Il cinema racconta la psiche delle donne, 12 film da vedere a Natale


Un successo di pubblico e di critica. “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi parla di donne, delle lotte per conquistare l’indipendenza, di diritti. Sono molti i film che nel tempo hanno descritto l’animo femminile e forse le vacanze di Natale sono l’occasione per vederli o rivederli. Ne abbiamo selezionati alcuni con il professor Matteo Balestrieri, ordinario di Psichiatria all’università di Udine e Co-Presidente SINPF (Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia).

1. ‘C’è ancora domani’ di Paola Cortellesi

Professor Balestrieri, come spiega il successo del film della Cortellesi?
“Perché propone un tema contemporaneo ambientando la storia in un passato non molto lontano, ma culturalmente assai differente. I temi della condizione della donna e della violenza sulla donna sono affrontati contrapponendo lo  stile del cinema neorealista italiano agli stacchi che inducono riflessioni sulle vicende rappresentate. Il più significativo di questi è il balletto che il marito Ivano e Delia eseguono mentre lui la sta picchiando. Il balletto sottolinea la complicità esistente in questo clima di violenza, dove ognuno è responsabile di quanto sta accadendo, Ivano per retaggio culturale e povertà di pensiero e Delia per rassegnazione e assenza di prospettive. Il nucleo centrale della vicenda è quello della accettazione supina da parte della donna del clima di violenza”.

Ivano, il protagonista maschile, e suo padre hanno scarsa considerazione della donna come individuo
“Certamente la concezione della donna che deve essere un animale da addomesticare contribuisce di molto allo sbilanciamento dei ruoli della coppia. Ma sono i meccanismi psicologici personali che determinano alla fine la passività di Delia rispetto alla violenza. Questi meccanismi sono fondamentalmente la negazione e la razionalizzazione, quest’ultima essendo rappresentata dalla frase più volte ripetuta “Povero, lui ha fatto due guerre”. La chiave di lettura che trovo più significativa è comunque quella del rapporto tra Delia e sua figlia Marcella. Con sguardo attonito e bloccato in una rigidità impotente Marcella guarda sua madre che accetta tutte le violenze”.

Come mai la figlia è quasi impotente in questa situazione di violenza?
“Cogliamo la tensione presente dentro di lei mentre sbarra gli occhi, mentre è impossibilitata a reagire perché non trova un’alleanza nella madre. Non può ribellarsi lei da sola se la madre stessa rema contro. Ci rendiamo conto di quanto possa essere traumatico vivere in una famiglia dove c’è violenza tra i genitori e dove pur non subendo direttamente una violenza fisica si vive una violenza psicologica spesso altrettanto portatrice di grande sofferenza futura. Senza contare la presenza di una violenza materiale per il fatto che il padre ha deciso che solo il figlio maschio proseguirà negli studi, mentre Marcella in quanto donna dovrà interromperli. E succede anche che Delia non vuole riconoscere la violenza su di sé, ma la individua bene in prospettiva sulla figlia, mentre Marcella vede bene la violenza sulla madre, ma non è in grado di riconoscere quella che avverrà su di sé. Solo nella complicità della comunicazione all’interno della famiglia si può trovare la soluzione”.

Oggi la salute femminile è migliorata con la sua emancipazione?
“L’emancipazione ha offerto alle donne maggiori opportunità di scelta e controllo sulla propria vita, che sono fattori chiave per il benessere mentale. L’accesso all’istruzione e al lavoro consente alle donne di perseguire obiettivi personali e professionali, contribuendo a una maggiore autostima e soddisfazione. L’emancipazione ha però come conseguenza la difficoltà di bilanciare carriera, vita familiare e altre responsabilità. Può essere molto stressante e contribuire a problemi di salute mentale come ansia e depressione”.

2. ‘La pazza gioia’ di Paolo Virzì

Fra i film più rappresentativi della salute mentale femminile c’è ‘La pazza gioia’
“Per avvicinarci al tema, è importante distinguere tra i termini “disagio” e “disturbo psichiatrico”. Il primo indica una condizione di malessere o infelicità che può essere temporanea e non legata a un disturbo mentale specifico. Può essere dovuto a una varietà di cause, tra cui stress, problemi personali, o difficoltà di adattamento a situazioni di vita. Il disturbo psichiatrico invece si riferisce a una condizione medica più definita, caratterizzata da specifici sintomi che influenzano la salute mentale di una persona. Questi disturbi sono generalmente diagnosticati da psichiatri seguendo criteri ben stabiliti. Nel caso di “La pazza gioia”, i personaggi principali presentano disturbi psichiatrici, il che è evidenziato dal loro soggiorno in una comunità terapeutica”.

