Eritema ab igne, cos’è come si manifesta e quali sono le terapie


Con i prezzi record raggiunti dal gas, in tanti stanno valutando delle alternative più economiche al tradizionale riscaldamento. C’è chi si prepara a riattivare i camini a legna di casa e chi si sta attrezzando con indumenti termici, borse dell’acqua calda e stufette elettriche per rimandare l’accensione dei termosifoni. Anche in alcune fabbriche si sta ipotizzando di dotare gli operai di piccoli radiatori elettrici per evitare di riscaldare interi capannoni. Ma bisogna fare bene attenzione all’esposizione prolungata a tutte queste fonti di calore, soprattutto se si trovano vicino alle gambe o alle braccia.

Che cos’è l’eritema da calore

Riportando il decorso di un grave caso clinico su una donna di 24 anni che stava seduta per molte ore al giorno vicino a una stufetta elettrica, il New England Journal of Medicine accende i riflettori sull’eritema ab igne, una condizione della pelle piuttosto diffusa e sottovalutata fino a qualche decennio fa, decisamente ridotta dall’utilizzo dei moderni sistemi di riscaldamento.

Come si manifesta l’eritema ab igne

Si tratta infatti di un’eruzione cutanea che il più delle volte può passare inosservata, dovuta all’esposizione prolungata e ripetuta al calore. Questo perché le radiazioni termiche sviluppano sulla pelle un eritema reticolato, la dilatazione cronica dei capillari e l’iperpigmentazione, il tutto non per forza associato a prurito e bruciore. E anche se nella maggior parte dei casi può rimanere un problema estetico che lascia il segno anche per anni, purtroppo può sfociare in lesioni cancerose e causare il carcinoma a cellule squamose.

Credit: New England Journal of Medicine 

Le conseguenze a lungo termine

“Senza fare allarmismi, è sicuramente una cosa a cui bisogna fare attenzione soprattutto in questo periodo in cui si cercano forme alternative di riscaldamento”, spiega la dottoressa Norma Cameli, responsabile della Dermatologia correttiva dell’istituto San Gallicano di Roma. “L’eritema ab igne può colpire chiunque, non serve una particolare predisposizione. E a tutti gli effetti è una infiammazione che si manifesta con una chiazza rossa asintomatica che può diventare, e rimanere a lungo, marrone. In casi più rari e gravi, può anche degenerare in ulcerazioni da ustione che possono favorire l’insorgenza del carcinoma”.

Il meccanismo che sta alla base di questa dermatite al momento è sconosciuto. L’eritema da scaldino – ab igne in latino significa “causato dal fuoco” – è stato descritto per la prima volta dal dermatologo Horatio George Adamson nel 1909 ed era molto diffuso fra tutti coloro che a quei tempi utilizzavano le braci per scaldare i letti.

Le donne più colpite degli uomini

Oggi sappiamo che colpisce più le donne degli uomini e che diversamente da quello che si è pensato non è dovuto all’esposizione alla radiazione infrarossa. Può essere infatti provocato da qualsiasi fonte di calore, anche moderata, come ad esempio le termocoperte elettriche, le borse d’acqua calda o i dispositivi elettronici, su tutti il computer portatile appoggiato sulle gambe.

Una testimonianza arriva dalla giovane donna indiana che lo scorso inverno si è presentata in una clinica dermatologica per un consulto a due mesi dall’esordio dell’eritema sugli stinchi. L’eruzione cutanea era asintomatica ed era più prominente sulla gamba sinistra.

In base a quanto riportato dalla paziente, la donna utilizzava abitualmente una stufetta elettrica che teneva più vicina alla gamba sinistra, proprio dove era visibile maggiore iperpigmentazione e si erano sviluppate diverse cicatrici atrofiche. Non erano presenti noduli sottocutanei ma una biopsia ha mostrato una infiltrazione linfocitaria cutanea, con deposito di emosiderina – una proteina che lega il ferro – nel derma superiore.

“In base a questi risultati le è stata fatta per la prima volta una diagnosi di dermatosi da esposizione al calore”, spiega la dottoressa Rhea Ahuja che l’ha visitata. “L’eritema ab igne si manifesta come una reticolazione eritematosa o iperpigmentata che può verificarsi in qualsiasi parte del corpo e può essere distribuita in modo asimmetrico, a seconda della posizione della fonte di calore esterna”.

La difficoltà della diagnosi

Diagnosticarla non è facile perché “può essere confusa con la vasculite, un’infiammazione che si verifica quando il sistema immunitario attacca i vasi sanguigni”, e non esiste un trattamento definitivo. “Il primo passo è interrompere la fonte di origine del calore. In questo caso alla paziente è stato consigliato di evitare un’ulteriore esposizione diretta al calore. E a una visita di controllo dopo tre settimane l’iperpigmentazione era già diminuita senza bisogno di altre terapie mentre le cicatrici persistevano”.

Le precauzioni

Il calore “può dare sollievo e offrire una sensazione di piacere, certo, ma bisogna fare sempre attenzione: mai esporre la pelle nuda a una fonte di calore o ancor peggio appoggiarsi addosso uno scaldino quando si indossa un tessuto sintetico”, consiglia la dottoressa Cameli.

In caso di rash cutaneo, con o senza prurito o bruciore, è bene interrompere l’esposizione e rivolgersi a un dermatologo che saprà dare le giuste indicazioni, valutare il problema e, nel caso, consigliare una biopsia per escludere la possibilità di evoluzione verso un cancro.

Come si cura

Fra le terapie consigliabili, “se l’infiammazione è in corso si possono usare cortisonici o antinfiammatori non steroidei. Ma la maggior parte dei pazienti arriva dal dermatologo quando la fase acuta è ormai passata, lasciando sulla zona esposta una chiazza marrone – conclude – . Le persone si stupiscono, non pensano che anche una semplice borsa dell’acqua calda possa causare iperpigmentazione. Per risolvere il problema estetico, la soluzione più efficace sono le creme schiarenti. In caso di cicatrici, invece, si interviene con il laser Co2”.



www.repubblica.it 2022-11-01 06:16:16

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