Giornata del lavaggio delle mani: dopo la paura della pandemia italiani più pigri


Per qualcuno è diventata un’abitudine, per altri un’ossessione. C’è anche chi lo fa, se se ne ricorda, solo prima di pranzo e cena. Gli italiani sono ancora una volta nel mezzo, leggermente indietro rispetto al resto del mondo. Stiamo parlando del lavaggio delle mani, a cui dal 2008 è dedicata una giornata che ora si celebra il 15 ottobre, il Global Handwashing Day 2021, per evidenziare quanto un semplice gesto possa ‘salvare la vita’.

 

Nel 2020 l’evento ha coinvolto più di 770 milioni di persone in 150 paesi e quest’anno il tema portante è “Our future is at hand – let’s move forward together” (Il nostro futuro è a portata di mano, andiamo avanti insieme).

L’incremento di questo gesto dovuto alla diffusione di Sars-CoV2 è stato oggetto di una ricerca di Initial, leader mondiale in sanificazione e servizi per l’igiene, che ha sottolineato la differenza di comportamenti e anche di aspettative tra le diverse popolazioni.

Gli italiani ad esempio si sono dimostrati più lenti nell’adottare le nuove abitudini: se nel mondo l’avvento della pandemia ha portato il 64 per cento delle persone a lavarsi le mani più frequentemente quando ci si trova in luoghi chiusi, per gli italiani la percentuale è del 53 per cento. Ad alzare la media sono le donne, più recettive: il 59 per cento afferma di ricorrere ad acqua e sapone più spesso rispetto agli uomini, ma sono anche più preoccupate per la loro salute.

Le mani sono un veicolo di contagio e lavarle nella maniera corretta può limitare la trasmissione di una serie di malattie infettive, da quelle più semplici, come il raffreddore, all’epatite A, senza parlare di Sars-CoV2.

Il ‘come’ lavarle ormai lo conosciamo tutti: usare sapone o antibatterico, dedicare almeno 40-60 secondi alla pulizia passando tra le dita, sul dorso, palmo e polso. L’acqua da sola non serve e, finito tutto, asciugare bene. Per scoprire qual è il metodo migliore per evitare qualsiasi contagio è stata scomodata anche la fisica: risale ad agosto infatti uno studio, pubblicato su Physics of Fluids , sulla fisica del lavaggio delle mani. I ricercatori della Hammond Consulting Limited sostengono che per eliminare i batteri ci vogliono circa venti secondi di movimento vigoroso sotto l’acqua corrente, ovviamente con sapone o antibatterico. Questo perché le particelle sono intrappolate sulla superficie della mano e per farle andare via l’energia dell’acqua deve essere alta. La forza del liquido che scorre dipende dal movimento delle mani: se si muovono lentamente o delicatamente non creano una forza sufficiente da superare quella che trattiene le particelle. Quindi, il lavaggio va fatto con sapone e vigore.

La pandemia ha comunque portato una consapevolezza globale sull’importanza di una corretta igiene. Sempre secondo la ricerca di Initial, il 73 per cento della popolazione a livello mondiale è più consapevole su dove si annidano i germi, mentre in Italia lo è soltanto il 68 per cento.

Altro dato importante è la disponibilità delle persone nel proseguire nel tempo con questa abitudine: il 58 per cento ha infatti affermato che continuerà ad usare soluzioni igienizzanti anche contro i virus comuni, ovunque si trovi. Anche qui soltanto la metà degli italiani intervistati ha risposto che continuerà con questo che è ormai considerato quasi un rito, eppure il 66 per cento si è dichiarato preoccupato per l’eventuale mancanza di igiene delle altre persone. Questo soprattutto in un luogo di lavoro condiviso: l’80 per cento degli italiani si aspetta che il datore di lavoro renda l’ufficio sicuro, disinfettando le superfici con cui si viene in contatto. Dalla ricerca emerge anche che il 53% delle persone ora evita di toccare oggetti pubblici di uso frequente come le maniglie delle porte, dimostrando una maggiore consapevolezza di quanto sia facile la contaminazione incrociata.

 

Lavarsi le mani è un gesto semplice, ordinario. Ma non per tutti. In alcune parti del mondo, quelle più povere, acqua, sapone, disinfettanti non sono facili da reperire, non fanno parte della quotidianità.

Una ricerca dell’Unicef ha evidenziato che il 40 per cento della popolazione mondiale, circa 3 miliardi di persone, non ha la possibilità di lavarsi con acqua e sapone in casa, il 43 per cento delle scuole nel mondo non possiede lavandini così come il 26 per cento delle strutture sanitarie.

Il Global Handwashing Day vuole accendere i riflettori anche su come trovare soluzioni che siano accessibili a tutti, in ogni parte del mondo, anche quelle più povere, dove non solo deve essere ribadita l’importanza della pratica ‘salva vita’, ma deve anche essere data la possibilità di metterla in pratica.

 



www.repubblica.it 2021-10-15 05:00:00

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