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Non solo bambini e anziani: la sfida dell’immunizzazione negli adulti per invecchiare…

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L’Europa, e l’Italia in particolare, si colora di grigio perché si vive più a lungo e si stima che entro il 2030 la popolazione over 60 aumenterà del 34%, arrivando nel 2050 a 2,1 miliardi. Una buona notizia a patto di invecchiare in buona salute, obiettivo che si raggiunge con la prevenzione, una parola nient’affatto astratta nella quale ricomprendere – oltre a stili di vita sani – anche le vaccinazioni oggi disponibili per le malattie prevenibili. In occasione della Settimana mondiale delle vaccinazioni promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dal 24 al 30 aprile (quella europea è invece dal 21 al 27 aprile), l’azienda farmaceutica Gsk ha organizzato un evento dal titolo “Sbloccare il potere della prevenzione: rendere l’immunizzazione degli adulti uno standard di cura in un mondo che invecchia” che si è svolto a Wavre in Belgio uno dei più grandi siti di produzione di vaccini al mondo con una dimensione totale di 550.000 metri, più di 70 campi da calcio.

Vaccinazioni pietra angolare della prevenzione

Proprio in questi giorni, nella Settimana mondiale dell’Immunizzazione che segna i 50 anni dall’introduzione del programma esteso di immunizzazione, Stella Kyriakides, Commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare, ha ricordato come nel 1974 solo il 5% dei bambini nel mondo era stato vaccinato contro la difterite, il tetano e la pertosse. Oggi questo dato è salito a quasi l’85% dei bambini nel mondo e al 94% nella regione europea dell’Oms. Ma negli ultimi anni si registra un calo di vaccinazioni in gran parte d’Europa e negli ultimi tre anni, più di 1,8 milioni di bambini non hanno potuto vaccinarsi contro il morbillo. La conseguenza di ciò è un aumento di 60 volte del numero di casi nel 2023 rispetto al 2022. “Viviamo in un contesto molto sfidante e sembriamo aver dimenticato l’esperienza del Covid”, spiega Sibilia Quilici, Executive Director of Vaccines della European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations (Epfia). “L’emergere di nuove infezioni, i cambiamenti climatici, l’invecchiamento della popolazione e l’antibiotico-resistenza mettono a rischio la salute globale e i sistemi sanitari: le vaccinazioni sono una pietra angolare della prevenzione”.

Le basi di una longevità in buona salute

Si stima che nell’arco di dieci anni, dal 2021 al 2030, la popolazione over 60 aumenterà del 34% e che entro il 2050 ci saranno 2,1 miliardi di adulti con più di 60 anni. Nonostante molte delle malattie infettive siano prevenibili ancora oggi rappresentano un costo sanitario elevato negli adulti che tendono a non vaccinarsi. Eppure, man mano che si invecchia il nostro sistema immunitario si indebolisce e ci rende più vulnerabili alle malattie con conseguenze anche sulla produttività lavorativa e costi sociali. “La maggior parte delle persone – spiega Jane Barratt, Global Advisor dell’International Federation on Ageing (Ifa) – comprende l’importanza di una dieta sana e di un esercizio regolare per migliorare e mantenere le proprie funzionalità, inclusa la mobilità, ma sono molto meno consapevoli che, man mano che invecchiamo, si verifica un indebolimento naturale del nostro sistema immunitario, il che rende sempre più difficile combattere le infezioni e riprendersi dalle malattie”.

L’immunosenescenza

Dai 20 anni in poi, il sistema immunitario inizia a cambiare gradualmente in un processo noto come declino immunitario legato all’età o immunosenescenza. La resilienza acquisita in giovinezza si esaurisce gradualmente fino a circa 50 anni, quando il rischio di infezioni e di esiti più gravi comincia a diventare sempre più evidente. “Poiché le persone vivono più a lungo – aggiunge Barratt – è fondamentale che siano ben informate e comprendano i rischi delle malattie infettive, come l’herpes zoster, l’influenza e la polmonite, e che si sostengano per invecchiare in modo sano. Possiamo godere e realizzare di più nei nostri anni più maturi quando prendiamo misure per mantenere e migliorare la nostra funzionalità e qualità della vita”. Insomma, per invecchiare in buona salute possono dare una mano anche i vaccini: “Dobbiamo andare oltre l’idea che la vaccinazione sia un evento una tantum per i bambini o i soggetti fragili anziani e incoraggiare governi e popolazione ad adottare la vaccinazione lungo tutto l’arco della vita. Questa strategia non solo può prevenire infezioni individuali, ma portare ad una popolazione che invecchia in modo più sano e protegge ulteriormente dagli effetti della comorbidità con altre malattie”.

L’effetto ‘win win’

Questo crea un effetto ‘win-win’ poiché i vaccini, riducendo le infezioni, limitano la necessità di antibiotici e proteggono così le generazioni future dalla diffusione della resistenza antimicrobica. “Inoltre – aggiunge Barratt – i programmi di immunizzazione hanno una capacità unica di raggiungere le popolazioni difficili da raggiungere e possono essere utilizzati come base per il rafforzamento dei sistemi sanitari primari lungo tutto l’arco della vita e, quindi, anche per promuovere la copertura sanitaria universale e la salute della popolazione in generale”.

