Israele, terza dose di vaccino Pfizer per i pazienti immunodepressi


Alla luce della rinnovata diffusione del Covid nelle ultime settimane in Israele, il ministero della Sanità israeliano ha dato istruzione oggi alle casse mutue di somministrare una terza dose di vaccino Pfizer agli immunodepressi. L’obiettivo è di impedire così che siano contagiati e che sviluppino forme gravi della malattia.

Un comunicato del ministero della Sanità precisa che il provvedimento riguarda chi abbia avuto trapianti di cuore, polmoni, fegato, midollo osseo o reni. La terza dose può essere somministrata inoltre a chi sia stato o sia ancora sottoposto a cure oncologiche di vario genere.

Il periodo ottimale per la vaccinazione con la terza dose – secondo il ministero – è di otto settimane dopo la seconda. In ogni caso, avverte, non devono trascorrere meno di quattro settimane fra seconda e la terza dose. Gli immunodepressi, avverte il ministero della sanità, devono comunque continuare a mantenere la massima cautela. Sono incoraggiati fra l’altro ad indossare mascherine protettive, ad osservare la igiene personale e ad astenersi da contatti con persone malate o non vaccinate.

Giovedì scorso la Pfizer-BionTech aveva annunciato di essere intenzionata a chiedere l’autorizzazione alla Fda americana per una terza dose del vaccino sviluppata in maniera specifica contro la variante delta che nel giro di poco tempo diventerà quella predominante un po’ in tutto il mondo.

L’azienda farmaceutica aveva spiegato che esistono “dati incoraggianti”, ma in una nota congiunta Fda e Cdc (Centers for Disease Control) avevano messo in dubbio la necessità sostenendo che al momento non ci sono evidenze scientifiche che facciano pensare al bisogno di un richiamo.

Pfizer oggi prevede di incontrare i massimi funzionari sanitari degli Stati Uniti per discutere la richiesta per l’autorizzazione federale di una terza dose del suo vaccino, poiché Anthony Fauci, consigliere medico del presidente Joe Biden, ha riconosciuto che “è del tutto concepibile, forse probabile” che in futuro siano necessari richiami.

In una dichiarazione alla Associated Press, il dottor Mikael Dolsten di Pfizer ha detto che i primi dati dello studio di richiamo dell’azienda suggeriscono che i livelli di anticorpi delle persone aumentano da cinque a dieci volte dopo una terza dose, rispetto alla loro seconda dose mesi prima.

Ieri Fauci non ha escluso la possibilità, ma ha detto che era troppo presto perché il governo raccomandasse un richiamo del vaccino. Fauci si è detto d’accordo con la posizione di Fda e Cdc di non considerare necessari i richiami “in questo momento”.

“Questo non significa che ci fermiamo qui – ha specificato Fauci – Ci sono studi in corso ora in corso mentre parliamo di esaminare la fattibilità su se e quando dovremmo dare un richiamo alle persone.”

Secondo il consigliere medico di Joe Biden è abbastanza possibile nei prossimi mesi “con l’evoluzione dei dati” il governo possa sollecitare un richiamo basato su fattori come l’età e le condizioni mediche di base. “Certamente è del tutto concepibile, forse probabilmente prima o poi, avremo bisogno di un richiamo”, ha concluso Fauci.

L’ipotesi di somministrare la terza dose di vaccino al momento lascia scettica gran parte della comunità scientifica statunitense. Nel Paese l’immunizzazione completa riguarda meno della metà della popolazione (48%) e la sensibile risalita dei casi di questi giorni è stata registrata negli stati dove le vaccinazioni sono ancora poche.

La settimana scorsa la direttrice del Cdc Rochelle Walensky ha spiegato che ci sono due realtà: zone dove le persone completamente immunizzate tornano alla vita normale e altre dove le ospedalizzazioni continuano a crescere. L’ostilità verso i vaccini è più alta negli stati rurali e nel sud del Paese.



www.repubblica.it 2021-07-12 14:10:00

CoronavirusdoseimmunodepressiIsraelepazientiPfizerterzavaccinivaccino