Dopo l’infarto, il Nordic Walking è ideale per il cuore


Lo chiamano “passo alternato”. Permette di ripetere i movimenti classici dello sci da fondo, con le racchette che favoriscono l’equilibrio e consentono di espandere al meglio i muscoli del torace. Così si impegnano sia la parte superiore che la parte inferiore del corpo. E si aumenta la sicurezza durante la passeggiata veloce e si mantiene il corpo in posizione corretta.

La camminata nordica più efficace dell’allenamento classico

Per chi ama la camminata nordica e deve fare i conti con problemi delle arterie coronariche, magari dopo un infarto o in caso di angina pectoris, la riabilitazione può essere davvero efficace. Anche più del classico allenamento ad alta intensità con intervalli prestabiliti o agli sforzi continui di intensità almeno moderata. A lanciare questa ipotesi è una ricerca apparsa sul Canadian Journal of Cardiology, coordinata Jennifer L. Reed, della Divisione di Prevenzione Cardiovascolare e Riabilitazione dell’Università di Ottawa.

Una sfida alla monotonia

Per chi ha difficoltà circolatorie serie a carico delle coronarie, che magari hanno già provocato un infarto, un programma di attività fisica studiato dallo specialista è fondamentale, anche sul fronte del benessere psicologico. Ma non bisogna sottovalutare che nel tempo diventa difficile ripetere esercizi in palestra o a casa, come ad esempio la cyclette, oppure limitarsi alla solita passeggiata.

L’aderenza alla riabilitazione diminuisce

Tutto questo porta ad una scarsa aderenza al percorso riabilitativo. Ed occorre individuare nuove forme di attività fisica che possano risultare più coinvolgenti e facili da seguire per chi le pratica. In questo senso, diverse ricerche mostrano come l’allenamento a intervalli ad alta intensità e il Nordic Walking risultino in molti casi più efficaci degli approcci di esercizio tradizionali nel migliorare la capacità funzionale. Questa viene misurata attraverso uno specifico esame, chiamato test del cammino di sei minuti, che può indicare il rischio di eventi come infarti ed ictus nei soggetti con alterazioni a carico dei vasi coronarici.  

Cosa dice la ricerca

Gli studiosi canadesi hanno valutato, in un arco di 3 mesi, gli effetti della riabilitazione con tre modalità di esercizio. In un gruppo sono stati effettuati allenamenti a intervalli ad alta intensità, nell’altro un programma di allenamento continuo di intensità da moderata a vigorosa e nel terzo l’azione della camminata nordica. Nei 130 soggetti con malattia delle coronarie considerati nello studio, precedentemente sottoposti a formazione specifica poi seguiti per 14 settimane, sono stati monitorati parametri come la capacità funzionale cardiaca, la qualità di vita e la presenza di eventuali segnali di depressione.

Nordic Walking la fa da padrone

Su quest’ultimo fronte, va detto, qualsiasi programma riabilitativo è risultato utile per migliorare il tono dell’umore, così come la qualità di vita. Ma sotto l’aspetto della capacità funzionale, e quindi della risposta cardiaca, il Nordic Walking l’ha fatta da padrone. Il miglioramento oggettivo medio della capacità funzionale in chi usava le racchette per sostenere un passo veloce è risultato del 19%, rispetto all’allenamento a intervalli ad alta intensità (+13%) e all’allenamento continuo di intensità da moderata a vigorosa ( +12%). Secondo la Reed, “una capacità funzionale inferiore predice un rischio maggiore di futuri eventi cardiovascolari nelle persone con malattia coronarica. Il Nordic Walking impegna i muscoli del cuore, della parte superiore e inferiore del corpo riducendo allo stesso tempo lo stress da carico al ginocchio, il che potrebbe aver portato a maggiori miglioramenti della capacità funzionale”.

La riabilitazione su misura

E’ tuttavia fondamentale che ogni paziente con cardiopatia seria sia avviato ad un percorso riabilitativo davvero calato sulle sue preferenze, per ottenere i migliori risultati. L’esercizio fisico è una medicina efficace ma come tutte le altre deve essere assunta a lungo termine, quindi deve diventare un nuovo stile di vita. E’ fondamentale che il programma riabilitativo preveda una transizione pianificata tra l’attività completamente supervisionata di training nella struttura di assistenza, per poi avviare la prosecuzione in autonomia a lungo termine. Magari sfruttando anche le potenzialità della camminata nordica.

L’attività fisica protegge

Chi raggiunge una buona capacità tecnica in questa disciplina può anche autogestire l’allenamento nel tempo, con vantaggi per il cuore, la circolazione e l’umore.  Per tutti, un monito: preservare il cuore anche se ha degli acciacchi, dipende dalle nostre abitudini.  L’attività fisica è protettiva e aiuta a farci vivere di più, riducendo lo stress e aumentando il benessere individuale.

Cambiare abitudini

Si può essere fisicamente attivi svolgendo sport, seguendo un programma di esercizio (un’attività fisica programmata, strutturata, ripetitiva, il cui obiettivo è quello di migliorare o mantenere uno stato di efficienza fisica) o anche cambiando il modo di comportarsi durante la vita di tutti i giorni, camminando, andando in bicicletta, salendo le scale senza più usare l’ascensore. L’importante è muoversi.

 



www.repubblica.it 2022-08-10 05:20:40

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