Cambia la terapia per il mesotelioma pleurico: via libera in Italia alla doppietta di…


Cambia, per la prima volta dopo 15 anni, la terapia per le forme più aggressive di mesoteliolioma pleurico, il tumore dei polmoni causato nel 90% dei casi dall’esposizione all’amianto. Circa un quarto dei casi, d’ora in poi potrà essere trattato con una doppia immunoterapia. L’Agenzia italiana del farmaco ha infatti approvato la rimborsabilità della combinazione di nivolumab e ipilimumab come trattamento di prima linea in pazienti non operabili e con un tipo di mesotelioma definito “non epitelioide”.

L’aumento della sopravvivenza

La decisione, che segue quella dell’Agenzia europea per i medicinali, è basata sui risultati dello studio CheckMate -743, che ha comparato la doppia immunoterapia con la chemioterapia standard in 600 pazienti. I dati mostrano un aumento della sopravvivenza in tutte le forme istologiche, con quasi un paziente su 5 vivo a 4 anni dall’inizio del trattamento, rispetto a uno su 10 tra quelli trattati con la chemioterapia. Nella forma non epitelioide, la combinazione ha più che raddoppiato la sopravvivenza mediana, che ha raggiunto 18,1 mesi rispetto a 8,8 con la chemioterapia standard. “Sono risultati davvero significativi e inimmaginabili fino a poco tempo fa, visto che si tratta di pazienti con malattia avanzata che non possono essere operati o su cui possono essere impiegati trattamenti locoregionali, in grado di ricevere solo la chemioterapia”, spiega Federica Grosso, Responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale Mesotelioma e Tumori Rari dell’Azienda Ospedaliera Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria: “Al dato sulla sopravvivenza si aggiunge quello estremamente rilevante per i pazienti sulla qualità di vita, nettamente a favore della immunoterapia”. Con l’approvazione della rimborsabilità di nivolumab più ipilimumab da parte di Aifa, cambia quindi lo standard terapeutico per i pazienti colpiti dalla forma non epitelioide, la più aggressiva e totalmente insensibile alla chemioterapia, che costituisce circa il 25% di casi.

Come agisce la combinazione

“Nivolumab più ipilimumab è una combinazione unica di due inibitori di checkpoint immunitari (PD-1 e CTLA-4, ndr.) che hanno un meccanismo d’azione potenzialmente sinergico: ipilimumab favorisce l’attivazione e proliferazione delle cellule T, mentre nivolumab aiuta le cellule T a scoprire il tumore”, spiega Michele Maio, Presidente Fondazione NIBIT, Direttore della Cattedra di Oncologia dell’Università di Siena e del Centro di Immuno-Oncologia (CIO) dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese: “Alcune cellule T stimolate da ipilimumab possono diventare cellule T della memoria, che permettono una risposta immunitaria a lungo termine. Ecco perché i benefici della combinazione durano nel tempo”. Il gruppo di Siena di Maio ha sviluppato, nel 2009, le prime ricerche al mondo di immunoterapia con anticorpi diretti contro differenti check-point immunologici proprio nel mesotelioma.

Il test per il carico mutazionale del tumore

“Tra gli obiettivi della ricerca – prosegue Maio – vi è quello di è identificare con sempre maggior precisione i pazienti che possono rispondere all’immunoterapia. Un nostro recente studio ha dimostrato che il carico mutazionale del tumore (TMB) può aiutare a predire la probabilità che un paziente con mesotelioma tragga beneficio dal trattamento immunoterapico. Le cellule tumorali con elevato TMB, infatti, presentano alti livelli di neoantigeni che aiutano il sistema immunitario a riconoscere il tumore come ‘estraneo’, provocando un aumento delle cellule T deputate a combattere il cancro e, di conseguenza, stimolando la risposta antitumorale. Per valutare il carico mutazionale è necessario analizzare una quantità elevata di geni e il test deve essere effettuato al momento della diagnosi”.

