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Covid, l’Oms cambia le regole del contagio: ecco come si trasmette il virus

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Ci sono voluti quattro anni per capire che “il Covid si trasmette con colpi di tosse e starnuti”, in pratica per via aerea, e che non sarebbe servito più di tanto disinfettare superfici e mani, o starnutire dentro i gomiti? Tutte precauzioni necessarie – secondo l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) – all’inizio del contagio globale da virus SARS-CoV-2, e anche molto dopo. Ma ora riviste nella definizione, visto che la stessa Oms ha pubblicato un nuovo documento sottoscritto da tutti i Cdc (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie) mondiali che cambia regole per arrivare allo stesso risultato finale: evitare il contagio, appunto. “Niente di sbagliato nel nostro comportamento – sottolinea Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Ospedale Galeazzi di Milano -. Semplicemente l’Oms ha fatto una precisazione, chiamiamolo approfondimento. Ma il risultato non cambia: tutti gli elementi di sopravvivenza del virus sono elementi di contagio”.

L’Oms riscrive il capitolo trasmissione delle infezioni

Vediamo cosa c’è di nuovo. L’Oms, a distanza di quattro anni ha rivisto la terminologia che identifica il modo in cui si trasmettono le infezioni respiratorie. Ha aggiornato le definizioni della trasmissione aerea dei virus, sottolineando come quest’ultima giochi un ruolo importante nella propagazione delle malattie respiratorie. Come prima conseguenza, la ventilazione degli ambienti chiusi viene riconosciuta come elemento fondamentale per prevenire la diffusione di patogeni respiratori. Una condizione che, anche ben dopo lo scatenarsi della pandemia, era considerata quasi “secondaria”, sicuramente sottovalutata e surclassata daglle altre prescrizioni anti-contagio.

I tre modi di trasmissione del virus: per via aerea

Quando parliamo della diffusione di un patogeno come il virus SARS-CoV-2 dobbiamo pensare al modo in cui possa “viaggiare” da una persona all’altra. E l’Oms ne individua tre diversi. Il primo è per via aerea o per inalazione, in pratica la principale modalità di trasmissione. In questo caso non esiste più la differenza tra goccioline piccole che galleggiano (aerosol) o più grandi che per gravità cadono al suolo (droplets), ma si parla genericamente di particelle infettive respiratorie (IRPs, Infectious Respiratory Particles). Una persona emette particelle respiratorie di diverse dimensioni che possono essere inalate e penetrare nelle alte vie respiratorie di persone suscettibili, fino a raggiungere alveoli e polmoni. Il contagio per inalazione avviene sia sulle lunghe sia sulle brevi distanze. Le particelle possono accumularsi a distanza anche per ore.

Il contagio per impatto con deposizione.

Il contagio avviene in questo modo: le particelle emesse da una persona infetta, per gravità, si depositano sulle mucose (bocca, naso, occhi) di una persona suscettibile (le particelle che erano chiamate droplets). Ma questo tipo di trasmissione avviene solo a brevi distanze, la cosiddetta “distanza di conversazione”.
Quanto alla modalità di trasmissione “per contatto”, è stato chiarito che una persona infetta può trasferire particelle contaminate di qualunque dimensione e a qualunque distanza, in genere attraverso le mani venute a contatto con le sue stesse mucose o attraverso superfici. La persona suscettibile può allora contagiarsi toccando la superficie contaminata e portandosi le mani alla bocca, al naso o agli occhi o toccando direttamente le mani della persona positiva al virus sulle quali si sono appunto depositate particelle infette.

Una web app per misurare il rischio contagio

Proprio per valutare quanto il virus responsabile della malattia Covid sia in grado di spostarsi velocemente tra persone a contatto ravvicinato o meno, l’Organizzazione mondiale della sanità ha messo a disposizione di  tutti una web app chiamata ARIA (Indoor Airborne Risk Assessment), la cui funzione è calcolare il rischio di contagio (in questo caso da Covid, nelle diverse varianti).
La web app è in grado di lavorare in base a diversi scenari, ossia in base alle dimensioni dell’ambiente, al numero di persone presenti, al numero di persone positive, all’utilizzo o no di mascherine e suggerendo le contromisure necessarie per limitare il rischio di infezione.

Pregliasco: “Non abbiamo sbagliato, cambia solo la terminologia di trasmissione”

Secondo Pregliasco “tra le regole sul contagio seguite sino ad oggi e quelle nuove stabilite dall’Oms, la misura giusta sta nel mezzo”. “Nel tempo si sono resi necessari un approfondimento e una precisazione sulla terminologia adottata – sottolinea – . In realtà è stato sempre detto che esisteva una doppia opzione: il virus SARS-CoV-2 si trova nelle particelle grandi e piccole. E le tre tipologie di contagio per via respiratoria valgono tutt’oggi :per via aerea (inalazione) per impatto con deposizione e per contatto. Quindi non direi che abbiamo sbagliato tutto, perché anche a distanza ci si può ontagiare”.
“L’Oms rimarca il ruolo della trasmissione aerea del virus, quindi la ventilazione dei locali è un elemento da considerare – conclude Pregliasco – . Diciamo che si è ampliata l’importanza della trasmissione Covid  attraverso l’aria, soprattutto indoor. Ma il risultato non cambia: tutti gli elementi di sopravvivenza del virus sono elementi di contagio”.



www.repubblica.it 2024-04-22 08:21:11

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