Così si protegge il cuore malato (e non solo) dal grande caldo


Cominciamo con la fisiologia. Quando le temperature salgono la frequenza cardiaca deve aumentare e il cuore deve lavorare di più per pompare il sangue necessario a compensare la sudorazione a raffreddare il corpo. L’evaporazione può mettere a dura prova il sistema cardiovascolare. Il sudore disperde il calore del corpo, ma fa perdere anche sodio, potassio e altri minerali necessari per contrazione muscolare, trasmissione nervosa ed equilibrio idrico.

Come reagisce il nostro corpo

Per contrastare queste perdite, il corpo inizia a secernere ormoni che aiutano il corpo a trattenere l’acqua e ridurre l’impatto della perdita di sali. Fino a questo punto, siamo nell’ambito delle normali reazioni dell’organismo. Ma se si richiede troppo al corpo, l’equilibrio si può spezzare. Anche e soprattutto per chi ha avuto un infarto oppure fa i conti con lo scompenso cardiaco. Perché anche le terapie possono influire su questa situazione. Per questo, quando fa caldo, il rischio di problemi aumenta per chi ha già problemi cardiovascolari o ha superato un infarto, perché il suo cuore potrebbe non essere in grado di pompare sangue a sufficienza. Poi ci sono farmaci che interferiscono con la regolazione circolatoria.

Chi assume beta-bloccanti, ad esempio, ha una frequenza cardiaca ridotta che limita la capacità del cuore di far circolare il sangue più velocemente per assicurare un efficace scambio di calore. I diuretici possono aumentare la disidratazione. I farmaci vasodilatatori (Ace-inibitori, sartani, calcio-antagonisti) possono favorire l’ipotensione. Insomma: c’è il rischio di una sorta di ‘tempesta perfetta’. Con l’afa e le impennate dell’umidità che possono abbassare eccessivamente la pressione, sia per l’aumento del flusso sanguigno verso la cute (e allo stomaco, nei momenti della digestione) sia per la disidratazione.

Come ci si accorge del problema

I campanelli d’allarme di questa condizione sono inspiegabili mal di testa, vertigini che insorgono soprattutto quando ci si alza in piedi, sentirsi “rallentati” o molto stanchi, bocca secca, contrazione della diuresi con urine molto concentrate (scure e scarse). E non bisogna dimenticare che a volte, quasi di colpo, si può perdere conoscenza perché il cervello non riceve sangue a sufficienza e in qualche modo si “spegne”.

L’eccessivo calo della pressione arteriosa – a rischio sono soprattutto gli anziani e le donne – è una delle più frequenti cause di svenimento in estate. Se in piedi la pressione arteriosa massima scende rapidamente sotto i 70-80 millimetri di mercurio si può infatti verificare una perdita di coscienza (lipotimia o sincope) perché il cuore non riesce ad assicurare il flusso di sangue (l’ossigeno) necessario alle funzioni del cervello che quindi si “annebbia” e perde il controllo dell’organismo.

Un momento a rischio, per chi è avanti con gli anni e ha i sistemi interni di rilevazione della pressione non proprio ottimali, è il passaggio repentino dalla posizione sdraiata a quella in piedi. Gli esperti chiamano questo quadro ipotensione ortostatica: meglio rimanere per qualche tempo seduti prima di scattare, per dare tempo al corpo di adattarsi.

Il momento del check up

“Andare in vacanza non significa che le malattie vanno in ferie – ricorda Massimo Volpe, presidente della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (Siprec), che ha promosso lo sviluppo di una specifica app chiamata HeartAway per il monitoraggio a distanza dei fattori di rischio nei cardiopatici e nei soggetti con problemi cardiovascolari. Anche nelle persone sane, possono verificarsi disturbi collegati all’ipotensione (caduta della pressione arteriosa). Per chi ha la pressione alta meglio rivalutare la terapia con il medico. Andrebbero ridotti o, se possibile, evitati i diuretici che espongono a disidratazione, perdita di potassio e disturbi dei sali circolanti nel sangue. Occhio se assumete anche farmaci vasodilatatori, come calcioantagonisti e nitroderivati, e agli Ace-inibitori e agli antagonisti dell’angiotensina”. 

Sul fronte pratico, per chi ha scelto il mare e soffre di ipertensione o scompenso cardiaco conviene evitare gli sbalzi di temperatura. Attenzione all’aria condizionata “a palla” se arrivate da 30 o più gradi ed evitate di esporvi a lungo al sole per poi tuffarvi in acque fredde. C’è il rischio di congestione, soprattutto nei soggetti che assumono farmaci: per questo conviene entrare in acqua gradualmente, evitando l’esposizione prolungata al sole, nelle ore più calde della giornata.

Attenzione ai bruschi sbalzi di temperatura

Insomma. Occorre prestare attenzione al caldo eccessivo. “Ma ancor più è importante ricordare che le brusche variazioni termiche possono essere ancor più difficili da bilanciare per i meccanismi di adattamento del sistema circolatorio – ricorda Volpe. Il passaggio repentino dalla temperatura esterna elevata a livelli termici ben più ridotti, ad esempio per i sistemi di condizionamento in ambienti chiusi, può comportare la necessità per l’organismo di reagire immediatamente, creando uno “stress” termico che si può ripercuotere anche sul cuore”.

Questo consiglio è particolarmente utile per chi si trova al mare: conviene passare da temperature anche superiori a 30 gradi a livelli termici più bassi progressivamente, senza un impatto “immediato, specie dopo che si è mangiato per il rischio che il sangue disponibile venga “sequestrato” dalla digestione. In casa, un ragionevole uso dell’aria condizionata, soprattutto nelle ore più calde, può andare bene.

“Occorre fare attenzione anche e soprattutto se si eccede con l’attività fisica, magari richiedendo prestazioni eccessive al corpo: lo sforzo in un clima caldo-umido può accelerare il processo di disidratazione ed aumentare eccessivamente il lavoro cardiaco, per cui è fondamentale bere ed assicurarsi i sali minerali necessari e soprattutto bisogna evitare le ore centrali della giornata per fare attività fisica intensa – segnala l’esperto”.

Tra i moniti, un consiglio anche per i buongustai: anche a tavola non bisogna esagerare evitando di puntare su caffè, bevande gasate e alcolici per reintegrare liquidi. Meglio tanta acqua, minestre fredde, insalate e frutta, preferibilmente all’interno di pasti comunque leggeri.



www.repubblica.it 2022-07-06 08:25:50

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