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Torture e botte nel carcere minorile, 13 agenti in cella – Notizie

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 Avrebbero voluto imporre le loro “regole di civile convivenza nel carcere” minorile Beccaria di Milano, insultando, aggredendo e picchiando con “ferocia” i ragazzi detenuti, costringendoli a vivere in “un clima infernale”, “di paura” e dei quali avrebbero pure “annientato le reazioni” addirittura arrivando a pestarli mentre erano ammanettati e senza vestiti addosso. 

 

 

Era un “sistema consolidato di violenze reiterate, vessazioni, punizioni corporali, umiliazioni” e spedizioni “punitive”, quello per cui oggi 13 agenti di Polizia penitenziaria, tutti in servizio eccetto uno, sono stati arrestati mentre otto, tra cui l’ex comandante Francesco Ferone, sono stati sospesi dall’incarico. Ad accogliere le richieste di misura cautelare delle pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena, coordinate dall’aggiunto Letizia Mannella, è stata la gip Stefania Donadeo, che ha condiviso la ricostruzione degli inquirenti e degli investigatori della Squadra Mobile e della stessa Polizia penitenziaria, contestando i reati anche per omissione, tortura, maltrattamenti, lesioni, falso ideologico , in un caso, di tentata violenza sessuale.

 

Reati aggravati da minorata difesa, abuso di potere, minore età delle vittime e futili motivi. L’indagine – nata dalle segnalazioni del consigliere comunale David Gentili e del Garante dei diritti dei detenuti di Palazzo Marino, Francesco Maisto, e che si innesta su una precedente inchiesta su altre aggressioni – ricostruisce, come ha spiegato il procuratore Marcello Viola, “una vicenda dolorosa e una brutta pagina per le istituzioni, ma vanno assicurati il controllo della legalità e il rispetto della legge”. Ed è interesse dello Stato, ha aggiunto, “far luce su questi fatti, che creano desolazione e sconforto, anche in un ambiente penitenziario”, dove i suicidi sono molti e che è martoriato dal “sovraffollamento”.

Secondo gli accertamenti, le vittime per ora individuate sono 12 – uno era tra gli evasi del 25 dicembre di due anni fa – e i diversi episodi contestati vanno dalla fine del 2022 allo scorso 19 marzo, mentre gli indagati sono complessivamente 25, la metà di quelli in servizio. Cosa che fa dire al giudice che “esiste un sistema nel carcere Beccaria per educare i minori detenuti”, un “sistema conosciuto e riconosciuto da tutti” quelli che “vivono in un ambiente condizionato dall’angoscia continua di poter essere pestati per essere educati”.

 

Come emerge dall’ordinanza, dalle testimonianze e dalle immagini delle telecamere, “che parlano” e che sono “devastanti”, e dalle intercettazioni, nella “sequenza” delle violenze ce ne è una ritenuta “la più grave”: si tratta della spedizione punitiva nei confronti di un ragazzo che aveva la colpa di aver reagito alle molestie sessuali di una delle guardie. In sei – il capoposto Gennaro Mainolfi, soprannominato “Mma perché picchiava forte”, Roberto Mastronicola, Federico Masci, Giuseppe di Cerbo, Cristian Meccariello e Raffaele Salzano, tutti ora in carcere – dopo averlo reso inoffensivo con spray al peperoncino spruzzato negli occhi, lo avrebbero insultato e preso a calci e pugni ovunque e, “una volta a terra”, lo avrebbero ammanettato e colpito, mentre lui tentava di difendersi con un pezzo di piastrella. Poi, lo avrebbero portato al piano terra “in una cella di isolamento” dove lo avrebbero denudato e, sempre con le manette ai polsi, preso a cinghiate fino a farlo sanguinare, per poi lasciarlo là a terra, senza coperte o indumenti per un’ora.

E il mattino successivo ancora insulti e botte. Anche se alcune aggressioni sarebbero avvenute in stanze prive di videosorveglianza, tante altre sono venute alla luce dai racconti e dai filmati: pestaggi in dieci contro uno, “mazzate” o con la punta degli stivali o con calci assestati al volto con gli anfibi, fino al punto da farli svenire oppure da fare così male da non poter dormire la notte. In alcuni casi la tecnica usata sarebbe stata tale da non lasciare il segno. E in più sputi e insulti anche a sfondo razzista. Una “pratica”, questa, “reiterata e sistematica” che sarebbe andata avanti impunita anche per via delle relazioni di servizio falsificate. Ad un certo punto, però, sarebbe mancata “la protezione”: il “nuovo” direttore del Beccaria, dicevano intercettati, “sta facendo sul serio” e “dice che vuol prendere provvedimenti”. 

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www.ansa.it 2024-04-22 17:17:11

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