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Gli psichiatri: “Raddoppiate le richieste di visite, si allungano le liste d’attesa”

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È raddoppiato il numero di richieste e di accesso e di richiesta di visita nell’ambito dell’assistenza psichiatrica dopo il Covid, passato dal 15 al 30%. E questo “costringe a scelte che garantiscono le prestazioni ritenute più urgenti dai medici di famiglia, in altri casi si cerca di effettuare una sorta di triage. Però è vero che in molti servizi per la prima volta da quanto è stata approvata la legge 180 si stanno creando liste d’attesa. Questo è un segnale preoccupante”. Lo afferma Liliana Dell’Osso, presidente della Società italiana di psichiatria (Sip) all’indomani dell’approvazione del piano del governo per abbattere le liste d’attesa, che tra le altre misure, stanzia 60 milioni per i dipartimenti di salute mentale. 

La carenza dei servizi

Inoltre “sempre più spesso come per altre discipline, la carenza di risposta dei servizi (per le prime visite ma anche per le visite di controllo successivo) legata al depauperamento del personale soprattutto medico, fa sì che gli utenti si rivolgiamo in urgenza in pronto soccorso, aumentandone le difficoltà”, spiega ancora Dell’Osso.

Le liste d’attesa

“Il problema delle liste d’attesa in psichiatria storicamente non è mai esistito, complice anche il rischio medico legale, collegato in parte al rischio suicidario e in parte a possibili anomalie comportamentali. I servizi di salute mentale hanno sempre risposto in tempi brevissimi alle richieste di prima visita, quasi sempre su indicazione del medico di medicina generale o ad accesso diretto. – spiega l’esperta – E tutto avveniva quindi bypassando i Cup. Quello che sta succedendo ora, nel corso degli ultimi 10 anni, è che in alcuni servizi territoriali più penalizzati in termini di risorse specialistiche, si stanno accumulando richieste di prima visita che non riescono ad essere evase, se non con tempi molto lunghi. Si parla ormai di centinaia di persone, perché il numero di richieste e di accesso e di richiesta di visita dopo il Covid stanno aumentando molto (dal 15 al 30%)”.

“Il Dipartimento di salute mentale assume, poi, la titolarità di un percorso di presa in carico, correlata ad una prassi orientata alla continuità terapeutica, garantisce il supporto complessivo in tutto il percorso del paziente –  prosegue – Tuttavia risente della carenza di personale, con quello rimasto a lavorare nei servizi ormai allo stremo”.



www.repubblica.it 2024-06-05 16:30:15

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