Disturbi gastrointestinali, quando gli effetti si vedono anche sotto le lenzuola


Se anche il sesso gioca contro, la situazione si complica. Ancor di più se lo specialista non sempre sa venirti incontro. Questo vale per svariate patologie, peggio se c’è da vedersela contemporaneamente con manifestazioni di tipo gastrointestinale e disturbi della sfera sessuale che sfuggono a un inquadramento preciso. Possono essere di varia natura, ma in questo caso a portarli alla ribalta come problema congiunto sono gli epatogastroenterologi. Sarebbero loro, così si legge su Medscape, alquanto perplessi, titubanti a indagare sulla questione-sesso dei loro pazienti. Sono gli studi mirati ad accendere una riflessione tematica. E tra questi c’è una ricerca italiana presentata al Congresso europeo di Epato-Gastroenterologia: rivela che troppi specialisti non si informano a sufficienza sui possibili problemi sessuali dei propri pazienti, anche quando “le patologie riscontrate potrebbero essere le principali fonti di disturbi sessuali”. Possibile? E perché? Le spiegazioni fornite sono: modestia, scarsa conoscenza della materia, oppure i  pazienti stessi che non se la sentono ad aprirsi col proprio medico.

L’indagine italiana

Si parte dal dato. Quello dei molti pazienti affetti da disturbi gastrointestinali afflitti anche da disfunzioni sessuali, a loro volta responsabili di stress e ansia che si ripercuotono sulla loro qualità di vita e/o su quella dei partner. Eppure, proprio nel ruolo di caregiver, gli epatogastroenterologi potrebbero intuire le difficoltà incontrate dai malati, ma finora su questo aspetto non s’è visto granché in letteratura. È stata la “comunicazione” italiana, esposta al congresso, a restituire il quadro di una situazione se non altro singolare. E cioè che nonostante in questa tipologia di persone ci sia un’elevata prevalenza del problema-sesso, gli specialisti si sono rivelati troppo discreti nell’indagare.

Medici che non chiedono

Marco Romano, ordinario di Epatogastroenterologia dell’Università Vanvitelli di Napoli, è anche autore principale dello studio svolto in collaborazione con l’Urologia della Federico II: “La verità è che più del 70% dei colleghi coinvolti nel sondaggio non ha mai, o solo raramente, sollevato questo argomento con i propri pazienti. Allo stesso modo, la maggior parte di questi ultimi non si è mai confidata su tematiche sessuali durante una visita dal gastroenterologo”.

Il questionario con 29 domande

Per  valutare atteggiamenti, conoscenze e modelli di pratica in merito alle disfunzioni sessuali, è stato inviato un questionario con 29 domande a gastroenterologi giovani o esperti della Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva (Sige). Al mittente sono arrivate 426 risposte, per lo più da medici esperti (età media 47,2 anni), mentre il 21% era costituito da giovani praticanti (età media 29 anni). Complessivamente, il 48% degli intervistati ha lavorato in un ospedale universitario. Nel sondaggio italiano discusso al congresso, i motivi più spesso citati dai professionisti per non affrontare una possibile disfunzione sessuale sono stati la mancanza di conoscenze (58%), il tempo (44%) e un certo imbarazzo (30%). Tuttavia, più del 70% degli intervistati ha ammesso che proprio i medici specialisti dovrebbero essere in grado di gestire i problemi sessuali. E più dell’80% ha affermato che i gastroenterologi dovrebbero seguire corsi dedicati a questo tipo di problema.

E i giovani sono ancora meno disponibili

Le nuove generazionidi medici sono state in grado di affrontare meglio l’argomento? Il risultato non cambia di molto. Lo studio ha rivelato che la percentuale di giovani gastroenterologi indisponibile a discutere di sesso con i propri pazienti è significativamente superiore a quella dei colleghi più maturi, cioè i più esperti: il 38,5% contro il 21,3%. Inoltre c’è anche un’elevata percentuale di giovani specialisti che, rispetto ai gastroenterologi di lungo corso, ha riferito che i pazienti non individuano un potenziale legame tra la loro disfunzione sessuale e il trattamento prescritto (47,8% contro 32,5%).

A rischio la funzione sessuale

Secondo un recente studio francese la funzione sessuale compromessa è più comune nei pazienti con malattia infiammatoria cronica intestinale (IBD) rispetto alla popolazione generale. Il dato riguarda all’incirca una donna  su due e un uomo su sei. Si tratta di livelli significativamente più alti rispetto alle persone sane, per lo più determinati da fattori psicologici e indipendenti dalla gravità della malattia. Predittore della disfunzione sessuale e della disfunzione erettile (De) era il coinvolgimento sociale ed emotivo: l’ansia nelle donne e la depressione negli uomini. Gli autori hanno sottolineato che la maggior parte dei pazienti si sarebbe aspettata che il proprio gastroenterologo prendesse in considerazione questo aspetto importante della propria vita.

Quando la malattia ostacola una relazione intima

Una seconda indagine europea sui malati affetti da IBD, condotta online tra i membri di varie associazioni di pazienti, ha dimostrato che per il 40% dei casi la patologia aveva ostacolato (se non impedito) il conseguimento di una relazione intima. Ancora: uno studio spagnolo ha riportato che il 40% dei pazienti ha riferito un’influenza negativa della malattia infiammatoria cronica intestinale sulla propria vita sessuale. In ogni ricerca poi, sarebbe stato confermato che umore, sintomi digestivi e affaticamento sono responsabili di un’alterata qualità della vita sessuale. Si tratta di tre fattori associati all’Ibd per i quali andrebbe ipotizzato un intervento terapeutico.

Colon irritabile e vita sessuale

Neppure la sindrome dell’intestino irritabile va trascurata. Anzi, pure questa influisce sulle prestazioni sotto le lenzuola. Ed è un fattore spesso sottovalutato, nonostante molti studi abbiano dimostrato che la malattia incida su libido, affaticamento e sessualità in generale. Negli Stati Uniti, un altro studio ha rivelato che il colon irritabile può alterare la sessualità in due terzi dei pazienti e, talvolta, avere un impatto negativo sulla vita del partner. Da un lavoro di Jean-Marc Sabaté (gastroenterologo dell’ospedale Avicenne di Bobigny in Francia), condotto con l’Associazione dei pazienti affetti da sindrome dell’intestino irritabile nel 2016 (età media 46 anni, in maggior parte grave), è emerso che la disfunzione sessuale è presente in due terzi delle donne e che la disfunzione erettile interessa un uomo su due. E a farne le spese è stata anche la qualità di vita della coppia. “In pratica, dovremmo interrogarci spesso su come si trasformi al vita a due, proprio perché “la funzione sessuale ne è una componente fondamentale”, sottolinea Sabaté.

Cause organiche

Il sesso e la vita di coppia sono è quasi sempre esposti alle conseguenze delle malattie. “In molte patologie c’è la possibilità di una causa organica responsabile di disturbi del sesso  – conclude Romano – . Possono influire negativamente, ad esempio, fattori ormonali, come i bassi livelli di testosterone riscontrabili nei soggetti affetti da epatopatia cronica in stato avanzato, in particolare su base dismetabolica. Ma anche le disfunzioni endoteliali (vascolari) nei pazienti con malattie infiammatorie croniche gastrointestinali (rettocolite ulcerosa e morbo di Crohn) possono concorrere a stravolgere una normale vita intima a due”.



www.repubblica.it 2022-11-05 06:01:39

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