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Covid, vaccinato solo il 13% dei pazienti fragili

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Secondo i dati raccolti dall’Ecdc (European centre for disease prevention and control) l’Italia è tra i Paesi europei con la più bassa copertura vaccinale per Covid-19 tra le persone più a rischio. Nel 2023 sono stati somministrati poco più di due di milioni dosi complessive: anche ammettendo che siano stati destinati tutti ad anziani e pazienti fragili, la copertura raggiunge solo il 13% circa – un valore lontanissimo dalla soglia raccomandata del 75%. “Anche se oggi per fortuna l’impatto sulla popolazione generale è minore rispetto al passato, la malattia Covid-19 è ancora un serio problema per le persone fragili – ha sottolineato a Salute Roberta Siliquini, presidente della Società Italiana d’Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (Siti) – Nel 2023 è stata responsabile di circa 10mila morti e 82mila ricoveri ospedalieri, la maggior parte in soggetti anziani o con altre condizioni di fragilità e non correttamente vaccinati”. Dalla necessità di migliorare le coperture vaccinali in vista del prossimo autunno nasce il documento condiviso Siti-Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) “Proposte di azioni urgenti per la prossima campagna vaccinale Covid-19 in Italia”, per stimolare le istituzioni e gli altri stakeholder a prendere i dovuti provvedimenti: da messaggi di sensibilizzazione mirati al maggiore coinvolgimento e preparazione degli operatori sanitari, fino all’approvvigionamento tempestivo di più vaccini diversi per rispondere a differenti esigenze sul territorio.

Gli errori dell’ultima campagna vacinale

“Purtroppo la campagna vaccinale per Covid-19 dello scorso anno ha avuto risultati molto scarsi – conferma Siliquini – Quello che dobbiamo fare ora è capire cosa non ha funzionato e fare i dovuti aggiustamenti: solo così sarà possibile tutelare davvero i pazienti fragili”. Secondo gli esperti le responsabilità del fallimento della campagna 2023 sono molte e a molti livelli. Ci sono stati, per esempio, problemi di esitazione vaccinale legati probabilmente a errori di comunicazione che hanno fatto sì che la percezione del rischio si sia abbassata a tal punto che anche le persone più fragili non hanno ritenuto necessario vaccinarsi contro Covid-19. Anche l’organizzazione della campagna non è stata delle migliori, secondo Siliquini: “Con una certa variabilità regionale, mediamente siamo partiti in ritardo e in ulteriore ritardo sono arrivate le dosi di vaccino. In pratica gli ambulatori dei medici di medicina generale, che sono il primo sito a cui le persone si rivolgono per le vaccinazioni stagionali, tra ottobre e novembre avevano a disposizione le dosi di vaccino antinfluenzale ma non quelle per Covid-19. Così la possibilità di co-somministrazione nelle persone fragili – pratica che è fortemente raccomandata – è sfumata e dopo il vaccino anti-influenzale molti di coloro che ne avrebbero tratto vantaggio non sono tornati una seconda volta in ambulatorio per recuperare la vaccinazione anti-Covid”. Un altro problema riscontrato dagli esperti è che nel 2023 l’approvvigionamento di vaccini contro Covid-19 è rimasto essenzialmente legato a un’unica tipologia di prodotto, mentre ampliare la scelta alle tre opzioni oggi disponibili (due vaccini a mRna e uno proteico) potrebbe aiutare a risolvere situazioni legate a difficoltà di gestione dei vaccini stessi o a particolari esigenze dei pazienti.

Le “5 azioni urgenti” per raggiungere la copertura del 75%

Per Siti e Simit, l’obiettivo per la prossima stagione è raggiungere il 75% di copertura per Covid-19, lo stesso valore auspicato per la copertura anti-influenzale. Cinque le azioni urgenti identificate: la prima è definire entro il mese di maggio a livello nazionale target, tempi e modalità di svolgimento della prossima campagna vaccinale COVID-19. Fondamentale, poi, le attività di formazione, infomazione e comunicazione: “A nostro avviso per la prossima campagna vaccinale serviranno messaggi indirizzati in modo specifico a chi rischia le conseguenze più gravi dall’infezione di Sars-Cov-2, per evitare che la percezione del rischio si diluisca di nuovo – precisa Siliquini – Crediamo inoltre che sia necessario coinvolgere maggiormente altre società scientifiche per aumentare l’informazione e la preparazione degli operatori sanitari, perché siano più efficaci nel sensibilizzare le categorie a rischio in modo da aumentare l’adesione. Inoltre sarà opportuno modificare il calendario vaccinale inserito nel Piano Nazionale della Prevenzione aggiungendo la vaccinazione contro Covid-19, così da rendere esplicita la gratuità dell’offerta per anziani e fragili”. Anche le istituzioni sono invitate a fare la loro parte, in particolare provvedendo in modo tempestivo all’approvvigionamento di dosi (presso medici di medicina generale, ambulatori vaccinali territoriali e ospedalieri, farmacie, RSA) per tutti e tre i vaccini disponibili in modo equo: le loro differenti caratteristiche, infatti, possono offrire soluzioni a problemi di maneggevolezza (alcuni prodotti non sono forniti monodose, oppure devono essere conservati a -80°C, fattori che pregiudicano la disponibilità negli studi medici sul territorio) ma anche consentire un utilizzo ragionato in termini di appropriatezza, per fornire il vaccino più idoneo per ogni singolo paziente.



www.repubblica.it 2024-05-10 14:04:09

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