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Tumore della prostata: un test delle urine individua le forme aggressive. E potrebbe …

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Un nuovo test delle urine aiuta i medici a distinguere le forme di tumore della prostata indolenti, che raramente provocano danni e si diffondono, da quelle più aggressive, che invece vanno affrontate subito. Il test si basa sull’esame di 18 diversi geni correlati al cancro alla prostata ad alto grado ed è stato messo a punto dai ricercatori del Rogel Cancer Center dell’Università del Michigan, negli Usa.

La sorveglianza attiva

Un aspetto cruciale del carcinoma prostatico è la distinzione dei tumori aggressivi da quelli a crescita lenta: i primi vanno sottoposti in tempi brevi a trattamenti anche radicali (l’intervento di prostatectomia o la radioterapia). Gli altri invece, molto più frequenti, si possono monitorare nel tempo. Questo si intende per sorveglianza attiva. Nello studio appena pubblicato su JAMA Oncology, il test – che si chiama MyProstateScore2 ed è attualmente commercializzato da una società spin-off dell’Università del Michigan – ha identificato con successo tumori della prostata a partire dal GG, o Grade Group 2 (che corrisponde ala classificazione Gleason 7). Il punteggio di Gleason, che oggi parte da 6 e arriva a 10 viene assegnato dall’anatomo-patologo con un’analisi al microscopio del tessuto prostatico prelevato o tramite biopsia o con l’ntervento chirurgico.

Un tumore con un Gleason di 6 (o GG 1) è considerato potenzialmente non aggressivo, i casi con punteggio Gleason uguale o superiore a 7 vengono classificati ad alto rischio o clinicamente importanti. “Una ventina di anni fa cercavamo qualsiasi tumore. Ma da quando sappiamo che il tumore della prostata a crescita lenta non ha bisogno di essere trattato, all’improvviso l’approccio è cambiato. Siamo passati dal dover individuare qualsiasi cancro, al cercare solo tumori significativi”, ha detto il co-autore senior dello studio John Thomas Wei, responsabile della Divisione di Andrologia e Urologia generale alla facoltà di medicina dell’Università del Michigan. Aggiungendo che però gli attuali test standard non individuano con chiarezza i pazienti con un cancro clinicamente significativo.

Il test precedente

MyProstateScore2 è una sorta di aggiornamento, per così dire, di MyProstateScore (Mps), un test delle urine che la stessa equipe di ricercatori aveva messo a punto quasi dieci anni fa, dopo la scoperta che la fusione di due geni, Tmprss2 e Erg, è collegata alla maggior parte dei casi di cancro prostatico. Nei campioni di urina, Mps cerca il Psa (l’antigene prostatico, che è sempre centrale nella diagnosi della malattia), il gene di fusione Tprss2-Erg, e un altro marcatore chiamato Pca3. “Ma c’era un’esigenza non soddisfatta dal primo MyProstateScore né dagli altri test oggi in commercio che possono individuare un tumore prostatico ma in genere non fanno un buon lavoro nell’identificare un cancro di alto grado, o clinicamente significativo. Ecco, questo nuovo test risponde a questo bisogno insoddisfatto”, ha detto il direttore del Michigan Center for Translational Pathology e co-autore senior della pubblicazione Arul M. Chinnayan (nel cui laboratorio è stato dimostrato che la fusione dei due geni Tmprss2 e Erg è ricorrente nel cancro della prostata).

Lo studio

Per migliorare la performance del primo MyProstateScore, e in particolare la sua capacità di identificare i tumori di alto grado, i ricercatori hanno utilizzato il sequenziamento dell’Rna di un gruppo di oltre 58.000 geni, che poi hanno ristretto a 54: 54 geni sovra-espressi in modo specifico nei tumori di grado più alto. Attraverso una serie di passaggi realizzati su campioni di urina di centinaia di pazienti e grazie al coinvolgimento dell’Early detection research network (Edrn) – un consorzio di oltre 30 laboratori sparsi in tutti gli Usa – hanno infine ridotto il campo a 18 marcatori costantemente correlati alla malattia di grado alto. Hanno incrociato i risultati di Mps2 con le cartelle cliniche dei pazienti, e dimostrato così che Mps2 è sensibilmente migliore del suo predecessore nell’identificare i tumori prostatici di rischio intermedio o alto, e, ancora più importante, è capace, in quasi il 100% dei casi, di escludere una malattia di basso grado. “Se sei negativo a questo test è pressoché certo che non hai un cancro alla prostata aggressivo”, ha detto Chinnaiyan.

Biopsie (e seconde biopsie) evitabili

Ecco perché Mps2 può aiutare i medici ad evitare biopsie non necessarie ai pazienti. Secondo gli studi condotti, mentre con il solo test del Psa è stato evitato l’11% delle biopsie non necessarie, con Mps2 se ne evitano il 41%. Il che significa che “quattro uomini su 10 che avrebbero una biopsia negativa avranno un risultato Mps2 a basso rischio – ha spiegato Wei – e potrebbero evitarla. Inoltre, ha aggiunto, “un Mps2 negativo può evitare alla metà degli uomini che hanno già fatto una biopsia e ne avevano in programma un’altra, di sottoporsi alla seconda. Si tratta di ricadute pratiche importanti per i pazienti”.

 

Un concetto eticamente interessante

“È un lavoro interessante, questo appena pubblicato su Jama oncology – dice a Oncoline Sergio Bracarda, presidente Nazionale della SIUrO, la Socierà italiana di Uro-oncologica – In questo momento – spiega – anche i pazienti con punteggio di Gleason 6 vengono sottoposti a una risonanza magnetica multi-parametrica e a biopsia. Ma questo lavoro aggiunge uno step a monte di questi passaggi diagnostici: il nuovo test potrebbe infatti permettere di portare ad accertamento solo i casi clinici importanti, escludendo gli altri, e con una metodica non invasiva. Un concetto eticamente interessante, visto che riduce il carico diagnostico sui sistemi sanitari, oltre che sui pazienti: su quelli che oggi fanno accertamenti invasivi e che potrebbero evitarli, su quelli che li hanno già fatti e dovrebbero sottoporvisi di nuovo. Inoltre, lo vedremo, questo test si potrebbe valutare ai fini di un possibile screening per il tumore prostatico”.



www.repubblica.it 2024-04-19 10:07:55

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