Tumore al seno: con 7/8 anni di terapia aumenta la sopravvivenza


LA durata della cura per il tumore al seno potrebbe cambiare nel prossimo futuro: non più 5 anni, come è oggi per la maggior parte delle donne, né 10 anni, com’è per quelle considerate più a rischio di ricaduta. Ma una via di mezzo, cioè 7 o 8 anni. E’ questo il tempo con cui si ottiene la maggiore riduzione di mortalità. Oltre questo periodo non si ha un aumento della sopravvivenza, ma solo degli effetti collaterali. A mettere in evidenza la necessità di un cambiamento della pratica clinica è lo studio GIM4 del Gruppo Italiano Mammella, coordinata dal Policlinico San Martino di Genova. I dati sono presentati oggi al congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo) e pubblicati in contemporanea su Lancet Oncology.

 

La notizia riguarda la maggior parte delle donne in menopausa con un tumore al seno iniziale di tipo “ormonale”. La terapia di cui si parla nello studio, infatti, è quella endocrina (o anti-ormonale) utilizzata per tutti i carcinomi che crescono stimolati dagli ormoni femminili, che rappresentano oltre il 70% dei casi. Sono trattate in questo modo circa 38 mila donne in post menopausa che si ammalano ogni anno di questa forma di carcinoma della mammella.

La terapia standard, oggi

Dopo l’intervento, alle donne in postmenopausa con un cancro al seno positivo ai recettori ormonali viene di norma prescritta la terapia anti-ormonale adiuvante, allo scopo di bloccare la crescita di eventuali cellule residue e ridurre il rischio di recidive. Uno degli schemi standard di terapia anti-ormonale prevede una durata totale di 5 anni: le donne ricevono il trattamento con tamoxifene per 2 o 3 anni, e un inibitore dell’aromatasi (come il letrozolo) per i restanti 2 o 3 anni, il cui effetto è quello di impedire agli androgeni di trasformarsi in estrogeni.

Lo studio GIM4

Il nuovo studio, realizzato grazie ai finanziamenti del 5×1000 e del Ministero della Salute, ha coinvolto 69 ospedali di tutta Italia, reclutando nell’arco di 5 anni (dal 2005 al 2010) 2.056 donne in postmenopausa operate per un carcinoma mammario “ormonale”. Dopo il trattamento di 2/3 anni con il farmaco tamoxifene, le pazienti sono state assegnate casualmente a ricevere l’inibitore dell’aromatasi letrozolo o per i successivi 2/3 anni (per un totale di 5 anni di terapia, come da protocollo) o per altri 5 anni, per un totale di 7 o 8 anni di terapia complessivi (protocollo sperimentale).

Un aumento della sopravvivenza globale importante

Tutte le pazienti coinvolte sono state seguite in media per 12 anni. Dopo questo periodo è stat osservato che la sopravvivenza media del trattamento prolungato è del 4% più alto del trattamento standard a 5 anni e riduce il rischio di recidiva. Può sembrare poco il 4%, ma in realtà è sia statisticamente sia clinicamente molto significativo: “Equivale a una riduzione del rischio relativo di morte del 22% ed è un risultato considerato molto importante. E’ il risultato che di solito ci si aspetta da un trattamento che dimostra di essere superiore ad un altro per questo tipo di tumore”, sottolinea la coordinatrice dello studio Lucia Del Mastro, oncologa e responsabile della Breast Unit dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino: “E si tratta del primo studio sulla durata del trattamento adiuvante anti-ormonale ad avere un periodo di osservazione così lungo”.

 

Oggi le linee guida raccomandano una durata personalizzata del trattamento con letrozolo sulla base della tolleranza al farmaco e del rischio di ricaduta, e nessuno studio aveva ancora dimostrato un vantaggio in termini di sopravvivenza con la terapia ormonale prolungata oltre i 5 anni. Sulla base dei risultati dello studio GIM4, ed in particolare del vantaggio osservato nella sopravvivenza globale, invece, il protocollo terapeutico potrà essere modificato, prevedendo una durata ottimale di sette-otto anni per la terapia anti-ormonale. “Oltre questa durata – conclude Del Mastro – a fronte dell’incremento della tossicità non assistiamo a un aumento della longevità: gli effetti collaterali, come dolori alle articolazioni, ai muscoli, osteoporosi e ipertensione, sono infatti più frequenti. Per questo è necessario che la terapia anti-ormonale non venga proseguita oltre i 7/8 anni: riteniamo che questa durata sia il giusto compromesso tra una maggiore efficacia della terapia e un aggravamento eccessivo degli eventi avversi”.

 

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www.repubblica.it 2021-09-17 13:39:16

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