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Obesità e maggior rischio di morte: l’importanza di avere i muscoli in salute

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Anche la salute dei propri muscoli può avere una grande importanza, non solo per invecchiare meglio affrontando per tempo la perdita fisiologica di tessuto muscolare tipica degli anziani, che si chiama sarcopenia, ma proprio per guadagnare anni di vita. Questo varrebbe almeno per le persone obese, secondo uno studio svedese che sarà presentato al congresso europeo sull’obesità (Eco), organizzato da Easo, European Association for the study of obesity, che si svolge a Venezia dal 12 al 15 maggio con oltre 300 relatori, 3000 delegati e oltre 670 presentazioni. Per affrontare una epidemia con numeri importanti: 800 milioni gli obesi nel mondo, 1,9 miliardi secondo le stime nel 2035.

Lo studio svedese

Secondo i ricercatori dell’Amra Medical di Linkoping, in Svezia, gli obesi con una cattiva salute muscolare corrono un rischio tre volte maggiore di morire rispetto a chi invece ha i muscoli in salute, questo almeno è quello che è accaduto durante la durata dello studio, di 3.9 anni. In più la preoccupazione è che con i nuovi farmaci che permettono dimagrimenti consistenti e rapidi, la perdita di peso vada a nuocere sulla qualità muscolare. “Gli obesi – ha spiegato Jennifer Linge, che ha condotto lo studio – hanno una maggiore massa muscolare ma i muscoli sono in generale più deboli, inoltre hanno una scarsa qualità muscolare. Riuscire a stabilire accuratamente la composizione della loro massa muscolare – in termini di quantità e qualità – ci farà capire se i dimagrimenti massivi e rapidi che garantiscono i nuovi farmaci sono sicuri, soprattutto per i pazienti più vulnerabili, come quelli con obesità sarcopenica o i più anziani”

Ricerche precedenti avevano già dimostrato utilizzando immagini da Risonanza magnetica che c’è una correlazione tra scarsa salute muscolare e scarse performance in termini per esempio di forza della presa, ritmo del passo, difficoltà a far le scale e maggiore propensione alle cadute. Ma pochi erano i dati sugli obesi. Questo studio invece ha analizzato le immagini di 56109 persone dello studio inglese Uk Biobank quantificando il volume muscolare e il grasso muscolare, indicatore di qualità, e personalizzando un punteggio aggiustando per età, sesso e indice di massa corporea. I partecipanti sono poi stati divisi in 4 gruppi a seconda che avessero una composizione muscolare normale, con molto grasso, basso volume muscolare o una cattiva composizione (che teneva insieme grasso muscolare e scarso volume).

Durante la durata dello studio di 3.9 anni i partecipanti (9840, il 50% uomini, età media 64.4 anni e Bmi di 33,5 Kg/m2) con una composizione muscolare sfavorevole si sono rivelati più a rischio di morte, di tre volte. L’associazione tra scarsa salute muscolare e tutte le cause di mortalità era ovviamente maggiore prendendo in considerazione altri fattori come stili di vita (alcol, fumo, attività fisica), altre malattie (cancro, malattie coronariche, diabete di tipo 2), ma anche la forza della stretta di mano. In un modello aggiustato con questi parametri il rischio di morire era più alto addirittura del 70%.

La salute dei muscoli

E andiamo adesso alla salute dei muscoli. Si sa che ad essi è associata una migliore qualità della vita, anche futura. E questo per vari motivi. Ma misurare la qualità muscolare non è così facile. “Anzi, è una misura difficile – premette Samuele Marcora, professore di Scienza dello Sport ed Esercizio fisico all’università di Bologna – perché per essere davvero accurata dovremmo ricorrere a una biopsia e prendere un pezzetto di muscolo si può fare solo a scopo di ricerca essendo un esame invasivo. Con la Risonanza magnetica si possono indagare le alterazioni muscolari e valutare l’infiltrazione di grasso nel muscolo”.

Parlare di muscoli in generale è però sbagliato, visto che il muscolo è composto di vari tessuti. “Per la qualità infatti bisogna indagare il tipo di fibre di ogni individuo – continua Marcora – e le fibre possono essere di tipo 1, deputate alla resistenza alla fatica, che producono poca potenza muscolare e poca contrazione e si perdono meno invecchiando, e fibre di tipo 2. Queste ultime si suddividono in 2X e 2A: le prime sono molto potenti, si contraggono velocemente, per esempio quando si solleva un peso o quando si parte con uno sprint ai blocchi, e si perdono di più in vecchiaia; le seconde sono intermedie tra le 1 e le 2X. Con l’età perdiamo le 2: basta per esempio far fare a un anziano su e giù dalla sedia per 5 volte: il tempo che ci mette diminuisce con l’età”.

Servono i pesi

Ed è per questo che non basta l’attività aerobica, la camminata, il nuoto. Serve anche – ed è neccessaria – l’attività di resistenza, ovvero i pesi. “Con l’attività aerobica recluto solo le fibre 1, la contrazione muscolare è bassa, per le fibre 2 servono pesi e basta qualche settimana, anche per gli anziani ai quali il medico lo permette, per ricominciare a reclutare le fibre 2 e aumentare la funzionalità complessiva, diminuendo la disabilità. Il beneficio è immediato e ci farebbe risparmiare moltissimo in termini di riduzione del rischio”.



www.repubblica.it 2024-05-11 04:23:16

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