Tumore dell’esofago, ok europeo a combinazione di immunoterapici


Novità sul fronte della terapia del tumore dell’esofago, il settimo tumore più comune e la sesta causa di morte per cancro a livello mondiale, con circa 600.000 nuovi casi e più di 540.000 morti nel 2020. Per i pazienti più gravi, quelli cioè che presentano un tumore in fase avanzata non operabile, che hanno avuto una ricaduta o hanno sviluppato metastasi, ci sono ora due opzioni in più di trattamento, entrambe con efficacia superiore rispetto alla sola chemioterapia.

La prima è la combinazione di due molecole che agiscono sul sistema immunitario, nivolumab e ipilimumab, la seconda prevede l’aggiunta di nivolumab alla chemioterapia. La Commissione Europa le ha approvate entrambe sulla base dei risultati ottenuti negli studi clinici.

In quali casi sono indicati

L’indicazione della combinazione è per il trattamento in prima linea di pazienti adulti con carcinoma a cellule squamose dell’esofago, avanzato non resecabile, ricorrente o metastatico con espressione tumorale del PD-L1 ≥ 1%. I due tipi più comuni di carcinoma dell’esofago sono il carcinoma a cellule squamose e l’adenocarcinoma, che rappresentano circa l’85% e il 15% di tutti i carcinomi esofagei, rispettivamente, anche se l’istologia tumorale esofagea può variare a seconda della regione e del Paese. Il carcinoma a cellule squamose costituisce circa il 60% dei casi di carcinoma esofageo in Europa.

I risultati dello studio

La decisione della Commissione Europea si basa sui risultati dello studio di Fase 3 CheckMate -648, in cui il trattamento con nivolumab più ipilimumab ha dimostrato un beneficio di sopravvivenza globale statisticamente significativo e clinicamente rilevante rispetto a chemioterapia a base di fluoropirimidina e platino, all’analisi ad interim predefinita. 

“Nivolumab più ipilimumab è una delle due terapie di associazione a base di nivolumab appena approvate nell’Unione Europea, che mostra un beneficio di sopravvivenza superiore alla chemioterapia da sola in questo gruppo di pazienti” afferma Ian M. Waxman, M.D., responsabile sviluppo, tumori gastrointestinali, Bristol Myers Squibb.

“Il carcinoma a cellule squamose dell’esofago è un tumore molto aggressivo e, con la progressione della malattia, diventa sempre più difficile da trattare. La possibilità di utilizzare nivolumab più ipilimumab in prima linea in questi pazienti in fase avanzata può risultare utile per migliorare la loro sopravvivenza rispetto alla chemioterapia da sola”.



www.repubblica.it 2022-04-14 14:08:10

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