Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Attenzione all’interazione tra farmaci: può ridurre l’efficacia delle cure anticancro

31

- Advertisement -


Farmaci per il reflusso gastroesofageo, per il cuore o per i disturbi dell’umore – ma non solo – possono interferire con le terapie anticancro, fino a ridurne l’efficacia con effetti negativi sulla sopravvivenza. A dimostrarlo sono i nuovi dati dello studio italiano BioItaLEE, presentati al Congresso sul tumore del seno della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO Breast Annual Congress), che si è da poco concluso a Berlino.

Interferenze farmacologiche per un terzo delle pazienti

Lo studio ha arruolato circa 300 pazienti con tumore della mammella avanzato o metastatico positivo per i recettori ormonali e negativo per la proteina HER2, trattate in prima linea con lo standard di cura, costituito da un inibitore di CDK4/6 in combinazione con la terapia antiormonale. Ebbene: “Il 30% delle pazienti ha presentato interazioni clinicamente significative, con una diminuzione dell’efficacia del trattamento standard di circa 8 mesi. Nelle pazienti con interazioni farmacologiche, infatti, la sopravvivenza libera da progressione ha raggiunto 20 mesi, rispetto ai 28 nelle altre donne prive di conflittualità fra terapie”, spiega Andrea Botticelli, Responsabile della Breast Unit del Policlinico Umberto I Roma. Farmaci cardiologici, inibitori di pompa protonica e antipsicotici sono risultati le principali classi in conflitto con le cure oncologiche.

Intelligenza artificiale per studiare i sistemi complessi

A rendere possibile questo studio sull’interazione farmacologica sono oggi l’intelligenza artificiale e gli algoritmi di machine learning. “Lo studio dei sistemi complessi rappresenta l’ultima frontiera della medicina di precisione – commenta Paolo Marchetti, Presidente della Fondazione per la Medicina Personalizzata – Finora abbiamo affrontato il problema della complessità del cancro, con studi sempre più mirati sulla profilazione genomica, tralasciando, per difficoltà operative, l’integrazione con il contesto clinico complessivo del paziente. Con i nuovi sistemi di valutazione delle informazioni, oggi siamo in grado di analizzare ulteriori informazioni, come le interazioni fra i farmaci e i meccanismi di resistenza”.

Anche in altri tumori come il melanoma o le neoplasie della testa e del collo prosegue Marchetti, sono stati osservati risultati simili, con una importante riduzione (6/8 mesi) del controllo di malattia in circa un terzo dei pazienti: “Un dato che impone una profonda riorganizzazione dei percorsi terapeutici, inserendo al termine della discussione multidisciplinare di patologia la fase di ‘riconciliazione terapeutica’, come momento preliminare alla prescrizione di farmaci ad alto costo”.

La piattaforma Drug-Pin

Proprio per valutare le interazioni negative tra i farmaci, l’Università Sapienza di Roma e l’Università La Charité di Berlino hanno realizzato una piattaforma, Drug-Pin. L’obiettivo, spiegano gli esperti, è ampliare il numero di pazienti che possono beneficiare dei farmaci a bersaglio molecolare o dell’immunoterapia. I risultati e la piattaforma vogliono essere uno stimolo per i clinici a non ignorare l’esistenza di possibili interazioni: “La soluzione – sottolinea ancora Marchetti – non consiste nell’interruzione delle cure per le altre patologie ma, a parità di principio attivo, nell’individuazione della terapia che non presenti conflittualità con il trattamento anticancro in corso”.

Cos’è la prescrittomica e perché è importante

Questo approccio si inserisce nella cosiddetta “prescrittomica”, che consiste proprio  nell’utilizzo di strategie per ottimizzare le scelte prescrittive, riducendo le interazioni negative tra i farmaci (tutti, non solo quelli oncologici) nella pratica clinica. Di recente, a Lisbona, si è svolta la prima Conferenza internazionale sulla e sulla medicina di precisione (1st International Caparica Conference on Prescriptomics and Precision Medicine), in cui è stata presentata l’esperienza dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea di Roma: “Il 20% degli accessi delle persone anziane ai Pronto Soccorso è determinato proprio da problemi dovuti all’interazione fra terapie in atto, come sanguinamenti, eventi trombotici, cadute – spiega Maurizio Simmaco, Professore Ordinario di Biologia Molecolare all’Università Sapienza di Roma e Direttore del Dipartimento di Scienze Diagnostiche del Sant’Andrea – Inoltre, vi sono farmaci che non devono essere somministrati dopo una certa età a pazienti affetti da specifiche patologie. Ad esempio, le statine in prevenzione primaria, cioè per prevenire disturbi cardiovascolari in persone a rischio che non ne abbiano già sofferto, sono controindicate nelle persone con più di 80 anni, in particolare se fragili. Gli inibitori di pompa non devono essere assunti per più di 2 mesi, ma alcuni pazienti proseguono per anni. Sappiamo che questi farmaci impattano metabolicamente sugli altri trattamenti e provocano conseguenze negative nel paziente”.

Come cambia la pratica clinica: l’esperienza del Sant’Andrea di Roma

Da molti anni presso il nosocomio romano vengono utilizzati sistemi digitali integrati di prescrizione, per scegliere i trattamenti che presentino il minimo rischio di tossicità e la massima probabilità di efficacia. Con un duplice vantaggio: da un lato benefici per i pazienti, dall’altro risparmi per il sistema. Questi strumenti bioinformatici, utilizzabili in qualsiasi ambito clinico, permettono di raggiungere la gestione ottimale del farmaco, con una precisione un tempo impensabile, prosegue Simmaco.

Nel sistema vanno inserite informazioni sul paziente relative, ad esempio, a età, sesso, stili di vita, diverse patologie e, nei centri in cui è possibile, la profilazione dei geni che codificano per le proteine coinvolte nel metabolismo dei farmaci.

Tutto, ovviamente, deve partire da una diagnosi corretta da parte del medico: “Ad esempio, nel paziente politrattato psichiatrico, grazie a questi sistemi integrati, si ottiene un importante aumento delle terapie accettate dal paziente rispetto ai metodi tradizionali. Oltre alla riduzione del numero di farmaci prescritti, vi è anche un risparmio economico per il sistema, stimabile in circa il 20-25% del totale della spesa”.

Tornando ai tumori, la prescrittomica si inserisce nello stesso contesto degli studi sul microbioma o sul microambiente tumorale. “Con questa diversa sensibilità ad un tema apparentemente noto, ma trascurato nella pratica clinica anche a livello internazionale – conclude Marchetti – si potrebbero ridurre sofferenze evitabili e spese inutili”.



www.repubblica.it 2024-05-21 10:02:17

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More