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Morbillo, il vaccino potrebbe essere meno efficace sui bambini nati con parto cesareo

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Il vaccino non è uguale per tutti. Ci riferiamo a quello contro il morbillo, e al 21% dei bambini che, secondo le ultime stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, nascono con un parto cesareo. Secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della University of Cambridge, nel Regno Unito, e della Fudan University, in Cina, infatti, la prima dose del vaccino contro il morbillo potrebbe avere una probabilità 2,6 volte maggiore di essere inefficace sui bambini nati con un parto cesareo rispetto a quelli nati con parto naturale. O, più precisamente, gli scienziati hanno mostrato che sui primi una singola dose di vaccino non riesce a sollecitare una risposta immunitaria sufficiente a immunizzarli dall’infezione, evidenziando però, allo stesso tempo, che la somministrazione di una seconda dose induce una “forte immunità” contro la malattia. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Microbiology.

Il morbillo, una malattia da non sottovalutare

Il morbillo è causato da un virus a Rna del genere Morbillivirus, è diffuso in tutto il mondo e ha come unico ospite naturale l’essere umano. Che sia una malattia seria e da non sottovalutare lo dicono la storia e i numeri: prima dell’introduzione del vaccino, negli anni sessanta, e dei programmi estesi di vaccinazione, si verificavano epidemie di morbillo all’incirca ogni due o tre anni, e queste epidemie provocavano un numero stimato di oltre due milioni e mezzo di morti ogni anno. La vaccinazione ha aiutato a ridurre significativamente l’incidenza della malattia, che però rimane ancora una causa importante di morbilità e mortalità: si stima che nel 2022 siano morte di morbillo quasi 140mila persone, soprattutto nei paesi sottosviluppati e per lo più nei bambini al di sotto dei cinque anni. Proprio per questo, tutte e sei le regioni dell’Organizzazione mondiale della sanità hanno fissato obiettivi di eliminazione del morbillo – il che richiede il raggiungimento di livelli di immunità molto elevati nella popolazione (almeno il 95% di copertura vaccinale): a oggi solo la regione delle Americhe ha raggiunto questo traguardo nel 2016, salvo poi retrocedere negli anni successivi. Ecco perché è importante tenere la guardia molto alta. 

Lo studio

È noto che lo sviluppo del sistema immunitario dei bambini è legato (anche) al microbioma, cioè all’insieme dei microrganismi che risiedono nel suo intestino. E negli ultimi anni diversi studi hanno provato a comprendere se il parto vaginale favorisca il trasferimento di tali microrganismi dalla madre al neonato, che in qualche modo potrebbe trarre vantaggio da questo processo di “eredità” del sistema immunitario. Questo è stato il punto di partenza degli autori del lavoro: “Abbiamo scoperto che il modo in cui nasciamo, tramite parto cesareo o parto naturale – ha spiegato Henrik Salje, uno degli autori e professore al Dipartimento di genetica della University of Cambridge – ha conseguenze a lungo termine sulla nostra immunità alle malattie durante la crescita. Nei bambini nati con cesareo il vaccino contro il morbillo ha molte più probabilità di fallire, e quindi vorremmo assicurarci che ricevano una seconda dose per essere adeguatamente protetti, e anche per proteggere il resto della popolazione tenendo alta la quota di immunizzazione”.

Per studiare il fenomeno, i ricercatori hanno messo insieme i dati provenienti da altri studi (si tratta dunque di una meta-analisi, cioè di uno studio di studi) relativi, nel complesso, a oltre 1.500 bambini nati nella regione dell’Hunan, in Cina, e in particolare i campioni di sangue prelevati a intervalli periodici dalla nascita dei bambini fino al dodicesimo anno di età. In questo modo hanno potuto esaminare il cambiamento dei livelli di anticorpi contro il morbillo nei primi anni di vita e dopo la vaccinazione, e hanno scoperto, per l’appunto, che il 12% dei bambini nati con parto cesareo non mostravano alcuna risposta immunitaria alla prima vaccinazione: più del doppio di quelli nati con parto naturale. A voler guardare il bicchiere mezzo pieno si potrebbe dire che comunque molti dei bambini nati con parto cesareo sviluppano una risposta immunitaria dopo la prima vaccinazione; ma, come detto in precedenza, è necessario che questa percentuale sia il più alta possibile per garantire la massima sicurezza al singolo e alla popolazione, ed è per questo che gli autori raccomandano la somministrazione della seconda dose soprattutto per i bambini nati con parto cesareo.

Il parere dell’esperto

I risultati appena pubblicati, in ogni caso, vanno presi con le pinze. “Gli autori del lavoro – ci spiega Rocco Russo, coordinatore del tavolo tecnico vaccinale della Società italiana di pediatria (Sip) – hanno misurato il livello degli anticorpi e lo hanno raffrontato con la soglia considerata ‘standard’ per potersi considerare ‘protetti’ dal vaccino. Tuttavia ci sono anche altri fattori da considerare: anzitutto il fatto che non è ancora certo il ruolo del microbioma materno e di come questo si trasmetta al nascituro, e soprattutto il fatto che non è solo il numero di anticorpi a essere importante, ma anche la loro qualità. In altre parole, è difficile quantificare l’efficacia o meno di un vaccino basandosi semplicemente sul numero di anticorpi. Tra l’altro il calendario vaccinale cinese è diverso dal nostro – in Cina la prima vaccinazione contro il morbillo viene somministrata all’ottavo mese di vita, un periodo in cui ci potrebbero ancora essere ‘interferenze’ con gli anticorpi materni. Il messaggio a mio avviso più importante che emerge da studi di questo tipo è chiaro: qualsiasi sia la modalità del parto, bisogna sempre vaccinarsi con due dosi e nei tempi previsti dal piano nazionale. È fondamentale per tenere alta la copertura della popolazione”. 



www.repubblica.it 2024-05-14 05:49:12

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