L’impatto economico di una popolazione non protetta

Si stima che nei paesi del G20 si perda un trilione di dollari all’anno in produttività a causa di malattie prevenibili tra le persone di età compresa tra 50 e 64 anni. Ad esempio, si registrano 330.000 ricoveri di anziani in tutto il mondo ogni anno a causa del solo virus respiratorio sinciziale (Rsv). I pazienti adulti ricoverati in ospedale con Rsv possono manifestare problemi significativi a lungo termine. Fino al 24,5% necessita di assistenza domiciliare professionale, il 26,6% ha richiesto una riammissione entro 3 mesi dalla dimissione ospedaliera e il tasso di mortalità è di quasi il 33% entro un anno dal ricovero. L’8% dei pazienti di età ≥ 60 anni ricoverati in ospedale con Rsv confermato ha riportato una perdita continua di indipendenza 6 mesi dopo la dimissione dall’ospedale.

Lo studio italiano sui costi delle mancate vaccinazioni

Di recente uno studio italiano pubblicato sull’International Journal of Technology assesment in health care ha valutato l’impatto fiscale e i potenziali risparmi derivanti da tre vaccini negli adulti: influenza, herpes zoster e pneumococco. Per l’influenza, con un numero stimato di 2,1 milioni di persone infette, l’impatto economico totale è stato di quasi 1 miliardo di euro. Di questa cifra, 160milioni di euro rappresentano l’impatto fiscale, evidenziando una notevole pressione sul sistema sanitario e sulla produttività lavorativa. Le malattie da pneumococco, benché meno diffuse con 90.000 casi stimati, ha avuto un impatto economico significativo di circa 148 milioni di euro, con un impatto fiscale di 24 milioni. L’herpes zoster, infine, con 6.400 casi stimati, ha generato un impatto totale di 4.777.200 euro. Di questa somma, 630.000 euro derivano dalla diminuzione della raccolta fiscale, il che sottolinea l’incidenza diretta di questa malattia meno prevalente ma non meno grave sulle risorse economiche.

I dati sul risparmio generato dalle vaccinazioni

Questi dati mettono in luce non solo il carico economico delle malattie infettive in Italia, ma anche la necessità di politiche sanitarie efficaci per mitigarne l’impatto. Lo studio italiano, però, ha valutato anche il potenziale effetto dei programmi di vaccinazione per gli adulti di età compresa tra 30 e 60 anni contro queste tre malattie stimandolo sulla base della riduzione annuale di 200.000 casi di influenza, di 400 casi di herpes zoster e di 9.000 casi di infezione da pneumococco. È stato calcolato che sarebbe possibile ottenere un risparmio di 129 milioni di euro per l’influenza, di 299.000 euro per l’herpes zoster e di 14 milioni per lo pneumococco.

Non si investe abbastanza sulle vaccinazioni

Nel corso dell’incontro organizzato da Gsk sono stati presentati anche i dati relativi ad uno studio condotto nei Paesi Bassi che ha dimostrato che ogni euro investito nella vaccinazione degli adulti a partire dai 50 anni produrrebbe oltre 4 euro di entrate economiche per il resto della vita attraverso i suoi effetti sulla crescita, sulla produttività, sui sistemi fiscali e pensionistici. Nonostante queste evidenze scientifiche, la vaccinazione non ha priorità rispetto ai finanziamenti governativi. “L’allocazione inadeguata di budget per i vaccini e per le campagne di vaccinazione, insieme a pratiche di rimborso spesso troppo lunghe, sono un problema”, sottolinea Quilici. “Il 77% dei paesi dell’Ue e del Regno Unito spende meno dell’0,5% del budget sanitario per l’immunizzazione. Il 58% dei paesi dell’UE non finanzia la vaccinazione antinfluenzale e ha registrato tassi di copertura inferiori rispetto ai paesi con finanziamenti pubblici. Inoltre, nel 30% degli stati membri, il processo di rimborso per i nuovi vaccini si estende spesso oltre un lungo orizzonte di sei anni. Il fatto è che i ministri della salute non parlano la stessa lingua dei ministri delle finanze che puntano a risparmiare risorse. Ma è necessario cambiare approccio e considerare questi costi non come una spesa ma come un investimento che permette di risparmiare soldi a carico dei sistemi sanitari”.

Come superare l’esitazione vaccinale

Appurato che la prevenzione attraverso l’immunizzazione porta vantaggi a tutti, un ostacolo tutt’altro che trascurabile è l’esitazione vaccinale che serpeggia tra molte fasce della popolazione. Cosa si può fare? “Bisogna cambiare la narrazione e puntare sulla Health Literacy”, risponde Barratt che aggiunge: “Bisogna far arrivare le informazioni giuste direttamente alle persone piuttosto che aspettare che le cerchino magari incappando in fake news, quindi non solo articoli sui media tradizionali, alla radio, in tv o sui social media ma anche poster sugli autobus, per strada, nelle farmacie e persino nei supermercati”.

Come nasce un vaccino

Diffondere Health Literacy significa anche rendere le persone consapevoli di quanto lavoro c’è dietro un vaccino: “E’ un processo altamente complesso e molto regolamentato che può richiedere fino a 30 anni dalle prime fasi iniziali a quando si raggiunge il paziente”, spiega Emmanuel Felix, vice-presidente Gsk, Belgium Operations, Vaccines Manifacturing. “Abbiamo tante fasi da rispettare e controlli di qualità elevati, ma stiamo anche iniziando a lavorare con l’Intelligenza Artificiale utilizzando la tecnologia dei gemelli digitali per creare modelli dettagliati del sistema immunitario umano o di patogeni specifici”. E Sibilia Quilici conclude: “Per ispirare fiducia e far comprendere l’importanza dell’immunizzazione, credo sia fondamentale spiegare non soltanto alla popolazione ma alle istituzioni anche quanta scienza c’è dietro lo sviluppo di un vaccino”.  

 

 

 

 

 



www.repubblica.it 2024-04-24 09:37:23

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