Adolescenti, quando il sesso può aspettare


DOVREBBE essere il tempo delle grandi passioni e dell’amore ‘senza fine’. Eppure, sempre più studi scientifici ed esperti, segnalano che oggi i giovani appaiono meno interessati alla sessualità rispetto ai loro genitori. C’è chi pensa allo studio, chi allo sport, alla musica o a un’interesse personale e la ricerca di un fidanzato o di una fidanzata sembra diventato un argomento secondario. Si vive anche bene senza. Eppure, le immagini del web, portano la sessualità nelle vite dei giovani sempre più precocemente.

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Forse i giovani non vogliono crescere? Rinviano sempre di più la prima volta? “Alcuni sembrano voler rimanere bambini. Le modalità di incontro e conoscenza sono cambiate, fino a qualche decennio fa la sessualità era una tappa importante per l’autonomia e per prendere la giusta distanza dal mondo genitoriale. Oggi la tecnologia ha modificato le abitudini dei ragazzi, ci si conosce e flirta via chat per l’incontro sessuale ci sarà tempo”, spiega Roberta Rossi, sessuologa e psicoterapeuta dell’Istituto di sessuologia clinica.

A che età avviene il primo rapporto sessuale?

“Gli ultimi dati a disposizione ci dicono che l’età media del primo rapporto sessuale è intorno ai 17 anni, non sappiamo se una volta iniziati alla sessualità penetrativa si prosegue o meno”.

Oggi c’è una precocizzazione di alcuni comportamenti sessuali sui social. Ragazzini molto giovani in atteggiamenti ambigui. L’impressione è che si vada da un estremo all’altro?

“La tendenza è di considerare la fase adolescenziale come un periodo uguale per tutti. Questo è un errore perché ogni persona ha un suo sviluppo, una sua storia, vive in contesti familiari e sociali diversi e tutto questo influenza il modo di vivere questa fase e la scoperta della sessualità. Quindi avremo adolescenti ritirati, altri che si espongono alle esperienze più svariate altri ancora con comportamenti più consoni al contesto in cui vivono, tutti seguono un loro percorso personale difficile da riunire in una unica visione”.

Perché i ragazzi hanno paura della sessualità?  

“Alcuni ragazzi non temono solo il primo rapporto sessuale, ma anche il primo bacio. Per alcuni di loro è questione di tempo e di persona, pensiamo anche che stiamo attraversando un periodo molto delicato da questo punto di vista, dove la paura del contatto e della vicinanza ha fatto aumentare le fobie sociali e non solo. Le raccomandazioni vanno proprio nella direzione di evitare il bacio, veicolo primo per la trasmissione del Covid, con lo scambio di saliva che presuppone. Quindi cosa potevamo aspettarci che incamerassero i nostri ragazzi?”.

La prima volta è sinonimo di rapporto completo?

“In genere si tende a pensarla come primo rapporto penetrativo, ma dipende anche da dove e con chi è condivisa, spesso si affida il significato della prima volta ad un legame anche affettivo, tralasciando magari una esperienza avuta prima senza troppo coinvolgimento. Dipende sempre dall’esperienza e dal significato che ognuno di noi attribuisce a questa prima volta”.

 

Come prepararsi alla prima volta?

“Anche la migliore delle preparazioni rischia di scontrarsi con la realtà. Accadono delle cose e viviamo delle sensazioni che difficilmente si possono immaginare se non si sono vissute prima, la cosa importante è che questo momento sia accompagnato dal desiderio di viverlo, dalla consapevolezza di viverlo in modo sicuro (profilattico sempre) e dal non avere fretta. La lentezza permette di scoprirsi e di conoscersi meglio vicendevolmente”. 

 

E’ risaputo che i ragazzi si preoccupano di essere all’altezza della situazione, è così anche per le ragazze?

“C’è l’ansia da prestazione e poi le dimensioni sono nella testa di tutti, l’anedottica è ricca di spunti di questo tipo e purtroppo questa idea crea non poche difficoltà nel ragazzo, che rischia di pensare alle proprie dimensioni come unico indice del benessere sessuale personale e del partner. Sulla stessa scia seguono le ragazze. Dovremmo pensare alla sessualità come una torta fatta di diversi ingredienti che mescolati insieme fanno il prodotto finale, la torta appunto, e in questo molto aiuta anche l’aspetto ludico: impariamo a giocare con i corpi, non seguiamo schemi prefissati e individuiamo i nostri desideri e le nostre curiosità. Solo così impareremo a riconoscere la strada del piacere, una strada molto personale che nessuno potrà indicarci da fuori”.



www.repubblica.it 2021-06-09 05:51:00

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