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A ciascuno la sua cura: sono nel Dna le chiavi per scoprire e curare le malattie

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Chiamiamolo pure “miracolo italiano”: la genetica del nostro paese è un’eccellenza mondiale, nonostante le poche le strutture operative, le scarse risorse investite, i pochi professori e ricercatori assunti, e la marea di precari a lavoro. Sulla carta saremmo giustificati a essere tra i “peggiori”, ma la realtà è che il lavoro dei nostri scienziati è tra i più apprezzati tanto che le loro pubblicazioni rientrano tra le 10% di quelle più citate a livello mondiale. È probabilmente per questo che oggi l’Italia può vantarsi di ospitare il più importante e prestigioso evento scientifico internazionale dedicato alla genetica, lo Human Genome Meeting 2024, che si apre oggi a Roma presso l”Università Sapienza.

Tra i genetisti, clinici e ricercatori di fama globale ospitati, spiccano nomi di “mostri sacri”. Come Mike Snyder, direttore del Center for Genomics and Personalized Medicine della Stanford University School of Medicine, pioniere nella genomica funzionale e tra i primi a sviluppare le tecnologie “omiche”. Il lavoro dello scienziato americano ha reso possibile le analisi combinate di Dna, Rna, proteine e metaboliti, per valutare il rischio di malattia e monitorare gli stati patologici nella medicina personalizzata.

Tra gli ospiti eccellenti c’è anche Sir Walter Bodmer, genetista di Oxford che ha dato importanti contributi allo studio della genetica delle popolazioni umane, alla mappatura dei geni e alla genetica del cancro e alla nostra comprensione del sistema di tipizzazione dei tessuti umani. Bodmer ha contribuito a scoprire il sistema dell’antigene leucocitario umano, vitale per il successo dei trapianti di organi e midollo osseo. Tra i relatori anche due eccellenze italiane: Alessandro Aiuti, vicedirettore dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica (SR-Tiget) e professore ordinario di Pediatria all’Università Vita-Salute San Raffaele, e Luigi Naldini, direttore dell’SR-Tiget e professore ordinario di Istologia e di Terapia Genica e Cellulare presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, due scienziati che con i loro studi stanno rivoluzionando la terapia di malattie fino a poco tempo prima considerate incurabili.

“È davvero un orgoglio avere qui oggi in Italia il meglio della genetica mondiale”, ammette con emozione Giuseppe Novelli, ordinario di Genetica Medica all’Università di Tor Vergata Roma e presidente del Comitato Scientifico HGM 2024. “È la prima volta in assoluto che l’Italia, ospita un evento di questa portata. Prima di Roma, il meeting si è tenuto in citta come Houston, Barcellona, Seoul, Perth e Tel Aviv, che notoriamente investono tanto nella ricerca genetica. La verità è che la genetica italiana – continua – è un eccellenza mondiale: siamo nelle top 10% delle pubblicazioni più citate e i nostri ricercatori sono coinvolti in quasi tutte le collaborazioni internazionali più importanti e prestigiose”.

Ma allo stesso tempo la genetica italiana è poca. Nel suo intervento di apertura del congresso Novelli illustra i numeri del paradosso italiano: “Nel nostro Paese ci sono solo 26 Scuole di specializzazione in medicina genetica; 138 Unità di Genetica Medica negli ospedali e nelle università, dove si fa anche diagnostica, quando ad esempio in Francia ce ne sono ben 313; 50 professori ordinari di Genetica Medica, 74 docenti associati, 70 ricercatori e un numero imprecisato di precari. Allora – continua – chi sono tutti questi italiani che pubblicano e che vengono citati? Sono un esercito di ricercatori precari e mal pagati”.

Non stupisce dunque che molti di questo cervelli “maltrattati”, a un certo punto della loro “non carriera” in Italia, decidono di cercare fortuna altrove trasferendosi all’estero. “Dobbiamo fare qualcosa, e farla subito, per evitare che l’Italia perda l’importante occasione di rimanere un’eccellenza in una branca della scienza che sta letteralmente rivoluzionando la medicina”, conclude Novelli.



www.repubblica.it 2024-04-08 12:28:49

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