Tumori, a ogni paziente il suo programma di allenamento


In Italia siamo un po’ indietro, in una condizione per così dire ancora sperimentale quando si parla di attività fisica in pazienti oncologici, ma qualcosa si sta muovendo, forti anche dalle evidenze che si cominciano ad accumulare nel campo. Perché muoversi, come e quando si può, aiuta eccome i pazienti alle prese con un tumore e con le terapie. Il motto – per riprendere le raccomandazioni dell’American Cancer Society – dovrebbe essere di muoversi sempre, perché l’attività fisica fa bene sia prima, durante che dopo il cancro e i trattamenti che esso comporta.

I benefici dell’attività fisica per i pazienti oncologici

Lo ricorda bene Alice Avancini, ricercatrice chinesiologa dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona ed esperta di esercizio fisico in persone con patologie croniche, specialmente tumori: “Anche se ancora poco trattato, quello dell’esercizio fisico per i pazienti oncologici è un tema in cui ormai esistono evidenze che ci dicono che muoversi dopo una diagnosi è vantaggioso, perché contribuisce a mantenere la forza e la massa muscolare, diminuisce l’infiammazione, modula il sistema immunitario, migliora la fitness respiratoria, aiuta a contrastare la fatigue correlata al cancro e anche a tollerare meglio la tossicità legata ai trattamenti”. Senza contare che, accanto ai benefici biologici, si affiancano quelli mentali: tenersi attivi contribuisce a combattere ansia e depressione e aiuta a mantenere un buon livello di autonomia nella vita quotidiana.

Poco è meglio di niente

Anche quando la malattia limita l’esercizio: “La regola generale è che muoversi sia sempre meglio che non farlo”, riprende Avancini, che ha preso parte al ciclo di incontri formativi Meet2Talk, l’iniziativa promossa da Roche dedicata all’informazione e all’approfondimento di tematiche care ai pazienti con tumore al polmone e ai loro familiari, che si chiude il 21 giugno con l’ultimo degli incontri in programma.

“I pazienti con tumore al polmone possono trarre particolare beneficio dallo svolgimento di attività fisica: l’esercizio, infatti, può contribuire a incrementare la forza dei muscoli respiratori e la funzione polmonare”, spiega Avancini, che segue molti pazienti con tumore al polmone, così come alla mammella e al pancreas all’interno del progetto portato avanti all’Università di Verona.

Personalizzazione e flessibilità degli allenamenti

Le modalità del progetto – aperto a tutti i pazienti che vengono indirizzati dagli oncologi o dal nutrizionista  – sono diverse e provvedono programmi di allenamenti di gruppo, con personal trainer e anche a distanza, con incontri periodici telefonici. Tutti allestiti a partire dalla valutazione del paziente, in base al suo stato di salute, ai trattamenti seguiti e al livello di fitness generale.

“Se è vero che infatti ci sono delle linee guida sul tipo di attività fisica da svolgere per i pazienti oncologici, il principio di base è quello della personalizzazione dell’esercizio a seconda delle possibilità di ciascuno – spiega Avancini – così, per esempio, abbiamo pazienti che fanno solo 10′ di esercizio, altri invece che partecipano a gare in mountain bike”.

Il punto chiave, dunque, è lo sviluppo di un piano che sia adatto a ognuno, partendo da indirizzi generali: “Mediamente si raccomandano almeno 90 minuti di attività fisica a intensità moderata, con attività quali camminata, bicicletta o nuoto, che prevedono dei movimenti ciclici – va avanti l’esperta – il concetto è che il paziente deve provare uno sforzo per cui riesce a parlare, ma sente che il ritmo del respiro aumenta. A questo si abbinano un paio di attività per mantenere la forza muscolare”. Ma quando le condizioni cambiano, anche gli allenamenti cambiano: “Lo scopo è fare qualcosa, anche poco, ma che aiuti il paziente a mantenere la sua autonomia il più possibile”.



www.repubblica.it 2022-06-20 15:45:46

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