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90 anni dell’Istituto superiore di Sanità. Bellantone: “Servizio universale, puntiamo…

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Se si dovesse raccontare l’Istituto superiore di Sanità, che festeggia i suoi 90 anni essendo stato fondato il 21 aprile del ’34 per fronteggiare la malaria, non si può non tener conto di un bel video celebrativo proiettato alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha incontrato tre giovani ricercatori, del ministro della Salute, Orazio Schillaci, di ex presidenti e ricercatori dell’Istituto, oggi presieduto da Rocco Bellantone.

Un breve video che racconta storie di donne e uomini dell’Istituto, scienziati, 4 premi Nobel (Enrico Fermi per la fisica e per la medicina Rita Levi-Montalcini, Ernst Boris Chain e Daniel Bovet) ma anche le maestranze. E il passato può essere rappresentato anche dal coraggio e della perseveranza di Daria Bocciarelli, del laboratorio di fisica, che nel 1943, sapendo che i tedeschi sarebbero venuti a requisire il primo microscopio elettronico di fattura italiana, quello sul quale lei stava lavorando, passò la notte intera prima del loro arrivo a smontarlo pezzettino per pezzettino per poterlo disegnare, e poi ricostruire. Ma ancora è in Istituto che viene realizzata la prima fabbrica di penicillina e sono le donne e gli uomini dell’Istituto che nei primi anni ’70 arrivano in 24 ore a Napoli, in 48 ore confermano la diagnosi di colera e in due giorni, con l’aiuto dell’esercito americano, vaccinano due milioni di persone identificando la causa dell’epidemia nel consumo di mitili infetti.

Tante le emergenze affrontate dall’organo tecnico del ministero della Salute, dalla nube tossica di Seveso all’impatto dell’esplosione di Chernobyl e alle misure immediatamente prese che hanno evitato migliaia di tumori alla tiroide e alla lingua, passando per il terremoto in Irpinia del 1980, l’epidemia di Aids, la mucca pazza e l’ultima devastante pandemia da Covid 19. L’occasione di festa è il momento giusto per Bellantone per sottolineare il ruolo dell’Istituto che da poco dirige, lui ex chirurgo di fama avvezzo al rapporto con i malati e adesso alle prese con decisioni che riguardano milioni di cittadini. Pochi punti – premette – fari in un momento storico difficile: accesso universale alle cure che è la vocazione principale del servizio pubblico, indicazioni basate su evidenze scientifiche, non lasciare nessuno indietro, ottimizzare le risorse e puntare sulla prevenzione perché custodire la propria salute è il primo passo per invecchiare in maniera sana e liberare risorse per gli altri. Garantire risorse per gli altri. “Prevenzione è insegnare ai bambini a lavarsi le mani, a mangiare frutta e verdura, a bilanciare attività fisica e di studio – conclude – e puntare sull’alfabetizzazione scientifica, che in Italia è ancora a un livello basso”. Cosa drammaticamente dimostrata in pandemia.

Stessa linea del ministro della Salute Orazio Schillaci. Di fronte all’invecchiamento della popolazione – spiega – bisogna puntare con più forza sulla prevenzione. Ed è l’obiettivo della sorveglianza condotta con l’Iss sull’adesione agli screening (bassa e drammaticamente difforme tra nord e sud del paese), l’eccesso di peso, la copertura vaccinale, il consumo di frutta e verdura. Una vecchiaia buona e in salute bisogna guadagnarsela, e si comincia da giovani, anzi si deve cominciare da giovani perché il rischio è che non ci saranno più risorse per affrontare le malattie così diffuse nella terza età. “Non bisogna lasciare indietro i fragili”, precisa il ministro, ricordando il fondo di 77 milioni di euro per i disturbi dello spettro autistico, la mappa dei centri e la teleassistenza.

Ma non solo: bisogna studiare le malattie rare insieme a quelle dei grandi numeri. Occuparsi dell’emergenza antibiotico-resistenza e anche dell’ambiente perché, se ce ne fosse stato ancora bisogno, la pandemia da Covid ha dimostrato che siamo tutti interconnessi, uomini, animali e ambiente: One health, appunto. E allora l’immagine che forse più di tutte disegna il futuro dell’Istituto superiore di Sanità è ancora quella di due donne, due giovani ricercatrici che fanno parte del progetto Sea Care – Giorgia Mattei e Lorenza Notargiacomo– che hanno salutato il presidente Mattarella dall’Oceano Pacifico a bordo della nostra nave scuola Amerigo Vespucci dove stanno testando la salute dei mari del mondo con un metodo standard. Entrando loro malgrado nel guinness della Vespucci, che per la prima volta il 5 aprile scorso ha doppiato a vela una delle zone al mondo dove la navigazione è più difficile, Capo di Buona Speranza. Un buon auspicio anche per la nostra Sanità.



www.repubblica.it 2024-04-20 12:13:39

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