevante fattore di rischio, modificabile per lo sviluppo del decadimento cognitivo nell’anziano – aggiunge il professor Nicola Quaranta, presidente della Siaf – . Ed è per questo che, già al primo segnale, è assolutamente necessario farsi visitare da un otorinolaringoiatra o da un medico audiologo, le uniche figure che possono diagnosticare la tipologia del problema e individuare la cura corretta”.

Regioni a confronto

A livello locale, la Basilicata risulta la prima regione più attenta all’udito, con il 38% delle persone che si sottopongono a controlli regolari, seguita dall’Abruzzo (27%). Al contrario, il Friuli-Venezia Giulia mostra la percentuale più alta di disattenzione (il 50% degli intervistati dichiara di non aver mai fatto controllo). Seguono la Sardegna (47%) e la Calabria (42%).

Disparità che si accentuano in base all’età, forse perché erroneamente si continua a pensare che la perdita dell’udito sia una cosa “da vecchi” mentre una ricerca australiana lo scorso anno ha dimostrato che il deficit può iniziare già da bambini, intorno ai 10 anni, sia per fattori ambientali che genetici.

Gli effetti collaterali dalle sordità

L’ipoacusia non solo isola e rende difficile la comunicazione con gli altri, ma può anche indurre a ritardare fino a 10 anni le visite dal medico. Inoltre, come dimostrato da numerosi studi, la perdita uditiva non curata è associata ad importanti problemi di salute, dal declino cognitivo alla depressione, con una maggiore probabilità di cadute e infortuni e di rischio cardiovascolare.

Inizialmente potremmo notare solo piccoli segnali: un leggero affievolimento delle voci intorno a noi, la difficoltà a captare i suoni più tenui o a distinguere le parole in ambienti rumorosi. Ma spesso attribuiamo queste piccole discrepanze a fattori esterni, come il rumore circostante o la stanchezza, senza considerare la possibilità di un deterioramento dell’udito.

Isolamento inconsapevole

Il problema si aggrava gradualmente nel tempo, mentre ci adattiamo impercettibilmente a questa nuova realtà silenziosa. Il cervello, abile nell’adattarsi, compensa la perdita, mascherando ulteriormente il problema. Ciò che un tempo era nitido e chiaro diventa sempre più sfocato, finché ci ritroviamo isolati da ciò che ci circonda, intrappolati in un mondo di suoni smorzati e parole indistinte.

“I dati italiani emersi dalla nostra ricerca sono sconcertanti – commenta Romed Krösbacher, direttore di Med-El Italia – . Si evince scarsa attenzione per i controlli della salute uditiva e poca regolarità. È essenziale invece informare su quanto sia importante identificare e trattare l’ipoacusia il prima possibile, per garantire al paziente risultati migliori. L’importanza della salute uditiva andrebbe riconosciuta così come avviene per la salute visiva e per altri indicatori di salute. Questo perché l’udito non ha a che fare solo con i suoni, ma permette la comunicazione, favorisce anche la connessione emotiva con le persone, soprattutto familiari e amici, dischiude alla dimensione musicale e molto altro. Migliora, in sintesi, la qualità della vita”.

L’importanza del test audiometrico

Sottoporsi regolarmente a controlli dell’udito rappresenta il metodo più efficace per individuare tempestivamente eventuali problemi uditivi. Gli esami audiometrici non sono invasivi: sono veloci e facili ma forniscono informazioni cruciali sullo stato dell’udito e sulle eventuali azioni correttive da intraprendere. Si tratta di indossare delle cuffie e premere un pulsante ogni volta che si percepisce un suono oppure riconoscere o ripetere liste di parole. Il primo esame audiometrico dovrebbe esser fatto intorno ai 30 anni, o anche prima in presenza di sintomi anche lievi come acufeni, sensazione di orecchio chiuso, dolore o vertigini. Esistono anche test che possiamo fare da soli on-line, che però non sostituiscono l’esame vero e proprio, che deve esser condotto da un tecnico audiometrista.



www.repubblica.it 2024-04-08 14:11:43

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