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Pneumococco, in arrivo un nuovo vaccino per gli adulti

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Oltreoceano, il prossimo giugno potrebbe essere disponibile un’arma in più contro le infezioni da pneumococco. Potrebbero concludersi infatti già all’inizio dell’estate le valutazioni da parte dell’Fda del primo vaccino contro lo pneumococco appositamente sviluppato per la popolazione adulta. Il nuovo prodotto, noto a livello sperimentale come V116 e sviluppato da MSD, comprende oltre l’80% dei sierotipi dello pneumococco responsabili della malattia pneumococcica negli adulti.

 

Malattie da pneumococco

Di pneumococco (Streptococcus pneumoniae) ne esistono tantissimi tipi. Sono centinaia i sierotipi a oggi conosciuti, responsabili di circa 14,5 milioni di casi di malattie severe, come polmoniti batteriemiche, meningiti e sepsi, le forme cosiddette invasive delle infezioni e quelle più pericolose. “Ma le infezioni da pneumococco non sono mai banali, nemmeno le più comuni che causano otiti, sinusiti, bronchiti e polmoniti”, ha ricordato Francesco Vitale, a capo del Dipartimento Oncologia e Sanità Pubblica della AOU Policlinico Palermo, intervenuto oggi a Roma nel corso di un convegno in cui sono stati presentati gli ultimi risultati sull’efficacia del vaccino V116. 

In Italia non è chiarissimo quanto duramente colpisca lo pneumococco: ogni numero, anche relativo ai casi di infezioni più gravi, non è che una sottostima, considerato che molte delle malattie da pneumococco sono curate dai medici di medicina generale, e anche quando necessitino di ricovero non sempre avviene la tipizzazione che permette di risalire all’agente eziologico, spiegano gli esperti. “Analizzando le schede di dimissione ospedaliera nel periodo che va dal 2000 al 2019 abbiamo calcolato che il numero delle polmoniti in questi 10 anni è stato di 2,5 milioni: circa 250 mila l’anno”. Di queste solo per una piccola parte, ha continuato Vitale, è stato rintracciato l’agente responsabile, e lo pneumococco è risultato il più frequente, rappresentando oltre il 20% dei casi. Ma quei 2,5 milioni potrebbero essere molti di più, fino a 10 volte tanto, ha spiegato Vitale, considerando il sommerso curato dai medici di medicina generale. E parliamo solo di polmoniti. Gli ultimi dati dell’Istituto superiore di sanità sulle malattie batteriche invasive da pneumococco per i primi sei mesi del 2023 parlano di 930 casi nelle diverse fasce d’età: più comuni nei bambini sotto i cinque anni e negli anziani. E’ qui, infatti, che colpisce il batterio, in queste due diverse popolazioni.

Lo pneumococco nei bambini 

Nei bambini lo pneumococco colpisce soprattutto sotto il primo anno di età, spesso con otiti, ma anche con polmoniti, meningiti e sepsi, ha ricordato Susanna Esposito, direttrice della Clinica pediatrica Ospedale Pietro Barilla di Parma. “Dagli anni Duemila, però, abbiamo a disposizione i vaccini coniugati e oggi le coperture possono considerarsi abbastanza buone, anche se osserviamo ancora qualche ritardo nella somministrazione, soprattutto nell’era post-Covid, e un leggero divario con le vaccinazioni obbligatorie come quella esavalente, ad eccezione dell’Emilia Romagna. E’ necessario lavorare di più per stressare l’importanza della vaccinazione nei più piccoli”. Perché i benefici non sono solo la riduzione delle malattie, ma anche il vantaggio che se ne trae per l’immunità di gregge, ha ricordato l’esperta: vaccinare i bambini consente di ridurre anche la circolazione del patogeno, attraverso la riduzione dei portatori (lo pneumococco di annida facilmente a livello nasofaringeo).

Questi benefici sono stati effettivamente osservati, tanto nei bambini che negli adulti, hanno ricordato gli esperti. Ma lo pneumococco è un batterio che ‘insegue’ i vaccini, come noto: “Quando si fa pressione su alcuni sierotipi, includendoli nel vaccino perché conferisca protezione contro questi, ne emergono di nuovi – ha ricordato Pier Luigi Lopalco, ordinario di Igiene all’Università del Salento – e così lo sviluppo dei vaccini ha cercato di seguire questo fenomeno, sempre con l’idea di incrementare il numero di sierotipi coperti: prima 7, quindi 13, poi 15, 20 e 23”. Questo approccio però non può essere l’unico principio guida nello sviluppo di prodotti via via più efficaci. “Non possiamo solo pensare di sommare quanti più sierotipi in un unico vaccino, perché non potremmo garantire la stessa immunogenicità nei confronti di tutti e creeremo uno sbilanciamento – ha aggiunto Caterina Rizzo, ordinaria di Igiene Generale e Applicata, Dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa – Più utile è includere i ceppi prevalenti nella popolazione target, sulla base delle evidenze epidemiologiche”.

 

Un vaccino disegnato per gli adulti

Procedendo secondo questa logica, e tenendo conto delle analisi epidemiologiche provenienti dall’emisfero Nord, è stato sviluppato il vaccino V116. Un prodotto pensato per offrire una copertura contro 21 sierotipi di pneumococco, scelti appositamente per contrastare la diffusione dei ceppi degli adulti, lì dove le vaccinazioni sono più indietro: “E’ un prodotto disegnato espressamente per la nicchia ‘ecologica’ dell’anziano – riprende Lopalco – 13 ceppi sono in comune con i vaccini pediatrici, 8 invece sono esclusivi della patologia degli adulti. In questo modo si cerca di andare oltre la logica di incrementare e basta, disegnando anche qualcosa di specifico per la popolazione di interesse. E di efficace, con un vaccino coniugato”. I dati presentati all’ultimo congresso dedicato alle malattie pneumococciche, lo scorso mese a Città del Capo, in Sudafrica, dimostrano che la strategia è quella giusta: “I 21 ceppi del vaccino non interferiscono tra loro, il vaccino riesce a produrre anticorpi in quantità non inferiori ai prodotti precedenti e funziona anche nei pazienti con Hiv – va avanti Lopalco – I ceppi esclusivi di questo vaccino si stima che siano responsabili, da soli, di un quarto delle patologie dell’anziano”. E nel complesso, basandosi su alcuni dati epidemiologici, il vaccino V116 potrebbe coprire l’84% di tutti i sierotipi presenti nell’adulto. 



www.repubblica.it 2024-04-09 15:16:19

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