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Un fattore di crescita per riparare il cuore

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Si chiama BMP7 ed è un fattore di crescita che potrebbe riparare un cuore danneggiato, come succede per esempio dopo un infarto. E’ questa la promessa racchiusa nella scoperta di una molecola che svolge un ruolo importante nel riparare il muscolo cardiaco. Per ora è stata testata solo su modelli animali, ma la speranza è che in futuro, e se i test continueranno a essere incoraggianti, possa diventare uno strumento utile anche nelle nostre cardiologie. A raccontare le promesse di questo fattore di crescita sono gli stessi autori che lo hanno caratterizzato e che lo presentano oggi sulle pagine di Cell Reports, un team della Università di Bologna e IRCCS – Policlinico di Sant’Orsola (tra le strutture di eccellenza per la cardiologia), in collaborazione con colleghi di istituti tedeschi e israeliani.

Osservare gli animali per capire come rigenerare il cuore

La scoperta dell’esistenza di qualcosa che può riparare il cuore è particolarmente degna di nota – anche considerando che per ora i test si limitano agli animali – perché questo organo è noto per avere una ridottissima capacità rigenerativa, spiegano dall’ateneo bolognese. Dopo un infarto per esempio si osserva la perdita di cellule cardiache (cardiomiociti), sostituiti da tessuto fibrotico, e in assenza di rigenerazione l’evoluzione spesso è verso una condizione di insufficienza cardiaca, scrivono i ricercatori in apertura del loro articolo.

Non succede lo stesso però in tutto il regno animale, raccontano gli autori: alcuni anfibi e alcuni pesci per esempio hanno una buona capacità rigenerativa cardiaca. Il pesce zebra in particolare – un modello animale ampiamente utilizzato in ambito di ricerca – vanta una buona capacità rigenerativa, che persiste durante tutto il corso della loro vita, anche da adulti se necessario. Di contro nei mammiferi questa capacità di esaurisce alla nascita o poco dopo. Perché? “Abbiamo ipotizzato che la perdita della capacità rigenerativa nell’immediato periodo postnatale fosse almeno in parte conseguente ad una diminuita produzione di fattori di crescita”, ha spiegato Gabriele Matteo D’Uva, dell’Università di Bologna, coordinatore dello studio. Per capire se questa fosse la situazione, D’Uva e colleghi hanno analizzato come variavano i livelli di espressione di alcuni fattori di crescita isolati dal cuore di topi poco dopo la nascita.

Fattori di crescita per le cellule del cuore

Procedendo in questo modo ne hanno identificati una manciata che effettivamente diminuivano in maniera importante dopo la nascita, e li hanno quindi testati cercando di misurare la loro capacità rigenerativa. Ovvero, l’idea era quella di capire quanto questi fattori influenzassero la replicazione e la crescita dei cardiomiciti. Tra quelli considerati uno è risultato particolarmente degno di nota, una molecola nota come BMP7, ha aggiunto Chiara Bongiovanni dottoranda in Scienze Chirurgiche e Tecnologie Innovative dell’Università di Bologna, spiegando che si tratta di: “Un membro della famiglia delle proteine morfogenetiche ossee, chiamate appunto BMP”.

Le promesse per BMP7

Quando infatti l’attività di BMP7 veniva spenta, si spegneva anche la capacità rigenerativa dei cardiomiociti, sia per le cellule di topo che per quelle di pesce zebra. Al contrario, spiegano gli autori, quanto l’attività di BMP7 veniva potenziata era possibile rimettere in moto i cardiomiociti, anche dopo eventi come un infarto (sempre nei modelli animali). “Questi risultati suggeriscono che la somministrazione di questo fattore possa rappresentare una nuova strategia terapeutica per promuovere la rigenerazione del cuore – conclude D’Uva – Se validato sull’uomo, potrebbe avere un impatto significativo sul trattamento delle malattie cardiache, una delle principali cause di morbilità e mortalità in tutto il mondo”. Prima però, concludono gli autori, sarà necessario approfondirne i meccanismi di azione per sondare a fondo il suo effetto rigenerante, capire se la sua azione influenza anche altri organi e studiare il modo più opportuno di somministrarlo.



www.repubblica.it 2024-05-07 10:30:46

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