Quali sono le patologie delle due protagoniste?
“Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi) e Donatella (Micaela Ramazzotti) hanno comportamenti e tratti che suggeriscono diagnosi psichiatriche specifiche. Ad esempio, Beatrice è descritta come una donna con disturbo bipolare, mentre Donatella appare affetta da un disturbo borderline in una fase depressiva. È comunque vero che il film non si focalizza solo sui loro disturbi, ma anche sul loro disagio emotivo e sulle loro esperienze di vita, che hanno contribuito al loro stato mentale. Quindi, in “La pazza gioia” si potrebbe dire che entrambi i termini, “disagio” e “disturbo psichiatrico”, sono pertinenti, poiché il film si occupa sia delle condizioni psichiatriche diagnosticabili delle protagoniste sia del loro malessere emotivo e delle loro lotte personali”.

3. ‘The Hours’ di Stephen Daldry

Risalendo nel tempo, c’è un film che descrive bene la depressione nella donna:  ‘The Hours’
“Sono legato al film “The Hours”, diretto da Stephen Daldry, perché esplora moltissimi aspetti della depressione femminile, intrecciando i temi della depressione e della lotta interiore nelle vite di tre donne in epoche diverse. Racconta le storie di Virginia Woolf nel 1923, mentre scrive il suo romanzo “Mrs. Dalloway”, di Laura Brown, una casalinga degli anni ’50, e di Clarissa Vaughan, una donna moderna che vive a New York all’inizio del 21° secolo. Ognuna affronta sfide personali legate alla depressione e alla ricerca di significato nella propria vita. Virginia Woolf è conosciuta per i suoi problemi di salute mentale, che includevano depressione e disturbo bipolare. Nel film il suo personaggio lotta con la malattia mentale mentre cerca di completare il suo romanzo”.

Parlando di emancipazione femminile, in ‘The Hours’ sono interessanti anche i personaggi di Laura e Clarissa
“Laura Brown rappresenta le sfide delle donne negli anni ’50, intrappolate in ruoli domestici restrittivi. Il suo disagio e la sua depressione emergono dalla sensazione di essere soffocata da una vita che non rispecchia le sue aspirazioni o desideri interiori. Clarissa, che riflette la Mrs.Dalloway di Virginia Woolf, affronta la complessità della vita moderna, inclusi i suoi conflitti interni e le relazioni personali, cercando di dare un senso alla propria esistenza. Il film esplora come ciascuna di queste donne affronti la propria depressione e il proprio malessere esistenziale. Attraverso le loro storie, si descrivono  i tentativi di trovare sollievo, significato e connessione con il mondo esterno, condizione che è fortemente compromessa nella depressione”.  

4. ‘La bestia nel cuore’ di Cristina Comencini

‘La bestia nel cuore’ parla di un trauma che cambia la vita per sempre, l’abuso sessuale in famiglia. È possibile convivere con un trauma di questo tipo?

“Superare il trauma derivante da abuso infantile è un processo complesso e molto personale, che può richiedere tempo e il supporto di professionisti della salute mentale. L’abuso infantile può avere effetti duraturi sulla salute mentale e fisica di una persona, ma con l’aiuto appropriato molti riescono a recuperare e a condurre una vita piena e soddisfacente. Il processo di guarigione passa attraverso il riconoscimento e l’accettazione di essere stati oggetto di abuso. A volte, le vittime possono negare o dimenticare l’accaduto, un meccanismo di difesa. Questo è ciò che avviene nel film “La bestia nel cuore”, dove la protagonista non ha memoria delle violenze subite e solo con difficoltà recupera il ricordo. Le tecniche di trattamento dei disturbi post-traumatici come la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT), la Terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) e la terapia basata sulla consapevolezza (mindfulness) hanno dimostrato di essere efficaci nel trattamento dei traumi”.

5 ‘Un’ora sola ti vorrei’ di Alina Marazzi

‘Un’ora sola ti vorrei’, racconta la storia di una madre molto depressa. Quanto questo influisce sulla crescita del figlio?
“Il film non affronta direttamente questo aspetto, tuttavia si può dire che avere una madre che soffre di depressione può influenzare significativamente lo sviluppo e il benessere dei figli. La depressione, essendo una condizione che incide profondamente sulle emozioni, i pensieri e i comportamenti di una persona, può influenzare la capacità di una madre di partecipare pienamente alla vita familiare e di rispondere efficacemente ai bisogni dei suoi figli. Ciò si traduce in conseguenze sullo sviluppo emotivo, problemi comportamentali, difficoltà nelle relazioni sociali, modelli di attaccamento insicuro, fino a ritardi nello sviluppo”.

