Vaccini, Covid: se a dare il buon esempio sono i figli


*Psicoterapeuta, docente Università Politecnica delle Marche, presidente Associazione nazionale Di.Te.(Dipendenze Tecnologiche, GAP, cyberbullismo)   

UN merito (e anche più di uno) ai nostri adolescenti va dato: dalle fasi più restrittive della pandemia hanno dimostrato buon senso, rispetto per le regole di sicurezza e per l’altro. Hanno saputo attendere attivamente il momento di poter rivedere un fidanzato o una fidanzata, hanno seguito la dad mattina dopo mattina, e, pur annoiandosi in alcuni momenti, sono rimasti convinti dell’importanza dello studio come base per il loro futuro, hanno utilizzato gli strumenti digitali in modo creativo, per continuare a rimanere vicino ai loro cari (e penso ai ragazzi che hanno creato podcast o video da mandare ai loro cari in ospedale a causa del Covid). Certo, non vale per tutti gli adolescenti, la saggezza popolare sa da tempo che di un’erba non si può fare un fascio. Ma non riconoscere i buoni intenti con cui hanno agito molti non sarebbe altrettanto corretto.

Adesso è la volta del vaccino anti-Covid e del green pass: molti adolescenti vorrebbero fare il vaccino, ma non tutti i genitori glielo permettono. Il caso più eclatante riportato dalle cronache è quello di un ragazzo di Firenze che vorrebbe vaccinarsi, mentre i suoi genitori, convinti no-vax, glielo impediscono. Sicuro della bontà sua scelta, con l’intento di tornare a una vita normale e con l’aiuto dei suoi insegnanti, il ragazzo ha interpellato un avvocato matrimonialista. Niente. Le scelte di salute per i minorenni riguardano solo i genitori, mentre, come dice il giovane, ci si può sballare in discoteca, fare qualsiasi cosa che magari la salute la mette in pericolo ancor più di un vaccino, ma non prendere una decisione che può contribuire a tutelare la propria vita e quella degli altri come vaccinarsi. Alla fine, dopo qualche incontro con l’avvocato, presidente dell’Associazione Matrimonialisti italiani, i genitori hanno firmato il loro assenso.

Sia chiaro: il tema qui non è entrare nel merito del vaccinarsi o meno, ma è sottolineare il buon esempio che stanno dandoci i ragazzi per tornare quanto prima a una nuova normalità. Dove poter anche attraversare il turbinio emotivo, psichico e fisico che è l’adolescenza, come si è sempre fatto, scontrandosi, ribellandosi, e confrontandosi con gli altri.

Se li si continua a tenere in una bolla, se non gli si permette di parlarci del perché delle loro motivazioni, delle loro ambizioni, se non chiediamo loro quali fonti hanno consultato per alimentare i loro pensieri e le loro convinzioni, e se non li si fa scegliere con responsabilità, allora li si sta iperproteggendo. E, ancora una volta, la saggezza popolare lo sa già da tempo: il troppo stroppia. Il rischio è che troppa protezione si trasformi in minore crescita dei nostri figli, che non sappiano scegliere in autonomia quando saranno più grandi e che non sappiano affrontare le sfide che la vita, prima o poi, chiede di superare a tutti noi. Questo, con buona probabilità, potrebbe innescare anche un altro circolo vizioso: i giovani potrebbero sentirsi soli, lasciati da soli, potrebbero sentirsi ancora più incompresi.

 

Così facendo la salute mentale ne risentirebbe ancora di più: depressione, ansia, attacchi di panico e altro potrebbero emergere e appesantire ancora di più il faticosissimo ultimo anno e mezzo che ci portiamo tutti sulle spalle. Ascoltiamoli di più, e se una loro scelta non coincide con la nostra, indaghiamo su come si sono documentati e qual è il fine che vogliono raggiungere compiendola. Esprimiamo il nostro disaccordo, ma motiviamolo, con cura, come chiediamo di fare a loro verso di noi. Il confronto, sano, equilibrato, e volto alla comprensione, ha sempre fatto crescere responsabilmente. A volte, ci ha persino dimostrato che i ragazzi sono da esempio per noi adulti.



www.repubblica.it 2021-08-16 05:34:00

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