Tumore al seno, 93% pazienti chiede più cure dopo intervento – Medicina


(ANSA) – ROMA, 30 NOV – Il 93% delle pazienti con tumore del
seno valuta positivamente l’estensione della terapia adiuvante,
cioè successiva alla chirurgia, per ridurre il rischio di
recidiva. Ma più dell’80% teme i ritardi nella disponibilità in
Italia di nuovi trattamenti in grado di migliorare la
sopravvivenza. Sono i principali risultati del sondaggio
condotto su circa 130 pazienti sull’assistenza sanitaria nel
post Covid, presentati oggi nell’ambito di un progetto di
sensibilizzazione sulla terapia adiuvante, realizzato con il
supporto incondizionato di Pierre Fabre.
   
“Ogni anno, in Italia, quasi 55mila donne ricevono la
diagnosi di tumore della mammella, la neoplasia più frequente in
tutta la popolazione – spiega Francesco Cognetti, presidente
della Fondazione Insieme Contro il Cancro -. La terapia
adiuvante della malattia radicalmente operata può essere
considerata uno dei maggiori successi in oncologia negli ultimi
trent’anni. Anche grazie a questa, infatti, nonostante il
costante aumento dei casi, la mortalità è diminuita del 6,8%
rispetto al 2015”.
   
I trattamenti adiuvanti vengono proposti in base allo studio
del singolo caso. Nelle pazienti con tumori caratterizzati da
iperespressione della proteina HER2, il trattamento adiuvante
con la chemioterapia, la terapia ormonale e un anno di terapia
biologica rappresenta lo standard di cura. “Questo ha migliorato
la sopravvivenza, rendendo la malattia HER2 positiva guaribile
nella grande maggioranza delle pazienti, ma non hanno eliminato
il rischio di un ritorno del tumore, che avviene in circa un
caso su 5. Quindi in questa popolazione, c’è un forte bisogno
clinico insoddisfatto di ridurre il rischio di ricadute, di
progressione e di morte”. La maggior parte delle recidive,
sottolinea Cognetti, “ha un decorso inevitabile verso la
malattia metastatica. Ecco perché il potenziamento delle terapie
adiuvanti è l’unica via per ridurre le possibilità di ricaduta.
   
Studi recenti hanno dimostrato che farmaci innovativi, aggiunti
alle terapie standard in quel 15-20% delle pazienti non ancora
guarite, sono in grado di ridurre ulteriormente le recidive a
distanza a 5 anni”. (ANSA).
   

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www.ansa.it 2021-11-30 10:39:56

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