Pronto il primo farmaco contro l’Epatite Delta – Medicina


(ANSA) – ROMA, 24 MAR – E’ pronto il primo farmaco contro
l’Epatite Delta. Il trattamento finora si era basato
sull’interferone, con controindicazioni ed effetti collaterali.
   
Questo nuovo approccio terapeutico ha invece la capacità di
bloccare la replicazione dell’infezione. Il farmaco è stato già
approvato a livello europeo, mentre si è in attesa del parere di
Aifa. Queste novità sono al centro del 54esimo Congresso
Nazionale Aisf, l’Associazione italiana per lo studio del
fegato, aperto oggi a Roma.
   
L’Epatite Delta si manifesta solo nelle persone affette da
Epatite B. Si stima che nel mondo ci siano 10-20 milioni di
soggetti coinvolti e che circa il 10% di coloro con Epatite B
abbiano anche la Delta, sebbene in tanti non ne siano
consapevoli. In Italia ad averla sarebbero circa 15mila persone.
   
“L’Epatite Delta è, tra le diverse epatiti, la più severa in
quanto progredisce assai rapidamente, fino a 10 volte di più
rispetto all’Epatite B – sottolinea Alessio Aghemo, segretario
Aisf – L’infezione provoca un’infiammazione cronica che genera
necrosi, le cellule epatiche vanno incontro a mutazioni
genetiche, che alla fine determinano un clone cellulare che si
espande fino a diventare epatocarcinoma. Se per l’Epatite B
esistono trattamenti efficaci, finora non si è potuto dire
altrettanto per la Delta. Inoltre, vi è il problema della
rilevazione: meno di un paziente su due con Hbv è testato per la
Delta. Anche nei centri epatologici spesso c’è poca formazione,
sebbene siano sufficienti semplici esami del sangue per
diagnosticarla. Questo fa sì che vi sia un notevole sommerso e
che le diagnosi siano spesso tardive, lasciando che il virus
danneggi il fegato e che, tra coloro che non sono protetti da
vaccino, si diffondano i contagi, che possono avvenire per via
parenterale e sessuale”.
   
L’unico farmaco finora disponibile è stato l’interferone, pur
con effetti collaterali e non utilizzabile in soggetti anziani e
malati gravi. Per questo la novità terapeutica rappresenta un
successo per la comunità epatologica. “Il nuovo farmaco
bulevirtide è unico per meccanismo d’azione e somministrazione.
   
Rappresenta un progresso rivoluzionario perché permette di
trattare anche senza interferone pazienti che prima non potevano
ricevere alcuna terapia”, evidenzia Pietro Lampertico,
professore ordinario di Gastroenterologia all’Università degli
Studi di Milano. (ANSA).
   

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www.ansa.it 2022-03-24 16:44:20

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