Linfoma associato alle protesi, quanto è frequente?


Torniamo a parlare del linfoma anaplastico a grandi cellule associato alle protesi mammarie. Jama Oncology ha infatti da poco pubblicato una lettera che ne stima l’incidenza negli Stati Uniti. I nuovi dati arrivano da uno studio condotto da ricercatori della Columbia University di New York e finanziato dal National Cancer Institute.  
 

Il linfoma anaplastico a grandi cellule (ALCL) che si sviluppa nel seno è una patologia piuttosto rara, si legge nella lettera: rappresenta circa il 3% di tutti i linfomi della mammella ed è stato identificato come un possibile – seppur raro, appunto – effetto avverso delle protesi, in particolare di quelle texturizzate, cioè le protesi utilizzate sia nella chirurgia estetica che in quella ricostruttiva dopo intervento oncologico di mastectomia, che presentano una superficie “rugosa”.

La ricerca

Per l’analisi, i ricercatori hanno utilizzato i dati contenuti nei 18 registri del Surveillance, Epidemiology, and End Results (SEER) raccolti tra il 2000 e il 2018: il tasso di incidenza calcolato (aggiustato per l’età) dei linfomi è risultato di 8,1 casi ogni cento milioni di persone ogni anno, in media. L’incidenza appare in aumento negli anni: si è infatti passati da 3,2 casi per cento milioni di casi registrati tra il 2000 e il 2005, a 4,4 tra il 2006 e il 2011, a 14,5 tra il 2012 e il 2018. L’aumento dell’incidenza, fanno notare, è in linea con quanto osservato anche nei Paesi Bassi, in Australia e in Nuova Zelanda. “Data la forte associazione con gli impianti texturizzati, tale aumento potrebbe essere correlato sia all’impiego crescente di questo tipo di protesi sia a una maggior sensibilità verso la malattia, ma potrebbe anche riflettere un aumento dell’incidenza dei linfomi del seno”. “Queste sono, ovviamente, ipotesi che al momento non sono facilmente verificabili, ma il dato oggettivo di un aumento di questa tipologia di linfomi rimane”, commenta Andrea Sagona, ginecologo e chirurgo senologo presso la Breast Unit dell’Humanitas Cancer Center di Rozzano.
 

I consigli del senologo

Attualmente, si stima che tra il 3% e il 5% delle donne adulte negli Usa abbiano questo tipo di protesi. Per il 2017, gli autori hanno calcolato che negli Usa ci sono stati tra i 310 e i 350 casi di ALCL nel seno. “Questi dati non devono allarmare tutte le pazienti che sono portatrici di protesi texturizzate, ma sono utili per stimolare una consapevolezza, in questa categoria di pazienti, della possibilità di sviluppare questa patologia. Che ricordiamo, si può sospettare in caso di aumento improvviso del volume mammario, arrossamenti diffusi della mammella, presenza di liquido periprotesico o ispessimento della capsula che riveste la protesi. Tutti segnali evidenti agli esami e alla visita clinica. Si consiglia quindi di sottoporsi periodicamente a visita senologica e ad esami strumentali, in base alla età della paziente. Il linfoma a grandi cellule – conclude Sagona – solitamente ha una buona prognosi e si risolve spesso con la sola rimozione della malattia a livello locale, associata o meno a trattamenti chemioterapici sistemici”.



www.repubblica.it 2022-08-01 18:07:38

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