Radioterapia: è in arrivo una rivoluzione tecnologica



OLTRE un secolo di storia, e innovazioni continue che hanno permesso di aiutare milioni di pazienti oncologici in tutto il mondo. Ma la radioterapia non dorme sugli allori. Anzi, è impegnata in quella che si prospetta come un’autentica rivoluzione: un cambio di paradigma che permette di personalizzare la cura in modo ancor più radicale, integrando genomica, intelligenza artificiale ed esperienza clinica, per garantire ad ogni paziente, e ad ogni tumore, il miglior trattamento radioterapico possibile. È questo il messaggio che arriva dal congresso annuale dell’Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia clinica (Airo), in corso a Bologna da oggi fino al prossimo 17 ottobre.

 

Genomica, radiomica e clinica per vedere l'”infinitamente piccolo”

“La radioterapia è cambiata totalmente – spiega Vittorio Donato, Capo Dipartimento di Oncologia e medicine Specialistiche, Direttore Divisione di Radioterapia, AO San Camillo Forlanini di Roma e Presidente AIRO – sia come disciplina, sia per quanto riguarda il suo ruolo nella cura dei tumori. Prima era considerata alla stregua di una cura palliativa ed era guardata solo come complicanza; oggi è uno dei tre pilastri delle cure oncologiche e onco-ematologiche e si è aggiornata insieme alle terapie farmacologiche”. Proprio in questi anni – spiega Donato – sta nascendo una nuova integrazione tra genomica, radiomica e clinica che permette al radioterapista di vedere “l’infinitamente piccolo”, particolari che altrimenti sfuggirebbero all’occhio umano, e stanno arrivando programmi di intelligenza artificiale che aiuteranno a costruire modelli di intervento personalizzati per il singolo paziente. Novità importanti che sono destinate a migliorare il trattamento, e che sono già al centro di moltissimi studi scientifici che in molti casi confermano ottimi risultati in termini di efficacia e miglioramento della qualità di vita dei pazienti per numerose tipologie di tumori.

 

Il ruolo dell’AI

“Per tanti anni la Radioterapia si è basata sui dati clinici, oggi si basa sempre di più su dati biologici come la genomica, l’imaging inteso come radiomica, e sull’intelligenza artificiale che ci aiuta a integrare questi dati nella scelta del trattamento”, sottolinea Barbara Jereczek, Ordinario di Radioterapia Università degli Studi di Milano e Coordinatore Comitato Scientifico AIRO. “Attraverso queste avanzatissime tecnologie è possibile monitorare le modifiche del corpo del paziente e del tumore e adattare il trattamento. Se riusciamo a capire di più dalle immagini arrivando laddove l’occhio non riesce, possiamo caratterizzare meglio la neoplasia e scegliere di intensificare o de-intensificare il trattamento”. L’innovazione tecnologica, per quanto preziosa, non può ovviamente sostituire o prescindere dalla componente umana. Il radioterapista oncologo, con la sua esperienza, resta ancora il cardine del trattamento con radioterapia, ed è una figura di riferimento all’interno del team multidisciplinare che si prende cura del paziente oncologico: oggi il radioterapista è chiamato a trattare più del 60% dei pazienti con tumore, percentuale che presto crescerà di oltre il 20%.

 

PNRR: 1,19 miliardi per nuove macchine

Il futuro dell’oncologia italiana – hanno sottolineato gli esperti – passerà necessariamente anche per l’ammodernamento del parco macchine nazionale, con l’obiettivo di rendere disponibili in tutta la penisola le apparecchiature di ultima generazione, per garantire equità di accesso ai migliori trattamenti radioterapici. Non a caso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha stanziato 1,19 miliardi di euro per l’acquisto di 3.133 apparecchiature ad alto contenuto tecnologico, tra le quali gli acceleratori lineari per la radioterapia.



www.repubblica.it 2021-10-15 18:08:24

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