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Diagnosi precoce con l’AI per le donne con Alzheimer

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Una svolta, anche per la medicina di genere. L’intelligenza artificiale può rappresentare quella spinta necessaria a ridurre le disparità di salute e di cura basate sul genere e non solo. Disparità che pesano sulla salute delle donne e ne possono decidere la vita e la morte e che si traducono in diagnosi ritardate o sbagliate, in effetti collaterali non studiati o in caratteristiche proprie delle donne (come le fasi ormonali) che non vengono prese in adeguata considerazione. A tutto questo si aggiungono quegli stereotipi legati al genere che nella salute e nella cura possono diventare decisivi e dove le innovazioni legate all’AI possono fare la differenza, per esempio con il riconoscimento di segnali precoci o specifici di alcune patologie, che si differenziano a seconda del genere. Con l’attenzione alta sui modelli di apprendimento dell’AI, che non devono replicare stereotipi e pregiudizi.

Il rapporto: beneficio da mille mld $ all’anno colmando il gender gap sanitario

Del resto, che ci sia un tema di genere da considerare nella medicina è ormai fuor di dubbio, come emerso anche al World Economic Forum di Davos, in cui è stato presentato un report realizzato con il McKinsey Health Institute dal titolo “Closing the women’s health gap: a $1 trillion opportunity to improve lives and economies”, un’analisi delle condizioni medie di salute femminile a livello globale, e una valutazione del potenziale che potrebbe sprigionarsi dal punto di vista sanitario ed economico investendo nel loro miglioramento. Il report analizza inoltre le cause principali alla base del gender gap sanitario, che concernono la ricerca scientifica, la disponibilità di dati, le decisioni di investimento e i livelli di assistenza. Dallo studio emerge che solo l’1% delle ricerche sulla medicina sono dedicate a condizioni specifiche di genere e che le donne, nonostante vivano in media più degli uomini, trascorrono il 25% della loro vita in cattive condizioni di salute. Chiudere questo gap sarebbe di beneficio per 3,9 miliardi di donne, con sette giorni di vita in più ogni anno, una media di 500 giorni in un’intera esistenza e porterebbe a un beneficio economico valutato in mille miliardi di dollari da qui al 2040. Serve però un approccio su tre dimensioni: quello della cura, quello della ricerca e quello degli investimenti. Insieme a una nuova consapevolezza dell’importanza di una medicina di precisione.

Santuccione Chadha: «Le donne troppo spesso sottodiagnosticate»

È su queste direttrici che è necessario lavorare, spiega Antonella Santuccione Chadha, neuroscienziata e medica esperta di medicina di genere di precisione e ceo dell’organizzazione no-profit Women’s Brain Project, in Italia per partecipare al Milan Longevity Summit dal 14 al 27 marzo prossimi. «Le donne rappresentano un enorme bacino di pazienti sottodiagnosticato», dice la neuroscenziata, che mette in evidenza due elementi: in primis la mancanza di ricerche specifiche dedicate alle donne e alle loro peculiari caratteristiche fisiche e non solo. «Dobbiamo uscire dall’idea della medicina che va bene per tutti, a taglia unica, e andare verso la medicina di precisione – afferma – la medicina che conosciamo oggi è stata sviluppata prevalentemente per maschi e, se si guarda ai dati di genomica, sono per lo più di 80 chili di peso, giovani e in salute. Ma non ho pazienti simili in corsia. La ricerca per essere valida deve includere la maggiore tipologia di diversità possibili, dall’etnia, al sesso, al genere, l’età e via dicendo».

Pensiamo, per esempio, ai cambiamenti ormonali a cui è sottoposto il corpo delle donne in tre fasi chiave di vita, quella mestruale, quella della gravidanza e quella della menopausa: «Mancano gli studi su come impattano i farmaci in questi diversi momenti, per esempio solo adesso iniziamo a studiare il rapporto tra malattie neurodegenerative e del sistema immunitario e la menopausa e, ancora, vediamo che le donne soffrono più degli uomini gli effetti collaterali dei farmaci perché questi non vengono né studiati né riportati adeguatamente. È un problema serio, anche in termini di costi come quelli di ospedalizzazione a causa di questi effetti», sottolinea Santuccione Chadha.

«La ricerca per essere solida deve includere le diversità»

Ma a monte c’è un altro elemento che proprio con l’AI può avere una svolta: «Il ritardo nelle diagnosi è legato ai bias con cui tutti noi abbiamo a che fare. Le diagnosi di Alzheimer alle donne vengono fatte con ritardo rispetto a quelle degli uomini, per la sclerosi multipla le donne vengono diagnosticate 2-3 anni dopo l’insorgenza dei primi sintomi, prima vengono curate per depressione, per stress. Ancora oggi nella pratica medica troppo spesso le donne non vengono credute, siamo ancora ai tempi dell’isteria».



www.ilsole24ore.com 2024-03-08 17:22:41

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