Il mesotelioma pleurico

Ogni anno, in Italia, sono stimati circa 2 mila nuovi casi di mesotelioma, il cui principale fattore di rischio è l’esposizione all’amianto. Per la sua natura di malattia professionale, è attivo un sistema nazionale di sorveglianza con segnalazione obbligatoria. Questi dati confluiscono nel Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM).  Sebbene l’amianto sia stato bandito in Italia con una legge del 1992, a causa della latenza tra l’esposizione e lo sviluppo della malattia (la mediana è di 48 anni) non si è ancora assistito a una riduzione dell’incidenza della malattia nel nostro Paese. I settori più coinvolti sono l’edilizia e l’industria pesante, dai quali deriva il 60% dei casi registrati negli archivi del Registro Nazionale e stanno aumentando i casi tra i familiari dei pazienti. “In alcune zone del nostro Paese, come Casale Monferrato, Mestre, Savona e Ancona, il mesotelioma è un tumore frequente”, dice ancora Grosso: “I primi sintomi, di solito presenti fin dalla diagnosi, sono dolore toracico, difficoltà respiratoria e tosse. Il segno più frequente è la formazione di liquido pleurico nelle localizzazioni toraciche, che può provocare dolore alla schiena e mancanza di fiato. Secondo i dati di Legambiente sono ancora 30-40 milioni di tonnellate le quantità di amianto che si trovano nel territorio nazionale”.

L’associazione che aiuta i pazienti

Per aiutare pazienti e famiglio è stata fondata l’associazione TUTOR (Associazione Tumori Toracici Rari): “La nostra associazione fornisce un aiuto concreto attraverso informazioni sulla patologia, anche con incontri (online) con medici esperti nella malattia, per rispondere a tutte quelle domande che durante le visite non vi è il tempo di trattare”, dice Laura Abate-Daga, Presidente di TUTOR: “Forniamo l’elenco dei centri con expertise sulla patologia e sugli studi clinici attivi. Per i pazienti con tumore toracico raro il percorso per una corretta diagnosi e terapia è più lungo rispetto alle neoplasie frequenti. Nel 2017 è stata stipulata un’intesa Stato-Regioni per l’istituzione di una rete nazionale dei tumori rari, che è fondamentale che parta quanto prima affinché tutti i pazienti abbiano diritto al miglior percorso di cura. A livello europeo, per i tumori rari, è operativa EURACAN con i centri di riferimento europei (ERN, European Reference Networks), in cui sono inclusi anche centri italiani”. È essenziale – sottolinea Abate-Daga – che la diagnosi e il percorso di cura di una neoplasia rara come il mesotelioma siano definiti solo in strutture di riferimento, che sono in grado di garantire esperienza per numero di casi trattati e un approccio multidisciplinare.

La “doppietta” di immunoterapie per diversi tumori

La combinazione nivolumab più ipilimumab è rimborsata in Italia per quattro diversi tipi di tumore avanzato in prima linea: mesotelioma pleurico non epitelioide, tumore del polmone non a piccole cellule, melanoma e carcinoma a cellule renali. Inoltre, nivolumab è rimborsato in monoterapia, in seconda linea nel tumore dell’esofago, del polmone non a piccole cellule e nel carcinoma a cellule renali. Stiamo sviluppando altre molecole immunoncologiche, che interagiscono su target differenti del sistema immunitario. “Siamo stati pionieri nello sviluppo di queste terapie e crediamo fortemente nel loro valore. Finalmente è arrivato il tanto atteso rimborso della combinazione di nivolumab e ipilimumab anche nel mesotelioma pleurico non epitelioide – conclude Cosimo Paga, Executive Country Medical Director, Bristol Myers Squibb Italia -. In questo modo aumenta il numero di pazienti che possono trarre vantaggi dall’immunoterapia. Il nostro obiettivo è estendere l’efficacia dell’immunoncologia per migliorare la sopravvivenza dei pazienti”.



www.repubblica.it 2022-10-18 12:52:51

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