6 ‘Shutter Island’ di Martin Scorsese

7 ‘Maternity Blues’ di Fabrizio Cattani

C’è un tema scottante quando si parla di maternità: l’infanticidio. Viene descritto in ‘Shutter Island’ e in ‘Maternity Blues’.
“Questi film parlano di infanticidio, un argomento estremamente delicato e traumatico. Per arrivare a questo atto “contro natura” vi deve essere in generale una condizione di fortissima sofferenza della madre, anche se possono contribuire fattori riguardanti il contesto sociale ed economico. Un fattore importante è dato dalla presenza di una depressione post-partum, una condizione seria che va oltre il cosiddetto “baby blues”, un periodo breve di cambiamenti d’umore minori e sensazioni di tristezza che molte donne sperimentano dopo il parto. La depressione post-partum è più intensa e dura più a lungo, interferendo con la capacità della donna di svolgere le attività quotidiane e di prendersi cura del bambino, fino ad arrivare in alcuni limitati casi a sopprimerlo”.

8 ‘The Lamb’ di Valdimar Jóhannsson

‘The Lamb’ esplora invece il delirio depressivo di una donna che ha perso un figlio
“Il tema qui è la perdita del proprio bambino e la costruzione di una realtà delirante per recuperare la perdita. Naturalmente questa è la mia interpretazione, da psichiatra, mentre il film è stato più generalmente interpretato per gli aspetti di mistero e fantasy tipicamente presenti nell’immaginario del nord Europa. Perdere un figlio è una delle esperienze più dolorose che si possano provare. La forma più comune di sofferenza è certamente la depressione, che può giungere a estremi di espressione delirante, con un distanziamento marcato dalla realtà. “The Lamb” parla di questa condizione, anche se sarebbe riduttivo parlare del film solo seguendo questa interpretazione. I protagonisti Maria e Ingvar crescono un’agnellina che ha metà sembianze umane, perché il loro bisogno è di rivedere la figlia perduta e riassaporare con lei un nuovo inizio. Essi stanno perciò esperendo un’allucinazione connessa a una forma particolare di delirio di misidentificazione. L’umanizzazione progressiva dell’agnellina, che veste e si comporta come una bambina, segna il progredire del distacco dalla realtà dei protagonisti, sotto le sembianze di una apparente normalità”.

9 ‘Interiors’ di Woody Allen

Anche Woody Allen è attento alla psiche femminile. Cosa ci racconta ‘Interiors’?
“Interiors” è un’esplorazione drammatica della psiche femminile, del disagio esistenziale e della depressione. È noto per essere una deviazione stilistica per Allen, allontanandosi dal suo abituale tono comico e surreale per adottare un approccio più serio e meditativo, influenzato dallo stile del regista svedese Ingmar Bergman. Il film segue la storia di una famiglia, in particolare concentrando l’attenzione su tre sorelle e la loro madre, Eve, che lotta con la depressione e il senso di vuoto che si accentuano dopo che suo marito lascia la famiglia. Il debito verso Bergman è evidente nell’utilizzo di dialoghi intensi, risvolti emotivi complessi, e un’enfasi sulle tensioni psicologiche interne dei personaggi”.

10 ‘L’ospite d’inverno’ di Alan Rickman

L’ospite d’inverno racconta invece la donna che affronta la vecchiaia e la fase del declino
“Il film “L’ospite d’inverno” è una delicata esplorazione delle varie fasi della vita femminile, concentrandosi in particolare sui temi del declino psico-fisico della donna. I temi che emergono sono quelli della relazione tra madre e figlia, della perdita e del lutto, dell’invecchiamento e la sua accettazione, dell’isolamento che può accompagnare l’invecchiamento, ma anche l’importanza delle relazioni e delle connessioni umane per affrontare le sfide della vita. “L’ospite d’inverno” tratta con sensibilità e profondità il tema del declino nelle donne, esplorando le sfide emotive e relazionali associate a questa fase della vita, rendendolo un film molto significativo sotto questo aspetto”.

11 ‘Come in uno specchio’ di Igmar Bergman

12 ‘Persona’ di Igmar Bergman

Arriviamo negli anni ’60 e con i capolavori di Bergman, grande narratore della psiche. In ‘Come in uno specchio’ e Persona. Perché sono importanti?
“Nei primi film di Bergman sulla depressione femminile, tra i quali troviamo ‘Come in uno specchio’ del 1961 e ‘Persona’ del 1966,  prevale una dimensione esistenziale sulla malattia. I lavori di questo regista sono ampiamente considerati opere d’arte cinematografiche fondamentali per vari motivi, rendendo la visione delle sue pellicole un’esperienza arricchente sia per gli appassionati di cinema sia per coloro che sono interessati a esplorare temi profondi e universali, come le dinamiche di genere, l’amore, il sesso, la tradizione e il potere nelle relazioni. Sono ricchi di simbolismi e spesso presentano narrazioni non lineari o esperimenti con il tempo e la memoria. Questi elementi stimolano un’esperienza di visione coinvolgente e densa di riflessioni”.

 



www.repubblica.it 2023-12-19 12:35:07

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