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Non solo colesterolo o pressione alta: anche troppa insulina fa male al cuore

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Non solo ipercolesterolemia, ipertensione, diabete. Nell’ampio ventaglio delle minacce che mettono a repentaglio cuore e altri organi ce n’è uno finora poco considerato e che, invece, andrebbe inserito tra i fondamentali: l’insulino-resistenza associata ad iperinsulinemia. Un connubio perverso, da diagnosticare e contrastare precocemente, prima che si instaurino i danni. La resistenza all’insulina è definita come una ridotta capacità del suo ruolo di regolazione della glicemia, per cui il pancreas, per mantenere la glicemia nella norma, è costretto a secernere maggiori quantità di ormone insulina. A cascata ne consegue un cronico aumento di quest’ultima nel sangue (iperinsulinemia), a sua volta responsabile dello sviluppo, nel tempo, del diabete di tipo 2. E oggi, il dato ha carattere epidemico, con una prevalenza che oltrepassa il 51% della popolazione generale, sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. A rivelarlo è un articolo recente su Frontiers in cardiovascular medicine.

Oltre allo sviluppo del diabete di tipo 2, altre ripercussioni coinvolgono l’apparato cardiovascolare e il sistema nervoso, con un potenziale incremento di insorgenza di tumori. Una constatazione che suscita interesse perché si registra una crescita progressiva dei due fattori associati (insulino resistenza e iperinsulinemia), conseguente, innanzitutto, a uno stile di vita scorretto. “Un’alimentazione eccessiva, soprattutto a base di carboidrati (pasta, pane, bibite zuccherate) quando non è controbilanciata da un’adeguata attività fisica – premette Serafino Fazio, già docente di Medicina interna alla Federico II di Napoli e primo autore dello studio – è una delle maggiori cause dell’insulino-resistenza”.

La review

L’articolo, che in sostanza si identifica in una review della letteratura scientifica degli ultimi vent’anni, evidenzia le potenziali alterazioni che negli anni vengono prodotte dalla insulino resistenza e dagli aumentati livelli di insulina nel sangue. Una delle principali alterazioni è l’aterosclerosi, l’ispessimento e la riduzione dell’elasticità delle arterie, sia delle grandi che delle piccole (macro e microcircolazione). Il processo aterosclerotico infatti può produrre danni rilevanti a livello di tutti gli organi nobili del nostro organismo (cuore, cervello, polmoni e reni): in pratica, i più delicati la cui funzione, se compromessa, è difficilmente recuperabile, o lo è solo parzialmente, mediante appropriata terapia farmacologica.

Danni al cuore

E come se non bastasse l’insulina in eccesso si ripercuote negativamente in maniera diretta sul muscolo cardiaco, determinandone la cosiddetta ipertrofia (aumento dello spessore del ventricolo sinistro). In sostanza, non aumenta in toto il volume del cuore, ma solo quello delle sue pareti che, a loro volta, sono alla base del “rimodellamento concentrico” dello stesso ventricolo. “Tra l’altro – continua Fazio – la catena di danni non si esaurisce, perché l’ipertrofia cardiaca è di per sé un fattore di rischio indipendente di scompenso”. E quando si arriva a questo stadio è già tardi, in molti casi, per non veder compromessa la qualità di vita e la stessa sopravvivenza. Con conseguenti ripercussioni sui ricoveri e sulla spesa sanitaria.

I danni da insulino-resistenza e dalla conseguente iperinsulinemia sono evidenti nei pazienti diabetici che si ammalano di cardiomiopatia, così come in quelli che, successivamente, sviluppano ipertensione arteriosa. Insulina, sempre sul banco degli imputati? “Ci finisce quando il suo aumento è conseguenza dell’insulino-resistenza – risponde l’esperto – come tutti gli ormoni, può causare disastri sia quando i suoi livelli sono bassi sia, come nel caso di cui stiamo parlando, se sono elevati. Va precisato che l’insulina è anche un fattore di crescita che può stimolare la crescita di cellule neoplastiche”.

Lo screening

Per non correre rischi, come sempre si deve puntare alla prevenzione. E, per ottenerne i benefici, non basta controllare periodicamente solo la glicemia, che già è prassi per la maggioranza della popolazione, ma anche l’insulinemia. “La glicemia infatti, valutata singolarmente, può rivelarsi nella norma- precisa Fazio – ciò non significa che tutto sia a posto perché contemporaneamente l’insulina potrebbe essere elevata, fenomeno presente in tutte le condizioni di insulino-resistenza. In più andrebbero monitorati i valori di trigliceridi e colesterolo (HDL) perché sono i parametri che ci dicono se siamo insulino-resistenti, mediante il calcolo di tre indici: Homa-IR (Homeostatic index of insulin-resistance), TyG (Triglycerides-glucose index) e Triglycerides/HDLc (rapporto tra trigliceridi e colesterolo Hdl). Basta un semplice prelievo di sangue per mettersi al sicuro”.

Obiettivo correggere lo stile di vita

In primis, correggere lo stile di vita incrementando l’attività fisica e riducendo l’introito calorico, soprattutto dei carboidrati. “Nella pratica clinica però – conclude lo specialista – solo un 25 per cento di pazienti riesce nell’intento, ecco perché il restante 75 per cento andrebbe supportato con sostanze che riducono l’insulino-resistenza. Oggi sono disponibili sia farmaci mirati sia sostanze naturali, che agiscono in tal senso. Tra i primi il più datato ma tuttora valido è la metformina, mentre tra le molecole di ultima generazione vanno ricordati i cosiddetti “inibitori” della pompa sodio-glucosio a livello renale (SGLT2-I) e gli agonisti recettoriali del Glucagon-like-peptide-1 (GLP-1 a). L’elenco degli integratori (nutraceutici) comprende la berberina utilizzata da 2000 anni nella medicina cinese e ayurvedica, la sillimarina un tempo ritenuta un protettore del fegato, la quercitina e la L-arginina”.

Che cosa fa l’insulina

È l’ormone polipetidico (vari aminoacidi) secreto dal pancreas noto prevalentemente per la capacità di regolare il metabolismo glucidico. Si tratta di quel meccanismo fisiologico che presiede al mantenimento del livello normale di glucosio nel sangue (glicemia). Ma le azioni che svolge sono molteplici. E sono proprio quelle che determinano, stimolate da un suo valore in eccesso in corso di insulino-resistenza, i danni a livello cardiovascolare, neurologico e oncologico.

 

 

 

 

 

 

 



www.repubblica.it 2024-04-25 04:11:54

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