Educazione sessuale, i ragazzi si aspettano di più dalla scuola


Per curiosità o per necessità, i ragazzi mostrano interesse verso corsi o incontri di educazione sessuale a scuola. Ciò che però emerge dalla ricerca, curata dall’Osservatorio nazionale infanzia e adolescenza della Federazione italiana di sessuologia scientifica (Fiss), è che quasi la metà dei giovani non abbia mai affrontato il tema.

I 3500 ragazzi partecipanti all’indagine, condotta on line sul sito skuola.net, hanno espresso il loro parere sull’educazione alla sessualità ricevuta o che vorrebbero avere a scuola. Per la maggior parte (circa 9 su 10) pensa sia essenziale. Sia i maschi sia le femmine ne sono sicuri mentre, riguardo all’età, sono soprattutto quelli nella fascia 15-18 anni e i più giovani della fascia 11-14 che la ritengono necessaria. 

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Poche informazioni

Poco più di uno studente su tre ne ha parlato alle scuole superiori, meno di uno su tre alle scuole medie e meno di uno su dieci anche alle scuole elementari. Il più delle volte a parlare di sessualità sono stati esperti esterni alla scuola, come psicologi, ginecologi o altre figure professionali, spesso anche professori o direttamente altri studenti. In casi molto più rari a parlare di sessualità a scuola sono stati i genitori.

“Risulta molto utile il fatto che le fasce di età evolutive, sia gli 11-14 anni sia i 15-18, abbiano testimoniato che ritengono l’educazione sessuale essenziale e necessaria. Questo rinforza l’idea dei rischi che possiamo correre come adulti autorevoli, esperti in educazione sessuale, insegnanti, genitori e così come l’idea che le esperienze sessuali e affettive non ricevano nessuna attenzione, creando così difficoltà a volte gravi. Da anni, in particolare dal 1985, sono stati fatti corsi per preparare le persone a fare educazione sessuale e questo ha comportato incontri con genitori e insegnanti. Sapere che pensano sia qualcosa che colpevolmente manca spinge a intensificare gli incontri e le occasioni per educare ragazzi e ragazze alla sessualità e all’affettività, così come stiamo facendo anche alle scuole elementari”, commenta Roberta Giommi, psicoterapeuta, sessuologa clinica, direttrice dell’Istituto internazionale di sessuologia di Firenze, componente del direttivo Fiss.

I temi

Quando l’educazione sessuale viene svolta, tra gli argomenti maggiormente trattati ci sono le malattie sessualmente trasmissibili, la contraccezione, l’anatomia e la fisiologia della sessualità e della riproduzione insieme ai cambiamenti puberali. Altro argomento spesso approfondito è la sessualità unita all’uso della tecnologia. In questo caso, negli incontri sono illustrati i fenomeni del cyberbullismo, del sexting, del grooming e del revenge porn. Gli argomenti meno trattati a scuola invece risultano essere il rapporto con il proprio corpo (meno del 7% dei giovani), i diritti sessuali, esaminati da meno di uno studente su dieci, il ruolo delle figure professionali, quali il ginecologo, l’andrologo e il sessuologo (solo da uno su dieci) e l’identità sessuale e di genere (meno di uno su otto).

La prima volta e la contraccezione

Tra chi è favorevole all’educazione sessuale scolastica, gli argomenti di maggior interesse risultano essere: le infezioni sessualmente trasmissibili, la contraccezione e l’esperienza del primo rapporto sessuale. Più della metà dei ragazzi ritiene importante trattare anche temi che non vengono affrontati spesso a scuola, come l’interruzione volontaria di gravidanza, l’orientamento sessuale, l’identità di genere e l’affettività. Altri argomenti importanti riguardano il consenso nelle relazioni sessuali e il ruolo della tecnologia, oltre alla tolleranza, l’inclusione e il rispetto, i diritti e la pornografia.

“I ragazzi vogliono parlare dei temi che credono siano più importanti per la loro educazione e che non vengono trattati, o molto poco, in altre occasioni. Necessitano di conoscenze per affrontare in maniera più consapevole la vita affettiva e sessuale che li aspetta potendo in questo modo fare le scelte più adeguate alla loro età ed esperienza”, spiega Roberta Rossi, psicoterapeuta e sessuologa, direttrice dell’Istituto di sessuologia clinica di Roma e past president Fiss.

Il corpo che cambia

“L’esperienza del corpo che cambia – aggiunge Rossi – è spesso foriera di dubbi e timori, ma anche di curiosità, cosa fare, come accettare questi cambiamenti? La parola adeguata è sempre consapevolezza, conoscere per gestire al meglio emotivamente ed affettivamente il cambiamento. C’è poi il tema del mondo digitale nel quale viviamo, che offre opportunità ma anche trappole e diventa importante saperle gestire anche per chi nel mondo digitale ci è nato. Insomma, sono tanti gli argomenti di interesse espressi dai nostri intervistati e come adulti abbiamo il dovere di rispondere alle loro domande in maniera adeguata all’età”.

Quando parlarne?

Ma quando iniziare a parlare di sesso fra i banchi di scuola? Per i ragazzi che hanno risposto al questionario curato dall’Osservatorio della Fiss, si dovrebbe iniziare alla scuola secondaria di primo grado (più di uno su due), a seguire, più di uno su cinque, crede sia il caso di cominciare alla secondaria di secondo grado. Infine uno su 6 indica già la scuola d’infanzia quale luogo adeguato.

Sono soprattutto i ragazzi più grandi, le femmine e chi dichiara di avere orientamento omosessuale a ritenere importante un’educazione sessuale più precoce, che parta sin dalle scuole elementari.

Chiedendo ai giovani quale sia il parere dei loro genitori sull’educazione sessuale a scuola, più di uno su tre dichiara di non sapere come la pensano i propri genitori, mentre quasi la metà di ragazzi e ragazze pensa che siano favorevoli, soprattutto i giovani della fascia 15-18 anni, le femmine e i ragazzi con orientamento eterosessuale e bisessuale. Circa un giovane su dieci pensa invece che siano contrari all’educazione sessuale a scuola e poco più del 6% dichiara che la madre e il padre hanno idee diverse in merito.

I genitori

“Il fatto che così tanti giovani non abbiano idea di cosa pensino le proprie madri e padri dell’educazione sessuale a scuola, correlato ad altre risposte al test che rivelano come su questi argomenti ben raramente i giovani facciano riferimento ai genitori, mette in risalto la carenza di comunicazione familiare sui temi della sessualità” sottolinea Piero Stettini, psicoterapeuta e sessuologo clinico di Savona e vicepresidente Fiss. Il quale aggiunge: “Questo, se da un lato può derivare dall’esigenza di emancipazione degli adolescenti e dal fatto che il campo della sessualità è per antonomasia il terreno sul quale si giocano le dinamiche di individuazione e separazione, dall’altro rimarca l’esigenza di non lasciare soli ragazzi e ragazze di fronte a problemi, comportamenti e scelte che possono avere un impatto determinante sulla loro vita e la loro salute.

È fondamentale sostenerli con un’educazione all’affettività e alla sessualità che fornisca, in modo adeguato all’età e al livello di sviluppo, informazioni corrette e stimoli allo sviluppo di atteggiamenti e capacità che aiutino a vivere sessualità e relazioni in modo più sicuro, responsabile e arricchente”.



www.repubblica.it 2022-06-23 14:46:56

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